Le tradizionali celebrazioni del Corpus Domini quest’anno a causa del coronavirus saranno modificate in tuta Italia. Riportiamo tuttavia il significato di questa solennità che accomuna tutti i fedeli cristiani.
La Solennità del Corpus Domini rappresenta una delle più importanti solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica. La data non è fissa: il Corpus Domini viene celebrato il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità; in Italia, come in altri paesi, la domenica seguente.
Venne istituita ad Orvieto da papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264, e, rievocando la liturgia della Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo, celebra la presenza reale, non solo simbolica, di Cristo nell’eucarestia. Con la bolla Transiturus, papa Urbano IV, volle estendere la solennità a tutta la Chiesa.
L’inserimento di tale festività nel calendario cristiano è principalmente dovuto ad una monaca, suor Giuliana di Cornillon, vissuta nella prima metà del XIII secolo. In giovane età ebbe una visione della Chiesa: una luna con una macchia scura ad evidenziare l’assenza di una festività. In seguito ebbe un’altra visione: Cristo in persona la apparve chiedendole di istituire la festa del Santissimo sacramento, con il duplice scopo di riaccendere la fede nei fedeli ed espiare i peccati commessi contro il sacramento dell’eucarestia.
Divenuta priora del convento di Mont Cornillon nel 1222, si adoperò in ogni modo per chiedere l’istituzione della festa, scrivendo anche una petizione all’arcidiacono di Liegi, a Hughes de Saint-Cher, Pantaléon e a Roberto de Thourotte, vescovo di Liegi. Dopo molte insistenze nel 1246 il vescovo Roberto de Thourotte, convocò un concilio e ordinò che a partire dall’anno successivo venisse celebrata la festa del Corpus Domini. Ma si dovette aspettare l’elezione al soglio pontificio di Urbano IV nel 1264, alcuni anni dopo la morte di suor Giuliana, perché la solennità venisse estesa a tutta la Chiesa universale.
Nome della Solennità
Nella bolla del 1264 la Solennità viene indicata come memorialis sacramentum in cotidianis missarum sollemnior, festum sanctissimi Corporis Domini nostri Jesu Christi, sottolineando la divinità di Gesù Cristo Dio e del Suo Corpo.
Il Messale del 1970 ribattezzò la Solennità col nome latino Sollemnitas Sanctissimi corporis et sanguinis Christi, nonostante il Concilio Vaticano II nel 1965 avesse già abbandonato la liturgia latina a favore delle lingue moderne da quasi cinque anni.
Quando si festeggia
La festa ha il grado liturgico di solennità ed è di precetto. Si festeggia il giovedì della II settimana dopo la Pentecoste, ovvero il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. In Italia, in cui il giovedì non è giorno festivo, viene spostata alla seconda domenica dopo Pentecoste.
Nei paesi nei quali la solennità è anche festa civile il Corpus Domini si festeggia di giovedì: nei cantoni cattolici della Svizzera, in Spagna, in Germania, Irlanda, Croazia, Polonia, Portogallo, Brasile, Austria, Monaco Principato e a San Marino.
La riforma del rito ambrosiano, promossa dall’arcidiocesi di Milano il 20 marzo 2008, riporta la solennità obbligatoriamente al giovedì della II settimana dopo Pentecoste con la possibilità, per ragioni pastorali, di celebrarla anche la domenica successiva.
Diverse diocesi in Italia tradizionalmente propongono ai fedeli la celebrazione e la processione eucaristica, a livello diocesano, il giovedì, rimandando alla domenica le celebrazioni e le processioni parrocchiali.
La processione del Corpus Domini
La tradizionale processione del Corpus Domini prevede l’ostensione dell’ostia consacrata, racchiusa in un ostensorio sottostante un baldacchino, per esporre alla pubblica adorazione Gesù vivo e vero, presente nel Santissimo Sacramento. Nelle città di Orvieto e Bolsena oltre al Santissimo Sacramento vengono portate in processione le reliquie del sacerdote boemo Pietro Da Praga. Egli fu protagonista del miracolo eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1263 presso l’Altare del Miracolo situato nella basilica di Santa Cristina nella città di Bolsena, quando il sacerdote, inizialmente scettico sulla reale presenza di Gesù nell’ostia, la vide sanguinare al momento della consacrazione.