Dalle ultime notizie sabato 16 aprile il Vescovo di Roma volerà in uno dei luoghi simbolo più conosciuti del dramma dei rifugiati, l’isola di Lesbo in Grecia. A riceverlo il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. La notizia è trapelata dal Sinodo della Chiesa ortodossa greca.
Dopo la visita dell’8 luglio 2013 a Lampedusa, Papa Francesco torna nel centro del Mediterraneo, per andare incontro alle rotte della marea di uomini, donne e bambini che dal Medio Oriente cercano attraverso la Grecia di arrivare in Europa.
Il viaggio-lampo è stato predisposto con una preparazione rapidissima, il Vescovo di Roma volerà fino all’isola greca di Lesbo, divenuta negli ultimi mesi l’approdo obbligato per migliaia di profughi in fuga dal Medio Oriente infiammato da guerre. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, sarà accompagnato dall’ Arcivescovo di Atene Ieronimos II Bartolomeo I , il presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, e il primo ministro Alexis Tsipras.
Nella sua lettera, riportano i media greci, Pavlopoulos descrive le difficili circostanze dei rifugiati bloccati in Grecia. Il presidente sottolinea la necessità di sensibilizzare la questione dei migranti in tutti i Paesi europei, perché tutta l’Europa ne è coinvolta, auspicando che la visita del Pontefice porti più visibilità alla loro richiesta.
«Sono convinto – ha scritto Pavlopoulos nella lettera – che la vostra presenza dalla parte dei rifugiati, non solo li consolerà, ma porterà anche l’attenzione di tutti sulla loro situazione drammatica, toccando i cuori di persone in tutto il mondo».
Il viaggio papale, sarà iscritto tra le «trasferte mensili» in luoghi della sofferenza che Papa Francesco ha deciso di realizzare una volta al mese durante l’Anno santo della Misericordia, connessa alla tragedia dei migranti che cercano di attraversare il Mare Nostrum per raggiungere l’Europa.
L’Europa, dopo anni passati a discutere delle proprie radici cristiane, e di come accogliere le migliaia di migranti alza muri e reticolati per non farli passare poi, con altre accordi li respinge in Turchia pagando a Erdogan un prezzo imposto.
Domenica 28 febbraio, alla fine dell’Angelus, Papa Francesco aveva rivolto le sue preghiere al «dramma dei profughi che fuggono da guerre e altre situazioni disumane» ricordando che «la Grecia e altri Paesi sono in prima linea» e «stanno prestando a essi un prezioso soccorso, che necessita della collaborazione di tutte le nazioni». Il Successore di Pietro proseguiva «può essere efficace distribuire equamente i pesi. Per questo occorre puntare con decisione e senza riserve sui negoziati».
Negli ultimi mesi Francesco ha richiamato più volte l’Europa ai suoi doveri, alla sua «vocazione di universalità e di servizio». Per questo, nella settimana di Pasqua, durante la messa del Giovedì Santo aveva deciso di lavare i piedi a un gruppo di profughi, compresi tre islamici e un indù. «Quando vedi che si chiudono le porte ai profughi e li si lasciano fuori, all’aria, con il freddo … ». Nell’ultimo giorno del viaggio in Messico, esortando a costruire ponti e non muri, facendo un chiaro riferimento al confine di El Paso ,aveva denunciato «la tragedia umana» dalla «migrazione forzata», un «fenomeno globale» che si può misurare non soltanto in cifre ma misurandola con nomi, storie, famiglie: fratelli e sorelle che partono spinti da povertà e violenza, narcotraffico e crimine organizzato». Davanti a «tanti vuoti legali, si tende una rete che cattura e distrugge sempre i più poveri».