La figura di San Giuliano, giovane oriundo della Dalmazia, si staglia come un faro di devozione e sacrificio nella storia del cristianesimo. La sua memoria è particolarmente cara a Sora, dove si festeggia il 27 gennaio in onore di questo santo martire, diventato il patrono della città.
Il contesto storico di San Giuliano si intreccia con la persecuzione di Antonino Pio in Italia, precisamente ad Anagni. Qui, il giovane cristiano fu riconosciuto e condotto ad Atina, dove subì varie torture per mano di Flaviano, il prefetto della provincia di Campania. La sua fede si mantenne salda anche di fronte alla pena dell’eculeo, culminando in un evento straordinario: il crollo del tempio di Serapide e la frammentazione della statua del dio. Questo miracolo, sebbene testimoniato, portò a un’accusa di magia e alla decapitazione di Giuliano tra le rovine del tempio.
La leggenda di San Giuliano è giunta fino a noi attraverso gli Acta Sanctorum, basati su un manoscritto italiano del Chioccarelli. Tuttavia, le versioni della storia presentano alcune differenze, in particolare riguardo alla sede del martirio e alle circostanze ad esso legate. La leggenda sorana e quella atinate, sebbene divergano nei dettagli, convergono nel ricordare il martirio di San Giuliano proprio il 27 gennaio, lo stesso giorno in cui Sora celebra la festa del suo patrono.
Le reliquie di San Giuliano furono scoperte nel luogo esatto in cui si celebra la sua memoria, in un’antica chiesa dedicata al santo presso Sora. Questo importante ritrovamento è documentato nel processo autentico dell’invenzione, redatto dal vescovo Giovannelli nel periodo tra il 1609 e il 1632. Il 2 ottobre 1612, le reliquie furono rinvenute e, per desiderio di Costanza Sforza Boncompagni, traslate nella chiesa di San Spirito il 6 aprile 1614. Successivamente, il vescovo Agostino Colaianni le fece traslare nuovamente nella cattedrale, dove sono ancor oggi venerate sotto l’altare dedicato al santo. Una statua in legno di San Giuliano, con la palma del martirio in mano, sovrasta l’altare, testimoniando la devozione e il riconoscimento della comunità di Sora per il suo patrono.