Il nome dei due apostoli Filippo e Giacomo il Minore è stato da sempre associato fin dal VI secolo ai libri liturgici.
San Filippo di Betsaida così come Pietro e Andrea, discepolo di Giovanni il Battista, fu tra i primi discepoli chiamati da Gesù. Filippo portò con loro Bartolomeo dicendo a quest’ultimo “Abbiamo trovato Colui del quale scrissero Mosè e i Profeti”.
Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù si rivolse a Filippo, così come nel discorso dell’ultima Cena. Filippo chiede al Maestro: «Signore, mostraci il Padre».
Dopo l’Ascensione, nella Pentecoste Filippo riceve con gli altri apostoli lo Spirito Santo. Da discepolo di Gesù Filippo avrebbe evangelizzato la Frigia e sarebbe morto martire sotto le persecuzioni dell’imperatore Domiziano a Gerapoli. Filippo venne martirizzato e crocifisso a testa in giù.
San Giacomo, detto il Minore per riconoscerlo dall’omonimo apostolo, nei Vangeli di Matteo e Marco è chiamato “cugino del Signore” , difatti sua madre era la cognata della Madonna. Negli Atti degli Apostoli Giacomo occupa una posizione importante. E’ lui che viene informato dalla miracolosa liberazione di Pietro ad opera dell’Angelo.
Al concilio di Gerusalemme partecipa proponendo alcune norme per trovare una pacifica convivenza fra i cristiani di origine giudaica e quelli di origine pagana. Suggerisce importanti consigli pratici a san Paolo rientrato a Gerusalemme dopo il suo terzo viaggio missionario.
A lui è attribuita la prima delle 7 lettere cattoliche del Nuovo Testamento. Nelle sue parole troviamo la convinzione della necessità e dell’efficacia della preghiera con assoluta fiducia a Dio. Ma anche dell’origine e della natura delle tentazioni, dell’esercizio incessante della carità dichiarando che «la fede senza le opere è morta».
Giacomo venne condannato a morte per ordine del sommo sacerdote Hannan II, che sfruttò dell’assenza del procuratore Festo. Dopo essere stato gettato dal pinnacolo del Tempio, lo trovarono a terra ancora in vita essendo ancora in vita e con ancora un respiro in gola il martire non si rifiutò di perdonare ai suoi aguzzini, producendo l’ammirazione tra i Giudei più saggi.