Sant’Agnese è una delle figure più affascinanti e luminose della cristianità, una giovanissima martire che con il solo candore della sua fede riuscì a piegare la ferocia dell’Impero Romano. Il suo nome deriva dal greco hagnós, che significa “puro”, e mai nome fu più adatto per una santa che ha fatto della purezza il suo vessillo. Era poco più che una bambina, si dice dodicenne o poco più, quando la sua bellezza e la sua grazia attirarono l’attenzione di nobili romani. Ma Agnese aveva già scelto il suo unico sposo: Cristo. Rifiutò con fermezza ogni pretendente, dichiarando che la sua verginità era consacrata a Dio, e proprio per questa audacia scatenò l’ira delle potenti famiglie patrizie.
Siamo nei primi anni del IV secolo, sotto la persecuzione di Diocleziano. Denunciata come cristiana, fu arrestata e sottoposta a pressioni perché rinnegasse la sua fede, ma nessuna minaccia né promessa riuscì a scalfire il suo animo. Per punirla della sua ostinazione, si decise di infliggerle un’umiliazione estrema: venne condotta nuda in un lupanare, un bordello, affinché la sua purezza fosse profanata. Ma secondo la tradizione, un miracolo la protesse: i suoi capelli crebbero all’istante, coprendola come un manto dorato, e un’intensa luce circondò il suo corpo, rendendola intoccabile. Gli uomini che tentarono di avvicinarsi a lei furono colti da improvvise cecità o paralisi, finché uno di loro, spinto dalla rabbia o dal desiderio di dimostrare la propria potenza, la colpì a morte con un colpo di spada alla gola, la stessa fine riservata agli agnelli sacrificati. Non a caso, Sant’Agnese è spesso rappresentata con un agnello, simbolo di innocenza e di offerta a Dio.
Il suo martirio scosse profondamente la comunità cristiana, tanto che la sua tomba, lungo la Via Nomentana, divenne subito meta di pellegrinaggi. Nel luogo della sua sepoltura fu edificata la Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura, uno dei luoghi di culto più suggestivi di Roma, ancora oggi visitato da fedeli e curiosi. Ma c’è un’altra chiesa legata al suo nome, Sant’Agnese in Agone, che si erge proprio in Piazza Navona, là dove si dice che avvenne il suo martirio.
Il 21 gennaio di ogni anno, giorno della sua festa, si ripete un rito straordinario che affascina e commuove: la benedizione degli agnelli. Due piccoli agnellini vengono portati in Vaticano e benedetti dal Papa; la loro lana, una volta cresciuti, sarà utilizzata per tessere i pallii, le insegne che il Pontefice dona agli arcivescovi metropoliti, segno della loro autorità e del legame con la Santa Sede. Un’antica tradizione che unisce la dolcezza della figura di Sant’Agnese alla forza della sua testimonianza, ancora viva dopo millesettecento anni.
Oggi la sua memoria resta incisa nel cuore di chi la invoca, specialmente le giovani donne, di cui è patrona insieme alle vergini consacrate. Sant’Agnese continua a parlare ai cuori, con la voce limpida della sua giovinezza e la fermezza della sua fede incrollabile, quella di una bambina che sfidò un impero senza armi, ma con la sola luce dell’amore divino.