Il Carnevale, spesso associato a maschere, colori e festeggiamenti, ha in realtà radici profonde nella tradizione cristiana. Non è soltanto un momento di allegria sfrenata, ma anche un passaggio simbolico che introduce a uno dei periodi più importanti dell’anno liturgico: la Quaresima. Nel 2025, il Martedì Grasso, culmine del Carnevale, cade il 4 marzo, subito prima del Mercoledì delle Ceneri, giorno in cui la Chiesa dà inizio ai quaranta giorni di preparazione alla Pasqua.
Ma qual è il senso cristiano del Carnevale? Il suo nome stesso offre un’indicazione: “Carnevale” deriva dal latino carnem levare, ovvero “eliminare la carne”, un chiaro riferimento all’astinenza che caratterizzerà la Quaresima. Nei secoli passati, il Carnevale era l’ultimo momento in cui si poteva consumare carne e cibi abbondanti prima del periodo di digiuno e sobrietà. Era quindi una sorta di “addio” ai piaceri della tavola, ma anche un’occasione per celebrare la vita con gratitudine prima di immergersi nel raccoglimento quaresimale.
Eppure, il Carnevale cristiano non si limita a essere una festa della carne o un semplice sfogo prima della penitenza. La sua vera essenza si trova nell’idea di gioia e di rinnovamento spirituale. San Filippo Neri, il santo della gioia, invitava i suoi seguaci a vivere la fede con letizia, ricordando che un cristiano non deve essere cupo o triste, ma saper trovare Dio anche nella festa e nella condivisione. Il Carnevale, allora, non è una fuga dal sacro, ma un momento per riscoprire la bellezza della comunità, della famiglia e della fraternità cristiana.
Le maschere, simbolo distintivo del Carnevale, possono anch’esse assumere una lettura cristiana. Esse rappresentano il fatto che spesso gli uomini si nascondono dietro apparenze e illusioni, dimenticando la propria autenticità davanti a Dio. Ma proprio il Mercoledì delle Ceneri, che segue il Carnevale, ci richiama alla verità con parole forti: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Dopo il tempo della maschera viene quello della verità, della conversione e della ricerca della vera identità che si trova in Cristo.
Per questo il Carnevale cristiano non è un’opposizione alla Quaresima, ma un suo preludio. La gioia della festa non è fine a sé stessa, ma un’espressione della gratitudine per la vita e per i doni di Dio. La vera allegria, però, non è solo quella dei banchetti e delle danze, ma quella che nasce da un cuore libero e pronto ad accogliere la grazia divina. Il 4 marzo 2025, quando le ultime celebrazioni carnevalesche volgeranno al termine, il cuore del credente saprà che è giunto il momento di prepararsi a un viaggio più profondo: quello verso la Pasqua, la vera festa della vittoria sulla morte e sul peccato.