Il 25 marzo è una data che racchiude un annuncio straordinario, un momento che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità: l’angelo Gabriele appare a Maria e le rivela che diventerà la madre di Gesù. È un episodio che unisce meraviglia e mistero, fede e sorpresa, un dialogo tra cielo e terra che segna l’inizio della salvezza. Maria, giovane ragazza di Nazareth, accoglie con umiltà e coraggio un messaggio che sfida ogni logica umana. “Eccomi, sono la serva del Signore”, risponde. E in quell’istante, il divino entra nel mondo in un modo inatteso e sconvolgente.
Questa festa, celebrata esattamente nove mesi prima del Natale, ci ricorda che la gioia della nascita di Cristo affonda le sue radici in quell’attimo di silenziosa accoglienza. L’Annunciazione è un inno alla fiducia: è la storia di un “sì” pronunciato senza riserve, un gesto di abbandono totale al mistero. Maria non conosce il futuro, non ha certezze, eppure accetta il piano di Dio con una fede incrollabile. Ed è proprio questa risposta a rendere l’Annunciazione un momento decisivo, un punto di svolta che segna l’inizio di una nuova era.
Curiosamente, il 25 marzo fu considerato per secoli anche l’inizio dell’anno civile. Nel Medioevo, in molte parti d’Europa, l’anno nuovo cominciava proprio in questo giorno, a sottolineare che il tempo della storia umana aveva trovato un nuovo centro con l’Incarnazione. Esistono antiche tradizioni secondo cui anche la creazione del mondo e la crocifissione di Cristo sarebbero avvenute proprio il 25 marzo, come se tutto fosse legato da un filo invisibile che unisce inizio e redenzione.
L’Annunciazione è stata fonte d’ispirazione per artisti di ogni epoca. Le rappresentazioni di questo momento sacro, dai capolavori di Beato Angelico e Leonardo da Vinci fino a Botticelli, hanno cercato di catturare la dolcezza del volto di Maria, la maestosità discreta di Gabriele, il gioco di luci che segna l’ingresso della grazia divina. Un dettaglio ricorrente è il giglio bianco, simbolo di purezza, che l’angelo porge a Maria come segno della sua missione unica nella storia.
Le tradizioni popolari legate a questa giornata sono tante e affascinanti. In alcune regioni d’Italia, il 25 marzo era il giorno perfetto per piantare nuovi alberi, simbolo di rinascita. In Toscana, si celebrava il “Capodanno dell’Annunciazione” fino al Settecento, mentre in alcune zone del Sud si diceva che era il momento migliore per iniziare nuovi progetti. In molte case si accendeva una candela, segno della luce divina che entra nel mondo. Ancora oggi, a mezzogiorno, le campane suonano per ricordare l’Angelus, la preghiera che ripete le parole dell’angelo e di Maria.
Eppure, al di là delle tradizioni e dei riti, il vero cuore dell’Annunciazione è quel “sì” che cambia tutto. Un “sì” che diventa esempio di fiducia e di abbandono alla volontà di Dio. Un “sì” che ci insegna ad accogliere il nuovo con speranza, a lasciarci sorprendere, a non avere paura dei piani più grandi di noi. L’Annunciazione non è solo un episodio del passato: è un messaggio che continua a parlare a chiunque sia disposto ad ascoltare.