L’origine del Santuario micaelico del Gargano, attorno al quale venne poi a formarsi la stessa città di Monte Sant’Angelo, si colloca tra la fine del V e l’inizio del VI secolo.
Il Liber de apparitione sancti Michaelis in Monte Gargano, un’operetta agiografica la cui stesura risale all’VIII secolo e che si ispirerebbe ad un archetipo un tempo conservato nella Basilica e propagandato da Alcuino per le terre del Sacro Romano Impero, ne ricostruisce in maniera precisa e suggestiva i primordi, legati alla memoria di tre Apparizioni che sono narrate con straordinaria e commossa vivacità e rendono testimonianza dei fatti miracolosi che accaddero, seguiti poi da una quarta apparizione, altrettanto prodigiosa, avvenuta a distanza di molti secoli.
La prima, datata all’ anno 490, è quella dai contorni più leggendari e stupefacenti e viene indicata come l’episodio del toro. In seguito al portento di un toro ritrovato inginocchiato su un inaccessibile dirupo e di una freccia scagliata dall’adirato padrone tornata indietro a ferire lo stesso arciere, l’Arcangelo apparve al Vescovo di Siponto, S. Lorenzo Maiorano, per informarlo di aver scelto una particolare grotta del Gargano come sua sede terrena dotandola di una speciale prerogativa: la remissione di ogni genere di peccato per i visitatori. Una lunga tradizione, codificata dai vari Martirologi della Chiesa, ne fissa la data al giorno 8 maggio.
La seconda festa dell’Arcangelo viene celebrata il 29 settembre e risale addirittura a prima che lo stesso rivelasse la sua presenza sulla montagna pugliese, ricordata negli antichi calendari ecclesiastici come la Dedicazione di una Basilica a Lui dedicata sulla via Salaria in Roma, poi scomparsa. L’importanza che andò assumendo il santuario Garganico, sia in ordine alla remissione dei peccati, sia per il carisma dell’Arcangelo guerriero nella cui sede terrena accorsero i guerrieri di ogni tempo, con particolare riguardo per il fiero popolo dei Longobardi ed i crociati che dalla Puglia dovevano necessariamente transitare per andare e ritornare dalla Terra Santa, finirono ben presto per dirottare il riferimento di questa seconda data festiva ancora sul Santuario del Gargano, identificandola con la terza apparizione del 493, sempre a S. Lorenzo da Siponto. Ad essa seguì la cosiddetta “dedicazione” della Sacra Grotta da parte dei vescovi pugliesi che, su precisa indicazione dello Spirito Angelico, la raggiunsero in devoto pellegrinaggio non per consacrarla, in quanto egli stesso, di sua mano, lo aveva già fatto, ma solo per dare inizio alle sacre celebrazioni nel luogo prima di allora sconosciuto e inaccessibile.
Le due data festive si sono conservate in tutti i loro significati fino ai giorni nostri. Nel secolo precedente esse erano particolarmente legate ai due appuntamenti annuali della transumanza stagionale delle greggi di Abruzzo verso la Puglia e viceversa.
La seconda delle due finì per prendere il sopravvento specialmente ad opera dei reduci della 1° guerra mondiale i quali vollero così ringraziare il loro protettore di averli salvati dalle carneficine belliche che si verificarono sulle alture del Carso. Così ecclesiasticamente le due giornate vengono solennizzate con pari ed adeguato risalto, precedute da una novena animata ogni giorno da una comunità religiosa diversa, sia della città di Monte Sant’Angelo, sia dei centri limitrofi e con solenni celebrazioni, tra cui la Concelebrazione centrale nella mattinata del giorno festivo, ma quella del 29 settembre si arricchisce anche dei festeggiamenti civili e della processione nel pomeriggio del 29 settembre alla quale partecipa un numero straordinario di pellegrini provenienti non solo dal Gargano, ma da ogni parte d’Italia e anche da altre nazioni, specialmente dalla Polonia, patria dei religiosi della Congregazione di S. Michele Arcangelo ai quali è affidata la Basilica.
Viene recata per la città la spada impugnata dal simulacro dell’Arcangelo, venerato nella Sacra Grotta dal 1600, particolarmente delicato poiché scolpito in marmo di Carrara e, quindi, inamovibile, insieme ad una sua copia in legno.
Per l’anno in corso, molto importante per la Sacra Grotta che in questo Giubileo della Misericordia funge a ben ragione da Basilica giubilare, proprio per la sua particolarità di luogo del perdono, riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa “in perpetuo” con Decreto del 5 marzo 1997 da parte della Penitenzieria Apostolica, su mandato del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, che concede ai visitatori l’indulgenza plenaria alle solite condizioni, si segnala di seguito il programma dei festeggiamenti.
Il programma per i prossimi festeggiamenti è già in atto. La varie comunità stanno animando la solenne e partecipata novena in preparazione alla grande festa del 29 settembre.
Nel pomeriggio del 28 settembre le autorità cittadine rinnovano un’antichissima tradizione che trova i riscontri storici nelle consuetudini medievali. A San Michele, riconosciuto come signore e feudatario della città sorta attorno al luogo prescelto come sua casa terrena, vengono offerti la cera per illuminare la Sacra Grotta ed i prodotti della terra nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica.
In questo rituale che si è conservato intatto così come è stato tramandato dal passato, i cittadini di Monte Sant’Angelo riconoscono di essere sudditi dell’Arcangelo e lo ringraziano tangibilmente dei benefici da lui ricevuti con le proprie simboliche offerte.
Il giorno 29 settembre, Solennità dell’Arcangelo e festa patronale, sin dall’alba si susseguono le celebrazioni eucaristiche. La prima, data la presenza dei tanti compatrioti dei Padri che reggono la Basilica, i Micheliti fondati dal Beato Bronislao Markiewicz, è celebrata in lingua polacca.
Momenti molto suggestivi e significativi sono anche i pellegrinaggi a piedi che muovono nella notte tra il 28 e 29 settembre da quattro centri vicini alla città dell’Arcangelo e che rappresentano i quattro punti cardinali: S. Marco in Lamis, Vieste, Manfredonia e Mattinata. Così la montagna garganica è illuminata dalle luci dei viandanti e risuona dei canti e delle preghiere dei moderni romei i quali percorrono in devoto corteo orante i vari sentieri e giungono all’alba nell’atrio del Santuario per partecipare poi ad una messa particolare secondo le proprie intenzioni.
Nel pomeriggio muove la lunghissima processione che ritorna a tarda sera in Basilica.
Il giorno 30 settembre i festeggiamenti religiosi si chiudono con una solenne Eucaristia di ringraziamento mentre tutta la città di Monte Sant’Angelo, nei giorni 28, 29 e 30 è illuminata a festa e rallegrata da spettacoli e presenza di ogni genere di venditori ed espositori che ne intasano letteralmente le strade e gli accessi.