Pino Dellasega, autore del libro “Santiago de Compostela – Ho camminato con le stelle”, ci racconta in questo articolo cosa lo ha spinto ad affrontare i 1000 km a piedi del Cammino, da Lourdes a Muxia, e quale è stata la genesi di questo libro.
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Tante sono le motivazioni che spingono le persone ad affrontare il Cammino di Santiago de Compostela: chi per una ricerca interiore, chi per prendere una decisione importante sulla propria vita, chi per dimenticare un dolore, chi per mettersi alla prova fisicamente o psicologicamente, chi per tutti questi motivi insieme, chi senza una motivazione precisa in testa, ma con la necessità di alleggerire la propria anima.
Per me il cammino è sempre stato un fulcro di vita e vitalità, ma dentro di me sapevo di non aver scoperto e compreso il suo significato più intimo e profondo.
Di qui la decisione di camminare in solitaria per oltre mille chilometri, da Lourdes a Santiago de Compostela e da lì fino a Finisterre e Muxia.
E così un giorno ho preso un volo di solo andata da Bergamo a Lourdes e, proprio ai piedi della grotta di Massabielle, dove la Vergine apparve a Bernadette, ho mosso il mio primo passo di questo lunghissimo cammino. Con me un buon compagno di viaggio, uno zaino di 17 kg., troppi per affrontare tanta distanza, ma siccome avevo deciso di scrivere il libro lungo il cammino e documentare ogni momento che incontravo, avevo portato con me il computer, macchina fotografica e telecamera, con tutti gli accessori per ricaricarli.
Un peso impossibile durante i primi giorni, ma con il trascorrere del tempo, come i pensieri, anche lo zaino è diventato più leggero.
Già dopo alcuni giorni di cammino la luce tenue delle stelle, il vento, il sole e la pioggia non solo hanno accompagnato i miei passi, ma hanno scavato lentamente e dolcemente un varco che ha fatto riemergere ricordi ed emozioni di una vita trascorsa all’insegna dello sport.
Il Cammino è stato un rivedere tutta la mia vita, sin da quando ero bambino dove i nostri unici giochi erano gli alberi, i prati e dove con niente si aveva tutto, giochi che esigevano destrezza e che mi hanno forgiato nel fisico, all’apparenza piccoli momenti che però mi hanno dato quella base che poi mi permesso di intraprendere un lungo trascorso sportivo come atleta delle Fiamme Gialle. Ma la spiritualità del Cammino non mi ha messo solo davanti le cose belle, ma anche tanti pensieri di ostacoli che ho incontrato lungo la mia esistenza, altrettanto importanti, che sono stati importanti lezioni e sono serviti per rafforzarmi nel carattere.
Le giornate di cammino sono state tante, come i chilometri, dai 40 ai 60 che giornalmente mettevo nelle gambe e, quando alla sera posavo lo zaino, l’enorme stanchezza era appagata sempre dalla soddisfazioni degli incontri fatti lungo il cammino.
Dopo ventisei giorni sono arrivato sugli scogli che fanno da cornice alla basilica di Nossa Senora de la Barca a Muxia e, nel momento in cui ho appoggiato lo zaino su quelle rocce e guardato l’infinito del mare ma anche della mia anima, è arrivata la domanda che aspettavo da cosi tanti chilometri: “Ma dove sono stato veramente?” e la risposta non si è fatta attendere perché è uscita immediata dal cuore con una forza e una gioia che mai avevo sentito: “Forse, sono stato davvero in Paradiso, perché per quasi un mese ho camminato con persone che non avevano professioni, tutti portavano lo zaino, tutti avevano le vesciche, tutti salutavano e tutti sorridevano; non potevo immaginare un Paradiso diverso da tutto questo”.
Pino Dellasega