DALLA SANTA CASA DI LORETO AL MIRACOLOSO CROCIFISSO DI NUMANA
“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Lc.1-2)
“Pilato fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». (…) Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». (cfr. Gv.18,33-40).
“C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei” (Lc.23,38).
“C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto” (Lc.23,50-53).
Dalla Santa Casa di Loreto al miracoloso Crocifisso di Numana, due storie miracolose e parallele, storicamente e religiosamente collegate fra loro, che vedono protagoniste Nazareth, Loreto e Gerusalemme con Numana e Sirolo, quest’ultime due cittadine, vicine a Loreto, ai piedi del Monte Conero, nelle marche
La prima, più nota, riguarda la traslazione della Santa Casa da Nazareth nelle Marche. La traslazione miracolosa a Loreto fu profeticamente annunciata circa 80 anni prima, nel 1215, da San Francesco d’Assisi, durante il suo soggiorno a Villa Vetta Marina a Sirolo. Qui il Santo piantò due famosi olmi vicino alla Chiesetta del Divino Amore.
Sempre in quel punto, servendosi dell’acrostico PICENVM, presente in una scritta nella villa, fece questa premonizione:
“Portatur Iuxta Conerum Ediculam Nazarene Virginis Mariae”,
“Sarà portata nelle vicinanze del Conero la Casa Nazaretana della Vergine Maria”.
Ed è quello che accadde.
La tradizione storica narra che, nel momento del pericolo, degli ”Angeli del Cielo” hanno sollevato la Casa di Nazareth per portarla al sicuro sull’Adriatico. In un primo momento sulla sponda dalmata a Tersatto, un quartiere di Fiume. Poi nei pressi di Ancona, nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare proprio da questo evento: “posa-et-ora”,si è posata ed è stata pregata.
La Santa Casa restò in quel luogo nove mesi; poi, gli angeli, la sollevarono nuovamente e la posarono nei pressi di Porto Recanati, in località “Banderuola”. Otto mesi più tardi gli angeli spostarono di nuovo la Casa in cima ad una collina (il monte Prodo), sul campo di due fratelli, da cui si spostò ancora quattro mesi dopo, alla fine del 1296, collocandosi definitivamente in mezzo alla strada pubblica, ove ancor oggi si trova.
Un’altra reliquia meno nota è quella del Miracoloso Crocifisso detto di Sirolo, venerato a Numana, nel moderno Santuario ricostruito nel 1969. E’ un Gesù sulla croce molto diverso dalla iconografia tradizionale, perché è un Cristo Re vittorioso.
La tradizione più diffusa è quella che indica il Crocifisso come opera eseguita da San Nicodemo che con San Giuseppe d’Arimatea depose dalla croce e diede sepoltura al corpo di Cristo.
Il Crocifisso, una volta terminato, venne custodito nell’abitazione di un ebreo; ma non passò molto tempo che fu scoperto e danneggiato. Si narra che venne scaraventato a terra e coperto di ingiurie oltreché forato il petto con ripetuti colpi e dal quale sgorgò per miracolo copioso sangue, prontamente raccolto dagli sbigottiti persecutori in bacinelle e portato in Sinagoga dove venne usato per guarire infermi, ivi ben presto convenuti e testimoni del fatto. Narratori del fatto miracoloso furono Sant’Atanasio e San Giovanni Damasceno.
Una ampolla contenente il suddetto sangue fu conservata a Costantinopoli fino al 1204 e fatta inviare a Venezia dal Doge Enrico dopo che questi ebbe saccheggiato Costantinopoli e dove è ancora conservata nella Chiesa Ducale.
Carlo Magno, Imperatore del Sacro Romano Impero, venuto a conoscenza di alcuni prodigi del Crocifisso, decise di donarlo a Papa Leone III. Durante il trasporto del Crocifisso, all’altezza dell’allora imponente porto di Numana, una furiosa tempesta costrinse l’Imperatore ed il suo seguito ad approdare e a lasciare la reliquia presso la Chiesa di San Giovanni Battista. L’Imperatore nel frattempo, per urgenti ragioni diplomatiche fu costretto a recarsi in Lombardia e successivamente in Francia, dove nell’anno 814 morì.
Il Crocifisso, dopo la sua morte, rimase a Numana dimenticato dai suoi successori.
Nell’anno 846 Numana fu funestata da movimenti tellurici di notevole entità, che distrussero gran parte delle abitazioni ed anche la Chiesa di San Giovanni Battista.
Nel 1296 – quando arrivò nelle Marche miracolosamente la Santa Casa – alcuni pescatori Numanesi ritrovarono in mare il Crocifisso e una volta liberato dai detriti che lo ricoprivano, venne portato in una cappella risparmiata dal terremoto in prossimità delle mura di cinta del paese, all’altezza degli attuali resti della “Torre” e lì vi rimase sino al 1566.
A causa della decadenza di Numana, e per la floridezza del vicino castello di Sirolo dove i pellegrini trovavano ospitalità, il Crocifisso fu chiamato “di Sirolo” mentre in precedenza, come si rileva da alcuni documenti, era detto “Crocifisso di Numana”. Formandosi nel tempo pellegrinaggi devozionali a Loreto ed a Sirolo, nacque il detto popolare che dice:
SE VAI A LORETO E NON VAI A SIROLO
VEDI LA MADRE MA NON IL FIGLIOLO.
Oggi il Crocifisso è ancora conservato a Numana, nel moderno Santuario consacrato nel 1969.
Approfondimenti disponibili dalla trasmissione radiofonica: https://www.itstream.tv/play/NjkwNjI