Dal Vangelo di Matteo Giuseppe viene presentato come discendente del re Davide:
“Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli (…)
Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era la moglie di Uria (…) Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Mt 1,1-16.
Il Vangelo di Matteo vuole dire che Gesù realizza le promesse fatte ad Abramo. Matteo è attento al legame di Gesù con la famiglia ebraica, la famiglia del popolo di Dio, si concretizza nella discendenza di Abramo e Davide. In questa descrizione da Abramo fino a Gesù c’è l’attesa del compimento: Gesù è la risposta ad una lunga attesa, il compimento della promessa di Dio fatta ad Abramo.
Sempre dai vangeli, in particolare di Matteo e Luca, si comprende la storia tra Giuseppe e Maria che ebbe inizio con l’evento dell’Annunciazione:
“Al sesto mese l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
La Vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:
«Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. Lc 1,26-27.
Maria concepì il “Figlio dell’Altissimo” per opera dello Spirito Santo, le fu dato un segno di conferma anche attraverso il concepimento straordinario di Elisabetta che era detta sterile e in età avanzata per cui è detto nulla è impossibile a Dio. Allora Maria si recò subito in visita dalla cugina che era già al sesto mese di gravidanza.
Intanto: “Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”. Mt 1,19.
Giuseppe venne a sapere che la sua sposa era incinta prima che andassero a vivere insieme, egli era riconosciuto un uomo giusto in quanto non voleva esporre pubblicamente all’iniquità Maria.
Mentre egli stava ragionando con se stesso su come risolvere al meglio questa situazione, ricevette l’intervento di un angelo come un intervento diretto di Dio. Giuseppe, uomo dei sogni, per quattro volte ebbe l’Angelo in visita:
“Ecco gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»”. Mt 1,20-21.
Secondo la tradizione biblica il sogno è un’esperienza privilegiata, un canale utilizzato da Dio per entrare in dialogo con l’uomo. E cosi fu l’esperienza di Giuseppe che ascoltò le parole dell’angelo e fedelmente, nonostante tutte le difficoltà e le conseguenze del caso, prese con se la sua sposa.
Giuseppe accettò di essere il padre legale di Gesù. Il dovere del padre è anche mantenere un figlio, dargli da mangiare e custodirne la vita. Il lavoro è il modo di diventare una famiglia nella Bibbia ma anche di custodire la vita.
Mt 13,55: “Non è costui figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria?”.
Falegname, dal greco Tekton, può essere un titolo generico per indicare i semplici lavori di falegnameria oppure può anche essere usato per riferirsi ad operatori impegnati nell’ambito dell’edilizia. Secondo il contesto ebraico in cui nacque Gesù, i figli apprendevano ben presto il mestiere del padre per cui è probabile che anche Gesù praticò in gioventù il mestiere di falegname.
Da Mc 6, 2: ”Giunto il sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria?”.
La vicenda di Giuseppe e della sua santa famiglia prosegue con un accadimento.
Il figlio ha meno di due anni e si profila una strage degli innocenti, Erode decide di far morire tutti i bambini da due anni in giù a Betlemme. Giuseppe per lungimiranza decise di portare il figlio in Egitto per custodirlo.
“Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”. Mt 2,13-15.
Tra i doveri di un padre poi dovere è insegnare la Legge: cioè l’educazione:
“Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura ad andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»”. Mt 2,19-23.
La città di Nazaret fu il luogo dove Gesù diventò un uomo; il compito di educare un figlio è di farne un adulto fino a quando assumerà le proprie responsabilità.
“Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli”. Lc 3,23-38.
San Giuseppe, l’uomo giusto, è lo sposo di Maria e il padre “putativo” cioè creduto, ritenuto tale, di Gesù. Il vero Padre di Gesù è Dio stesso: “Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Lc 2,49.
Ci sono diverse riflessioni e ricerche dei padri della chiesa attorno alla figura di Giuseppe.
Da Giustino a Origene del II e III secolo; da San Cirillo di Gerusalemme a San Cromazio d’Aquileia e Sant’Ambrogio, i quali interpretarono i racconti degli evangelisti sottolineando le mirabili qualità del santo, la sua sincerità e onestà ed il suo essere uomo giusto in parole ed opere.
Sant’Agostino poi descrive San Giuseppe dicendo che nella vita egli praticò la giustizia in quanto non volle punire Maria, quindi applicò la legge nel giusto modo, per il bene della persona:
“il suo perdono, dunque, è solo ispirato dalla misericordia”.
Nel medioevo verso l’anno mille, mistici, santi e teologi come San Bernardo di Chiaravalle e San Bonaventura diedero rilievo alla figura di San Giuseppe come servo buono, fedele e saggio e ne diffusero la devozione tra i fedeli. Secondo San Tommaso d’Aquino la presenza di Giuseppe fu necessaria nel piano divino di salvezza perché Maria e Gesù avevano bisogno della cura e della protezione di un padre umano.
San Giovanni Paolo II nell’agosto del 1989 scrisse una esortazione apostolica la Redemptori Custos sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa. Questo importante documento pontificio fa da supporto alla devozione dei fedeli e la teologia non lo deve trascurare.
Riconosciuto santo dalla chiesa cattolica e dalla chiesa ortodossa San Giuseppe fu dichiarato patrono della chiesa cattolica dal beato Pio IX l’8 dicembre 1870. Nel 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe Artigiano il primo maggio che coincide con la festa dei lavoratori.
Giuseppe, Maria e Gesù formano insieme la Sacra famiglia. La Chiesa Cattolica festeggia la solennità di San Giuseppe il 19 marzo, stessa data della festa del papà.
Numerose sono poi le tradizioni che accompagnano le festività legate alla devozione per San Giuseppe. Tra queste ricordiamo le tavole di San Giuseppe e i falò. Diffusa soprattutto in Sicilia e in Puglia ma non solo, la sera del 18 marzo le tavole di San Giuseppe sono allestite nelle case dove vengono imbandite con ogni sorta di cibo con al centro un’immagine del santo. Vengono poi invitati a mensa amici, familiari e poveri e si recitano preghiere e poesie in onore di San Giuseppe. L’accensione dei falò è un rito celebrato in tutta Italia e celebra il passaggio dall’inverno alla primavera, la tradizione risale ad antichi riti pagani sostituiti poi dalle tradizioni cristiane per simboleggiare la luce che sconfigge le tenebre. La festa può essere accompagnata da musiche, balli, sagre e canti.
Chiese e santuari dedicati al santo si trovano in tutto il mondo. In Italia una chiesa antica si trova a Bologna e poi a Roma quelle di San Giuseppe dei falegnami al foro romano e San Giuseppe in Trionfale. In provincia di Pesaro Urbino, nella diocesi di Fano si trova un’altra piccola perla: il santuario di San Giuseppe in Spicello.
Tra le pratiche devozionali: la preghiera A te o beato Giuseppe, La pratica dei sette dolori e allegrezze di San Giuseppe, le litanie, il sacro Manto, la novena, la coroncina e le preghiere nel mese di marzo, a lui consacrato.