Maggio, mese mariano per eccellenza, si chiude con la festa liturgica che ricorda la visita che la Vergine Maria fece ad Elisabetta dopo aver ricevuto dall’angelo Gabriele l’annuncio che anche lei sarebbe divenuta madre: madre del Messia. In questa veste, Maria è chiamata Madonna della Visitazione.
La festa fu istituita nel 1263 dai frati minori dell’Ordine francescano ma nel 1389 papa Urbano VI la estese a tutta la Chiesa latina. Originariamente era festeggiata il 2 luglio poiché si teneva conto del racconto di Luca e partendo dall’Annunciazione, celebrata il 25 marzo, si fissava la nascita del Battista tre mesi dopo, cioè il 24 giugno; infine si contavano otto giorni per il rito dell’imposizione del nome, arrivando così al 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria (anche per evitare che cadesse nel periodo della quaresima). Papa Urbano VI estese la festa a tutta la Chiesa latina per favorire l’intercessione della Vergine nella ricerca dell’unità dei cristiani dopo lo scisma.
Successivamente, la riforma liturgica ha invece spostato la festività all’ultimo giorno di maggio (in cui si festeggiava la Regalità di Maria, oggi celebrata il 22 agosto come “ottava” dell’Assunzione), quindi tra l’annunciazione e la nascita di Giovanni il Battista anche per accordare il calendario liturgico con la collocazione di questi avvenimenti nel Vangelo. Viene comunque ancora festeggiata il 2 luglio ad Enna (di cui la Madonna della Visitazione è patrona) e a Siena dove in suo onore si corre il Palio.
Il racconto viene riportato nel Vangelo di Luca: l’arcangelo Gabriele viene inviato da Dio a Nazaret, in Galilea, per chiedere a Maria la disponibilità a divenire la madre del Cristo. Al turbamento della giovane, l’angelo mostra la potenza di Dio che ha permesso anche alla cugina Elisabetta di avere un bambino, nonostante tutti la dicessero sterile e fosse già avanti con l’età.
Dopo il concepimento per opera dello Spirito Santo, Maria si mette subito in viaggio verso la Giudea, nella città che la tradizione ha poi identificato con Ain-Karim, è attualmente un quartiere di Gerusalemme e si trova a circa 6 Km dal centro, dove rimase per tre mesi, fino alla nascita del nipote Giovanni,il Battista dal quale Gesù andrà a battezzarsi nel fiume Giordano.
Questo viaggio, che è un per certi versi un pellegrinaggio, ha diversi significati: è espressione del servizio, perché Maria si reca ad assistere e accompagnare al parto la sua anziana parente che si trova già al sesto mese di gravidanza; indica la fragilità umana che, nel turbamento dinanzi al piano a volte sorprendente di Dio, ha bisogno di toccare la prova della sua fedeltà e grandezza; ma soprattutto ci mostra Maria arca della nuova alleanza, santuario della Shekinà, perché da quel momento Dio entra nella storia in maniera decisiva, facendosi uomo. La Vergine, dopo aver pronunciato il suo umile “Sì” al disegno di Dio, si fa ancora più piccola per divenire la dimora del Signore, fargli spazio nel suo grembo.
La cugina Elisabetta avverte subito che è Dio che le si fa incontro attraverso Maria: il suo bimbo mosso dallo Spirito esulta nel suo grembo e lei saluta con gioia la Madre del suo Signore! Giovanni il Battista, che indicherà il Messia ai primi apostoli di Gesù, Andrea (fratello di Simon Pietro) e il giovanissimo Giovanni, è già Precursore di Cristo nel grembo di sua madre Elisabetta: è l’annuncio che il tempo è compiuto, che il Regno dei cieli è arrivato! Per questo Maria può esultare nello Spirito e lodare il Signore con gioia e gratitudine per averla scelta come Theotokos: madre di Colui che sarà per lei suo figlio e suo Signore, il suo Salvatore. Non può che rispondere a questo saluto con un’esplosione di gioia: il “Magnificat”, che canta le meraviglie compiute dal Signore per il suo popolo in tutta la storia della salvezza e che resterà una preghiera forte nella Chiesa di ogni tempo (ancora oggi si recita nella liturgia dei Vespri). Perché da quel momento si loderà il Signore in Spirito e verità e ogni uomo sarà chiamato a divenire, come Maria, tempio dello Spirito Santo e tempio di Dio.