Sono passati ben trentanove anni dal lontano 1978 ma il senso di un gesto corale come il Pellegrinaggio Macerata-Loreto, umile espressione di fede popolare, continua a rinnovarsi oggi con estremo vigore e attualità assumendo le sembianze di un volto umano che si fa prossimo e vicino a chi è mendicante d’amore, d’infinito e di Mistero. L’edizione 2017 dal titolo “Mi ami tu?” ha richiamato decine di migliaia di persone, soprattutto giovani alla ricerca di una risposta di cui si può fare esperienza, nella consapevolezza di non essere mai soli se si assapora la presenza di un Dio che non ci abbandona, ma ci aspetta giorno e notte. Come ogni anno una voce calda e amica ha riscaldato l’anima, creando un sussulto nei cuori dei pellegrini. La telefonata in diretta di Papa Francesco è una riflessione su quel “Mi ami tu?”, tema della 39° edizione: “Vi auguro un buon pellegrinaggio con questa frase a due sensi come le strade. Gesù a me: mi ami tu? E io a Gesù mi ami tu?…Che la Madonna vi benedica e vi custodisca.”
Il cammino ad Jesum per Mariam è iniziato con la simbolica consegna della croce ai giovani, al termine della Santa Messa celebrata alle ore 20.30 presso lo Stadio Helvia Recina di Macerata dal Cardinale di origini irlandesi Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.
“Dio è comunione e lo possiamo incontrare proprio nella comunione con l’altro, allora vi invito a camminare nella notte, fianco a fianco anche senza parlare ma con la certezza che la vita è comunque buona e che voi stessi avete un valore infinito agli occhi di Dio”: il Cardinale Farrell ha invitato i pellegrini ad ascoltare il vero protagonista nella notte, il silenzio che è espressione del desiderio custodito nel cuore.
Anche Mons.Nazzareno Marconi vescovo della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, ha ricordato come “il pellegrinaggio non è stata un’invenzione di Mons.Giancarlo Vecerrica, ma un innesto su una realtà secolare, legata alla devozione per la Madonna di Loreto. E questa è la missione della Chiesa: recuperare la tradizione e innestare la testimonianza e il sapore della novità in una storia antica”.
Una storia che si ripete, coinvolge e appassiona: ogni anno sono tanti e sempre nuovi gli amici che donano il loro tempo per contribuire a rendere ancora più bello e vero il pellegrinaggio guidati da un sentimento di tenerezza, compassione e preoccupazione per l’altro. Anche in questa edizione sono stati più di 3.000 i volontari tra coro, servizio accoglienza, segreteria, allestimento stadio, ufficio stampa, personale medico e paramedico, mossi da uno spirito di servizio gratuito vissuto come risposta ai tanti bisogni spirituali e materiali. Sono il segno di una Chiesa viva, di un Dio fatto uomo, la testimonianza di quella “ecologia umana” da sperimentare nelle relazioni e nei rapporti di prossimità.
Da sempre il canto, inno di lode a Dio, si è rivelata l’anima più profonda e struggente del pellegrinaggio, così una grande emozione si è levata potente dal palco quando il coro diretto dal Maestro Luigi Baldassarri ha intonato per la prima volta proprio durante il momento sacro della Comunione il canto polifonico, Sicut cervus di Pierluigi Palestrina. Sicut cervus desiderat ad fontes aquarum, ita desiderat, anima mea ad te, Deus. (Come il cervo anela alla fonte d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio). E mentre un tripudio di voci si sono levate librandosi in volo verso il cielo, ardeva nel braciere allestito all’interno dello Stadio Helvia Recina un fuoco acceso dalla Fiaccola della Pace giunta a Macerata dopo aver toccato le zone del Centro Italia colpite dal sisma. Questo fuoco sembra assorbire su di sé tutte le paure, le sofferenze, le angosce di chi ha perso tutto, trasformandole ai piedi dell’altare in un sacrificio di Bene, in un simbolo vivo di unità e di riscatto, per ritrovare un senso nella forza di un abbraccio che si fa compagno lungo il pellegrinaggio della vita. Niente finisce quando si vive davvero, animati dalla voglia di cambiare il mondo insieme alla ricerca di pace, Verità, dignità e giustizia per tutti, tra cieli sconfinati d’azzurro e rigogliosi campi di grano dove le spighe biondeggiano e risplendono di luce nel buio della notte di un popolo in cammino.