Un grande Miracolo nel capoluogo marchigiano

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IL MIRACOLO DELL’APERTURA DEGLI OCCHI DELL’IMMAGINE DI MARIA “Regina di tutti i Santi”, venerata nella Cattedrale di San Ciriaco ad Ancona.

 Uno straordinario documento inedito della relazione canonica del 6 luglio 1796

 La rivoluzione scoppiata in Francia nel 1789 con la più furiosa ferocia andò estendendosi velocemente al di fuori della Francia. Napoleone Bonaparte venne nominato nel marzo 1796 a comandante dell’esercito, con cui iniziò una invasione dell’Italia del Nord, occupandola dopo aver sbaragliato l’esercito austro-piemontese, e dandosi a saccheggi, ruberie e repressioni sanguinose.

Gli invasori infatti sventravano chiese e profanavano altari, e chi si ribellava veniva selvaggiamente massacrato.

I francesi non facevano mistero di voler sradicare per sempre la religione puntando sul suo cuore, Roma. Napoleone si diresse perciò verso lo Stato Pontificio, avendo di mira in particolare l’occupazione del porto di Ancona, che era il principale porto pontificio dell’Adriatico, e che gli venne ceduto con un armistizio siglato a Bologna.

Gli anconitani, conosciuta la notizia della cessione di Ancona a Napoleone, rimasero sgomenti e desolati, per il timore delle violenze della soldataglia francese, e tutta la cittadinanza si riversò spontaneamente nella Cattedrale, ove si venerava un quadro intitolato alla “Regina di tutti i Santi”, avente gli occhi socchiusi.

La popolazione invocava con grande fervore la Madonna, perché rivolgesse sulla città “quegli occhi suoi misericordiosi”, recitando l’antica preghiera della “Salve Regina”. E il 25 giugno 1796 avvenne l’inizio dei prodigi, ripetutisi per un anno intero, dell’apertura degli occhi del quadro della Madonna del Duomo di Ancona.

Così è narrato in un articolo di Moreno Niccolini il prodigio che si verificò per le suppliche del popolo anconitano: “Il 25 giugno, proprio mentre gli invasori sono alle porte della città, il quadro della Madonna del Duomo comincia a muovere gli occhi, portandoli sulla gente inginocchiata. La voce si diffonde immediatamente. Tutti accorrono da ogni parte. Il miracolo perdura per mesi, ininterrotto. Le Autorità sono costrette a promuovere un’inchiesta ufficiale, con tanto di notai verbalizzanti, perizie di scienziati e interrogatori di testimoni (che sono migliaia). Questa mole di documenti si trova ancora oggi negli archivi. I giacobini locali avvertono Napoleone che il clero anconitano sta truffando il popolo per farlo insorgere contro gli invasori. Appena entrato in città il Generale ordina che gli si porti il quadro, lo prende minacciando di distruggerlo. E’ alla presenza dell’intera municipalità, di canonici e del suo Stato maggiore: tutti lo guardano tenere il dipinto tra le mani. D’improvviso il suo volto sbianca, Napoleone esita, resta senza parole. Poi si scuote e riconsegna l’immagine, comandando di tenerla coperta. C’è chi giura che Napoleone ha visto il prodigio e ne è rimasto scosso. Il fatto è che ha cambiato idea senza motivo apparente, e non è da lui. Occupata Ancona e sbaragliati i pontifìci, i Francesi dilagano: Roma non ha più speranze. Il papa Pio VI ordina preghiere, digiuni, cerimonie propiziatrici; si invoca soprattutto la Madonna, venerata nella capitale della cristianità in modo speciale attraverso le migliaia di «madonnelle stradarole» che fanno della città intera un vero e proprio Santuario mariano a cielo aperto.

E il 9 luglio anche qui la Regina «rivolge quegli occhi suoi misericordiosi» su chi la supplica. La Madonna detta dell’Archetto è la prima: sta nel rione Trevi, uno dei più popolari. Quasi nello stesso momento altre immagini mariane seguono. In breve, se ne contano a decine. La gente corre di qua e di là a vedere i miracolosi movimenti di occhi; occorre far intervenire la forza pubblica per disciplinare gli accessi. Frattanto, anche in provincia accadono cose simili. Si hanno come due epicentri, Ancona e Roma. In quei giorni la vita cittadina cambia, non si sentono più alterchi, bestemmie, risse, litigi; ai piedi delle icone miracolose si formano mucchi di refurtiva restituita, i confessionali traboccano, si devono tenere le chiese aperte anche la notte. Una simile «ondata di miracoli» non ha uguali in tutta la storia del Cristianesimo”.

Ancora oggi, in Roma e ad Ancona, lapidi e iscrizioni ricordano i miracoli di quell’anno straordinario. Qui di seguito viene riportato uno straordinario documento inedito proprio del 1796, cioè la relazione ufficiale fatta in Ancona dai testimoni oculari ad appena dieci giorni dall’inizio del miracolo in Ancona (durato poi per un anno) e prima dell’inizio di quello di Roma.

Migliaia di persone, di ogni ceto e grado, hanno verificato e testimoniato l’autenticità dei miracoli riportati nella sottostante “relazione”, che era stata composta mentre ancora il miracolo si ripeteva e senza sapere dagli scriventi che si sarebbe rinnovato per un intero anno e che si sarebbe ampliato anche in altri luoghi, come a Roma… Come si può non credere all’autenticità di quegli avvenimenti visti per un anno e testimoniati da migliaia e migliaia di persone?…

(Cfr. documento originale del 6 luglio 1796 in Internet www.lavocecattolica.it/occhidimaria.htm)

RELAZIONE UFFICIALE DEL 6 LUGLIO 1796 del prodigioso e frequentissimo aprimento di Occhi di un’Immagine di MARIA SANTISSIMA venerata nella Chiesa Cattedrale di Ancona

ANCONA, Città del Piceno, che in queste Parti fu senza dubbio una delle prime Città, che ricevesse la cognizione della comune Redenzione, come raccogliesi da S. Agostino nel Serm. 323 sopra di S. Stefano, e che ha sempre conservato la vera fede di Gesù Cristo, fu fatta degna da Dio di ammirare nella Chiesa Cattedrale un prodigio né mai letto, né mai inteso di così lunga durata, e di cui se ne farà menzione in ogni tempo dai nostri Posteri.

Sabato adunque 25 giugno 1796, in vista dei comuni urgenti bisogni, prese risoluzione il Popolo di ricorrere al Cielo per implorare l’opportuno soccorso. Quindi con calde istanze richiese all’E.mo e R.mo Vescovo Sig. Card. Ranuzzi, che permettesse di aprirsi l’Urna, in cui di fresco era stato riposto, il sacro e intatto Corpo del B. Antonio Fatati, Cittadino e Vescovo della nostra Ancona nel XV secolo, il di cui culto era stato approvato nello scaduto anno dal regnante Sommo Pontefice Pio VI. Essendosi condisceso alla particolar devozione di quelli, che ne fecer premura colle lagrime agli occhi, ed essendosi aperta l’Urna sulle ore 22 dello stesso giorno, è indicibile il fervore, col quale al medesimo Beato si fanno preghiere accompagnate da sospiri, da gemiti non interrotti, e da alte voci animate da viva speranza di essere ascoltate dal Cielo.

Essendo però giunta l’ora di cantare secondo il solito di ogni Sabato le Litanie della B. Vergine, tutti quelli, che erano presenti, dalla Confessione ove si conserva il Corpo del nostro Beato unitamente ad altri Corpi de’ nostri Santi Protettori, salgono a venerare nella Chiesa superiore MARIA SS. Sotto il titolo di Regina di tutti i Santi, detta volgarmente la Madonna di S. Ciriaco, posta in un maestoso Altare a lei dedicato, e dipinta in tela in un quadro dell’altezza di palmi due e mezzo Romani, e della larghezza di palmi due.

Fu tale in quel tempo l’effusione dello spirito degli astanti, tali le lagrime, tali le supplichevoli espressioni uscite più dal cuore, che dalla bocca, che fatta quasi violenza al pietosissimo cuore della Madre di Misericordia, si vide d’improvviso nella Sacra Immagine, che i di lei occhi, i quali sono in atteggiamento di rimaner socchiusi, e piegati modestamente verso la terra, replicate volte si aprirono, alzandosi, ed abbassandosi le palpebre, e che inoltre le brillanti pupille volgevansi ora da uno, ora da un altro lato. Si avvidero in principio di un sì fatto prodigio alcune persone, forse le più pie, le più innocenti; ma poco appresso circa le ore 24, e la prima della notte, egli si fece a tutti manifesto, e visibile.

Si sparse tosto per la Città la fama del portentoso miracolo, al quale, come suole accadere, non si prestava fede da tutti, attribuendosi ad alterazione di fantasia quello, che raccontavasi. Ad ogni modo in grandissimo numero si portò il Popolo immediatamente alla Cattedrale; e quasi niuno ne partì, che non fosse stato spettatore, e ammiratore della sorprendente maraviglia. Anzi ancora quei pochi, che condannavano gli altri di troppo facile credulità, furono costretti con istrana sorpresa a pentirsi delle loro dubbiezze, ed a confessare, che gli occhi di MARIA evidentemente si aprivano, e si movevano.

Crescendo però sempre più il concorso, e sopravvenendo l’Eminentissimo Porporato, e Monsig. Campanari nostro Governatore, varj rispettabili Ecclesiastici, e Cavalieri con innumerabili persone di ogni ceto, fu d’uopo tenere aperta la Chiesa anche la notte per dare pascolo alla pietà di quelli, che a tutte le ore intervenivano, né sapevano cessare di tener fisi gli sguardi al movimento di quelle vaghe pupille, cantandosi intanto dai Sagri Ministri e Salmi, e divote preci, che sovente venivano interrotte dalle voci del Popolo, che ad ogni rinnovazione del mirabile aprimento esclamava concordemente: eccolo, eccolo: e bagnando il volto di lagrime, diceva: Viva MARIA, viva Maria, e ad una voce implorava misericordia, e soccorso. Sen viene la Domenica, e non v’ha persona, che non abbia ardente voglia di andare alla Cattedrale per tributare il suo ossequio alla Regina del Cielo, la quale benignamente accogliendo il pietoso affetto dei nostri Cittadini non cessò di consolarli col rendere vie più evidente, e palese il gran prodigio, al quale andavan dietro voci miste a letizia, e a vera compunzione di animo.

Bramandosi intanto da molti, che (per isperimentare sempre più la protezione di MARIA sopra di questa Città) si portasse processionalmente per essa la Sagra Immagine, l’Eminentissimo Vescovo col parere del Capitolo, e del Magistrato, si prestò a concederne la debita licenza: e sulle ore 17 furono affisse le Notificazioni coll’avviso della pubblica Processione per le ore ventuna e mezzo della stessa Domenica. Come se fossero preceduti più giorni per disporre le cose, non poté riuscire né più numerosa, né più decorosa, né più edificante. Il moltissimo popolo di

ogni condizione, che precedeva in buon ordine, le Confraternite, le Comunità Religiose, i Cavalieri, ed il Clero formavano un tenero commovente spettacolo; poiché oltre all’essere tutti con fiaccola accesa in mano, e molti con piedi ignudi, a tutti spirava nel volto interno raccoglimento, cristiana pietà, e adorazione in ispirito, e verità.

La Sacra Immagine accomodata sotto un proporzionato e vago padiglione era portata sugli omeri di quattro Reverendiss. Canonici, ed era seguitata dall’Eminentiss. Vescovo, da Monsignor Governato e, dall’Illustriss. Magistrato, da alquante Dame, e da immensa moltitudine di uomini, e donne, che sorpassavano il numero di dieci mila, per quanto fu potuto congetturare.

La Vergine Santa compiacendosi dal Cielo nel vedere i Cittadini di Ancona così pieni di fede, così intenti a farle onore, ed a chiederle mercede, non cessò di spandere le sue grazie per le contrade, per le quali era condotta: mentre Ella si fece vedere cogli occhi aperti in atto di mirare con distinta clemenza il suo popolo, e la Città nostra, che ora con ragione può dirsi CITTA’ DI MARIA.

Compiuta la Sacra funzione, e collocata l’Immagine nel primiero sito fra i pianti pieni di consolazione, e di fiducia, si discese nella Confessione alla venerazione del nostro Beato, che meritamente si reputa il Mediatore delle grazie ottenute, grazie che fondatamente ci fanno sperare, che siano esaudite le nostre preci, e sia con noi placata la divina Giustizia.

Ed ecco in un tratto altri stupendi prodigi. E’ dipinta in pietra al di sopra dell’urna del B. Antonio l’Immagine della gloriosa S. Anna, e della Vergine Madre di lei Figliuola, che in atto di leggere tiene un libro in mano. Entrambe, come fossero animate, volgono i loro sguardi e fan brillare le loro luci sovra del Popolo, eccitando in tutti e nuovo stupore, e nuova tenerezza, e nuovo pianto: lo stesso avviene nell’Immagine della Madonna Addolorata in un Altare della medesima Confessione: lo stesso nell’Immagine del principale Protettore S. Ciriaco Vescovo, e Martire dipinta in una piccola rotonda volta formata sopra il di lui Altare, che di più con mangiamento di sembiante fece mostra di volto ilare e ridente, come in quel momento videro parecchie persone, che lo riferiscono. Congetturatosi da ciò, che ancor egli voleva in queste circostanze spezial culto, si venne nella determinazione di aprire la di lui Urna, dove da gran tempo giaceva supino il di lui intatto Corpo, che è sembrato di ravvisarlo un pochino mosso dal sito, in cui era stato accomodato, ed un pochino rivolto all’amato suo Popolo.

Alla vista indubitata di tanti stupendi avvenimenti, ai quali si dee aggiungere il più volte rinnovato aprimento di occhj di Maria Addolorata in un Semibusto in cera esposto nella Chiesa di questi PP. Carmelitani, è facile il comprendere la commozione del Popolo, l’accrescimento del fervore, le visite continue alla Regina di tutti i Santi nella Cattedrale, le offerte copiosissime di cera, denari, e di qualche gioja ancora.

Quello peraltro, che è da pregiarsi maggiormente, si è, che scorgesi in tutti ravvivata quella Fede, che opera, dalla quale ne è già derivato general cangiamento di costumi, modestia nel vestire, onestà nel trattare, impensate riconciliazioni, avendo deposto i facinorosi sull’Altare della Vergine le armi da taglio, e da fuoco, che segretamente portavano, e finalmente conversioni di anime quasi dimentiche di Dio. E di giorno, e di notte altro non si vede, che torme di gente di ogni sesso, ed anche nobili Matrone in umili vesti, andar privatamente, e in

pubbliche Processioni alla Chiesa recitando divotissimamente e Rosarj, e Litanie col far risonar da per tutto Lodi alla Beatissima Vergine in guisa, che può assomigliarsi la Città nostra alle Contrade della Palestina, dove ai tempi di S. Girolamo altro non sentitasi, che canti di Salmi, e di Inni. I Ministri del Santuario parte fanno zelanti Sermoni in Cattedrale, e parte sono occupati continuamente in amministrare il Sagramento della Penitenza ai Fedeli: ed i fedeli uniti ai Sacerdoti, come nei primi secoli della Chiesa, fanno a vicenda notturne veglie nella medesima

Cattedrale colla recitazione dei Salmi, e delle devote preci.

Già sono dieci giorni compiuti, e dieci notti, dacché si conserva l’accennato tenore, proseguendo la Vergine S. Anna a spandere su questa Città la loro beneficenze coll’aprire, e col volgere di quando in quando i loro amorosi occhi verso di noi non solo, ma eziandio verso il gran numero dei Forestieri che concorrendo giornalmente a folla dalle vicine Città, e Terre, e Castelli per ammirare i sovrani prodigi, che la divina Onnipotenza dimostra in questa Città, dopo di averli veduti distintamente, ne partono magnificando Iddio mirabile ne’ Santi suoi, ed annunziando le di lui portentose opere.

Sebbene il Miracolo sia ben divulgato nella Provincia, ed altrove; e sebbene sia stato veduto, e ancor veggasi chiaramente, e sia stato confermato non da pochi, ma da migliaia di persone, molte delle quali sono distinte per dignità, per carattere, per dottrina, ed alcune ancora Eterodosse: nondimeno se ne formeranno esatti, e rigorosi Processi dalla Curia Ecclesiastica, affinché ne rimanga perpetua, ed autentica memoria, e si dilati, e si accresca la pietà, e la devozione de’ Fedeli verso la Regina di tutti i Santi, e la di lei gran Madre S. Anna.

Questa succinta Relazione è stata distesa con ordine, ed approvazione del nostro E.mo e Rev.mo per glorificar sempre più MARIA Santissima, che con troppo visibile assistenza veglia sopra di noi, e per soddisfare insieme alle continue ricerche, e premure, che si fanno da ogni parte, per avere un sincero veridico ragguaglio di grazie, e favori così segnalati.

                                                                                                                                                         Ancona, 6 luglio 1796

Autore: Giorgio Nicolini

Nato ad Ancona il 18 gennaio 1951. Maturità Magistrale presso l’Istituto Magistrale “C. F. Ferrucci” di Ancona. Bacellierato in Sacra Teologia presso la “Pontificia Università Lateranense” di Roma. Professore di Religione Cattolica, scrittore, editore e direttore della Emittente Televisiva Cattolica in Internet TELE MARIA (www.telemaria.it) e del Giornale Informatico LA VOCE CATTOLICA (https://www.lavocecattolica.com).