La rassegna RisorgiMarche si conclude con un grande festival il prossimo 3 agosto a Macereto, con Francesco De Gregori.
Il festival promosso da Neri Marcoré è un invito alla popolazione marchigiana a risollevarsi dopo il tragico terremoto che ha colpito duramente questi luoghi. Il programma, fitto di appuntamenti, tredici in tutto è cominciato con Niccolò Fabi, il 25 giugno, seguito da grandi nomi come Daiana Lou, Ron, Enrico Ruggeri, Paola Turci e tanti ancora.
Tredici concerti gratuiti, all’aperto e perlopiù vicini a luoghi suggestivi e religiosi.
L’iniziativa nasce da Neri Marcoré con un incoraggiamento a risollevarsi, contribuendo alla rinascita di una regione bellissima messa a dura prova da un lunghissimo sciame di scosse sismiche. L’idea del festival afferma Neri Marcoré è nata dopo la violenta grande scossa del 30 ottobre del 2016, quando in me è cresciuta la volontà di richiamare quanta più gente possibile in questo territorio per farlo rinascere. Il festival vuol essere un richiamo, una chiamata per mostrare le bellezze della nostra regione.
L’ultima tappa sarà quella del 3 agosto con Francesco De Gregori in compagnia del Gnu Quartet e Forum, che si esibirà al santuario di Macereto di Visso.
Il santuario di Macereto situato a 5 chilometri da Visso, uno dei comuni più colpiti delle marche, vicinissimo all’epicentro del sisma è stato danneggiato, subendo danni e crolli nella parte superiore del santuario. Il complesso religioso è datato intorno alla metà del ‘500, si trova sull’omonimo altopiano nei Monti Sibillini, si tratta di una delle maggiori rappresentazioni di architettura rinascimentale. Il santuario è parte integrante di un più ampio complesso che comprende la Casa dei Pellegrini, la Casa del Corpo di Guardia e del Palazzo delle Guaite. La Basilica ha pianta ottagonale con tre ingressi. Al centro si trova un tempietto dove è incisa la storia del miracolo di Macereto, quando il 12 agosto del 1359 trasportando una statua lignea della Madonna con Bambino da Loreto al Regno di Napoli, i muli della carovana si fermarono in ginocchio sul sito occupato oggi dal santuario e da li non ripartirono mai più. I popolani presero quel segnale come un segno divino e su quel luogo vi costruirono una chiesetta primitiva dedicata alla Madonna.