Da 400 anni, la sera il 9 dicembre, vigilia della festa della Madonna di Loreto e della traslazione della Santa Casa, si festeggia nelle Marche la Festa della Venuta della Santa Casa, e nei paesi e nelle campagne vengono accesi grandi fuochi per ricordare questo giorno. Una festività caratteristica, che si è espansa fino a coinvolgere alcune zone dell’Umbria.
La ricorrenza prende il via dall’idea di “rischiarare la strada” alla Santa Casa, per questi i fuochi (o focaracci, come vengono chiamati) vengono accesi nel giorno in cui la sacra reliquia giunge in questa regione. La tradizione vuole infatti che nel 1291, degli angeli portarono in volo la Santa Casa fino a Loreto, e che la luce dei fuochi servì da illuminazione per illuminare la strada da percorrere. La Festa della Venuta della Santa Casa veniva celebrata in maniera semplice e spontanea, ma è grazie a Fra’ Tommaso, un frate cappuccino anconetano, che nel 1617 iniziò a diffondersi uniformemente in tutte le Marche. Nell’arco di pochi anni, la festa fu ufficializzata con tanto di prescrizioni, riportate anche da Monaldo Leopardi (padre del famoso poeta) che stabilivano: suoni di campane nell’orario in cui la Santa Casa avrebbe toccato terra (le 3:30 del mattino), spari di mortai, fuochi sopra le torri comunali, lumi alle finestre e grandi falò nelle piazze dei paesi e nei rioni. Inoltre, in segno di festa, chi possedeva un’arma da fuoco doveva sparare un colpo in aria. A chiusura veniva poi celebrata la Messa della Venuta.
La consuetudine di accendere i fuochi appena calano le prime ombre è viva nelle campagne e nei paesi, ma è presente anche nelle città, compresa Ancona, il capoluogo della regione, dove i vari rioni gareggiano al fine di creare il fuoco più imponente. E se oggi non c’è più sparo di mortai, quando i fuochi si abbassano spesso i ragazzini gettano petardi nelle fiamme basse, un tempo sfidandosi a saltare sopra le braci per nove volte. In base alla zone c’erano poi altre usanze per la Festa della Venuta della Santa Casa, come il digiuno ad Ancona, o il consumo del Nataletto, un pasto abbondante che si preparava e mangiava nelle zone di Fermo e Ascoli, mentre dal 1978, a Macerata, proprio in occasione dell’accensione del fuoco in piazza, viene anche annunciato il prossimo pellegrinaggio da Macerata a Loreto, fulcro centrale di questa festa. Allora come oggi, molti si raccolgono intorno ai focaracci per invocare la protezione della Madonna e recitare delle preghiere, in particolare le Litanie Lauretane.
Anche i marchigiani emigrati all’estero spesso mantengono la Festa della Venuta della Sacra Casa come giorno di riferimento per ricordare le proprie origini (in particolare questo avvenne tra fine Ottocento e inizio Novecento) e conservare un legame con la terra d’origine. Una festività così sentita, insieme a quella della Madonna di Loreto, che nel 2004 il consiglio regionale ha deciso di stabilire proprio il 10 dicembre (in cui cade quest’ultima)come “giornata delle Marche”, per tenere vive e ricordare ” la storia, la cultura, le tradizioni e le testimonianze della comunità marchigiana, per rafforzarne la conoscenza e il senso di appartenenza”.
Come accennato in apertura la Festa della Venuta della Sacra Casa viene celebrata anche in alcune zone dell’Umbria, in particolare Monteleone di Spoleto, Cascia, Sigillo, Rasiglia e Assisi (in cui però è anticipata al 7 dicembre). In Umbria è però chiamata Festa del Passaggio, perché si ritiene che prima di arrivare nelle Marche, la Santa Casa abbia transitato per questa regione.