Sant’Agata a Gallipoli

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Nella città di Gallipoli (provincia di Lecce, in Puglia), nei primi giorni di febbraio si festeggia la patrona della città: Sant’Agata. La santa martire, morta il 5 febbraio del 251 dopo atroci torture senza mai rinnegare la fede cristiana, è patrona anche di Catania, dove a sua volta viene festeggiata con grande sfarzo.

Anche a Gallipoli la festa patronale è molto sentita, tanto da essere coinvolta in un’antica disputa con la vicina città di Galatina (nell’entroterra, sempre provincia di Lecce), per il possesso di una singolare reliquia della martire: la mammella di Sant’Agata. La tortura a cui fu condannata, infatti, consisteva proprio nell’asportazione delle mammelle. Stando alla leggenda, a Gallipoli, nell’agosto del 1126, una donna sognò ; la santa la avvertì che suo figlio stringeva qualcosa in bocca. Convinta della veridicità del sogno, la donna si recò nella stanza del figlio, ma non riuscì a fargli aprire la bocca in alcun modo. Si consultò quindi con il vescovo, che prese a salmodiare e invocare i santi. Quando il prelato pronunciò il nome di Sant’Agata il bambino dischiuse le labbra e ne scivolò fuori una mammella, di certo reliquia della santa.
Per oltre duecento anni la reliquia rimase a Gallipoli, deposta nella basilica eretta in onore della santa, ma nel 1389, il principe Orsini Del Balzo la fece trasferire a Galatina, dove fece erigere la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Ancora oggi la reliquia si trova in quel luogo.

La santa è ancora molto amata dalla gente di Gallipoli, che ne celebra la sacralità a partire dal 4 febbraio, vigilia del giorno di Sant’Agata, portandone in processione per le vie cittadine l’imponente (e pesante) simulacro in argento. Alla lunga processione partecipano tutte le confraternite di Gallipoli, con almeno due rappresentanti. Il 5 febbraio invece si tiene in onore di Sant’Agata una celebrazione eucaristica nella concattedrale. Il vescovo presiede la celebrazione e, per l’occasione, il Vangelo viene letto non solo in italiano ma anche in greco antico (lingua vigente ai tempi del dominio ellenico). Questo aspetto rende evidente il legame di questa festività con la chiesa ortodossa, infatti non è raro che un prelato della Chiesa d’Oriente partecipi in concelebrazione alla funzione.

 

Autore: Redazione