Gabriele dell’Addolorata nasce nel 1838 ad Assisi con il nome di Francesco Possenti, che cambierà solo una volta entrato tra i passionisti di Loreto. Giovane di buona famiglia e con numerose porte aperte verso un futuro di successi, decide però di darsi alla vita sacerdotale, già dalla giovane età. Appena a 18 anni entra nei passionisti, nonostante la contrarietà del padre, in cerca di un conforto per i molti dolori subiti nella vita e di ispirazione, data dalla vita umile e dalla preghiera. Già da bambino, Francesco aveva perso sua madre, un lutto che gli aveva creato profondo dolore, a cui si aggiunse quello della morte del fratello Lorenzo e in seguito (nel 1855) della sorella Maria Luisa. Proprio questa serie di lutti porta Francesco a ragionare su quale vita sta facendo e cosa vuole invece veramente dal suo futuro. L’anno seguente (il 1856) durante una processione a Spoleto (dove si era trasferito fin da bambino con la famiglia), ode una voce chiara e distinta che si rivolge a lui dicendo: “Francesco che stai a fare nel mondo? Tu non sei fatto per il mondo. Segui la tua vocazione). Poco dopo entrò come novizio tra i passionisti, prendendo il nome di Gabriele di Maria Addolorata.
Il nome scelto probabilmente deriva dal desiderio del ragazzo di poter avere anche un’altra mamma in cielo, la Vergine Maria a cui dedicava molte delle sue preghiere e dei suoi studi.
Fin da subito il giovane sa di aver trovato il luogo che cercava, e reputa la sua vita piena e felice (come riferisce più volta per lettera al padre), non soffrendo per le penitenze, i digiuni e le lunghe ore di preghiera a cui si sottoponeva. I passionisti infatti sono una congregazione che basa il proprio apostolato sulla Passione di Gesù Cristo, che promuove una spiritualità che passa anche attraverso le memorie delle sofferenze patite dal Figlio di Dio. In breve, Gabriele dell’Addolorata ottiene il rispetto e la stima dei suoi superiori, mentre si occupa di fare opere di carità per i poveri della zona (per i suoi studi si era trasferito nel piccolo convento dell’Immacolata Concezione di Isola, ai piedi del Gran Sasso), continuando a dedicarsi a pratiche ascetiche e devozioni mariane.
Nel 1861 prende gli ordini minori, nella cattedrale di Penne a Pescara, ma purtroppo la sua salute sta peggiorando velocemente, tanto da non permettergli di prendere il sacerdozio. Il 27 febbraio 1862 muore a causa della tubercolosi ossea che lo stava divorando, all’età di soli 24 anni. Il corpo fu seppellito nella cripta della chiesa annessa al convento.
Gabriele dell’Addolorata fu un simbolo e un esempio per molti giovani, perché mosso da un’incredibile forza d’animo, che gli permise di trovare il suo posto nel mondo. Nell’aiuto del prossimo, nella preghiera e in una profonda e devota spiritualità si ritrovano le caratteristiche di questo giovane la cui vita fu difficile, ma affatto priva di gioia e realizzazione. La sua canonizzazione avvenne in tempi relativamente brevi, per opera di Pio XI nel 1920, mentre Papa Giovanni XXIII lo dichiarò patrono dell’Abruzzo, regione in cui aveva trascorso i suoi ultimi anni. Negli anni il culto di San Gabriele dell’Addolorata si è molto radicato, soprattutto nel centro Italia, con numerosi pellegrini che si recano al santuario (che oggi porta il suo nome) ad Isola del Gran Sasso d’Italia in cui è seppellito. Oggi è riconosciuto sia come patrono della regione Abruzzo, che della Gioventù cattolica italiana e della città di Civitanova Marche e del comune di Martinsicuro.