La Corsa dell’Angelo è di certo una delle celebrazioni pasquali più peculiari del nostro paese, e si tiene da secoli nel comune di Forio, nell’isola di Ischia. Si sa, le celebrazioni per il giorno di Pasqua tendono ad avere un carattere più “allegro” di quelle che le precedono durante la Settimana Santa, e anche questa non fa differenza.
Organizzata dall’antica arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri, questa celebrazione risale almeno al 1618, periodo della riforma cattolica, in cui la religiosità popolare iniziava a mischiarsi a quella più tradizionale e canonica. L’idea che sta dietro alla Corsa dell’Angelo è una sorta di lode alla resurrezione di Cristo, che vede all’opera quattro protagonisti: Gesù risorto, la Madonna, San Giovanni Apostolo, rappresentati da tre statue di legno realizzate intorno al 1756 da un ignoto scultore napoletano, e da quella di un Angelo, in legno dorato, creazione del 1620 ad opera dello scultore Francesco Mollica. La statua originale, dato anche il suo valore storico e artistico, oggi è custodita nella Chiesa di Santa Maria Visitapoveri, dall’Arciconfraternita. Al suo posto è stata realizzata una copia circa venti anni fa.
Durante la tradizionale processione, quando questa si trova a passare per corso Matteo Verde e corso Francesco Regine, s’inizia a intonare l’antifonia liturgica “Regina Coeli”. Intanto le immagini della Madonna e di San Giovanni vengono trasportate lentamente a volto coperto da un velo bianco. Terminato il canto della “Regina Coeli”, l’Angelo esegue tre inchini secondo un particolare rituale e corre tre volte avanti e indietro dalla statua del Cristo al quadrivio verso piazza Matteotti. Trova poi riparo e nascondiglio sotto il campanile della basilica di Santa Maria di Loreto. La Madonna e San Giovanni proseguono sempre lentamente, fino a Vico Piazza dove il velo della Madonna viene fatto cadere e questa corre subito per portarsi alla sinistra di Gesù risorto. Nel frattempo gli abitanti partecipano, gettando coriandoli dai balconi e facendo scoppiare mortaretti e suonare le campane, fino a sollevarsi in un fragoroso grido di gioia e applausi. San Giovanni intanto ha raggiunto l’altezza del campanile, ed è allora che l’Angelo parte per l’ultima corsa, raggiungendo Cristo e la Madonna. Si torna a intonare il “Regina Coeli” e l’Angelo svolge i suoi tre inchini, indietreggiando poi di nuovo, fino al campanile. La parte finale coinvolge lo stendardo, che cala tre volte fino quasi a toccare terra, ma senza sfiorarla, mentre il canto è intonato dai fedeli. Se si riesce a far compiere “l’inchino” allo stendardo per tre volte senza errori, la folla elogia il reggitore con grida e applausi. Infine, la processione viene ricomposta e prosegue, con l’itinerario più tradizionale.
Quello che questa celebrazione ricrea, è la rielaborazione del testo evangelico, con Gesù risorto che avvisa la Madre (in compagnia di San Giovanni per visitare il sepolcro) inviandogli l’Angelo. La Corsa dell’Angelo tra Maria e Gesù viene ripetuta 3 volte (numero sacro per eccellenza) al fine di annunziare la resurrezione. La Madonna “perde” il velo come simbolo dell’illuminazione, che la porta a comprendere la sacra portata della resurrezione di suo Figlio, che ha vinto la morte e ha portato l’uomo a riconciliarsi con Dio. Folkloristica e molto partecipata, la Corsa dell’Angelo è una celebrazione a cui vale di certo la pena partecipare.