Andrea Devicenzi è un Personal Coach e Atleta Paralimpico cremonese, la cui forza di volontà e voglia di fare, è stata per noi fonte d’ispirazione, siamo abbastanza sicuri che lo sarà anche per voi lettori.
All’età di 17 anni Andrea, ha subito l’amputazione della gamba sinistra a causa di un grave incidente motociclistico. Questo evento, a dir poco, tragico gli ha cambiato radicalmente la vita.
Nel corso degli ultimi anni ha infatti ottenuto una serie di successi e non solo in ambito sportivo e lavorativo. Ha raggiunto risultati a dir poco incredibili, dalla scalata del Monte KardungLa (5.602m) nel 2010, tre anni dopo ha vinto la Medaglia d’argento ai Campionati Europei di Paratriathlon in Turchia, ha visitato Machu Picchu in solitaria e recentemente si è impegnato nel cammino della Via di Francesco.
Andrea però ha dimostrato di essere una persona sempre in movimento, ecco perché ha deciso di percorrere la Via Francigena, un percorso che attraversa Regno Unito, Francia, Svizzera e Italia, partendo da Canterbury fino a Roma.
Le origini di questo percorso risalgono al nono secolo dopo Cristo, anche se bisogna aspettare il secolo successivo per avere una precisa descrizione del percorso, che constava in un sistema viario ricco di alternative basate sulle situazioni politiche dell’epoca o sulla presenza di Santuari più o meno importanti.
Dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” raggiungendo la dignità sovranazionale, come il Cammino di Santiago de Compostela.
Nei giorni scorsi, abbiamo “rubato” un po’ di tempo ad Andrea e lo abbiamo intervistato, ecco il risultato della nostra chiacchierata.
Prima di tutto Andrea, ti va di raccontarci un po’ di te?
Abito in Provincia di Cremona, a Martignana di Po, sono padre di due bellissime figlie, Giulia e Noemi, mi occupo di formazione nelle aziende ed aiuto le persone ad uscire dalle proprie difficoltà come Mental Coach. Ho sempre pratico Sport ed è stata la mia leva motivazionale che mi ha sempre sostenuto nei momenti difficili.
Negli ultimi 10 anni ho iniziato nell’agonismo prima nel ciclismo, poi nel triathlon ed ora da Pellegrino, ho affrontato lo scorso anno i 500 chilometri della Via di Francesco e quest’anno, i 1.000 km della Via Francigena.
All’età di 17 anni in sella alla mia moto, a seguito di un frontale contro un’auto, ho perso la gamba sinistra. Un evento drammatico, inizialmente impossibile da superare ma che oggi, ringrazio, avendomi insegnato moltissime cose e penso anche salvato la vita.
Mental Coach, Medaglia d’argento ai Campionati Europei di Parathiathlon, sono grandi risultati, cosa ti ha dato la forza per andare avanti e raggiungere i tuoi obiettivi?
Raggiungere obiettivi importanti come questi, significa aver lavorato su vari aspetti ed è una delle caratteristiche su cui mi piace lavorare con le persone che seguo.
Diventare Mental Coach, soprattutto quando arrivi da un lungo periodo di lavoro come dipendente in un azienda siderurgica, significa avere il CORAGGIO di tornare sui libri e guardare davanti a se quale futuro si desidera per la propria vita, molto probabilmente diverso da quello che stai vivendo.
La medaglia d’argento è il frutto di tanti anni di sacrifici nello sport ma soprattutto il risultato di un lavoro di squadra in cui si è “inventata” una tecnica che mi portava con le stampelle a percorrere la frazione di corsa, veloce quasi come i normodotati.
Sappiamo che stai girando l’Italia per condividere con gli altri la tua esperienza di vita, cosa puoi raccontarci in merito?
Si chiama Progetto 22, nato nel 2014 dal nulla, che in poco più di 4 anni mi ha portato ad incontrare in oltre 350 istituti di tutta Italia, oltre 65.000 giovani di scuole Medie, Superiori ed Università.
A loro porto la mia testimonianza di vita dell’evento che mi ha cambiato la vita alla loro età ma soprattutto la prova tangibile che si può costruire la vita che si desidera, inoltre, il valore inestimabile delle risorse che abbiamo dentro di noi, come la Forza, l’Amore, il Coraggio, che grazie alle nostre azioni alimentiamo ogni giorno.
Lo scorso anno hai intrapreso il Cammino di San Francesco, documentato anche in rete tramite un video diario su YouTube. Potresti dirci quali sensazioni hai provato e quali sono i tuoi legami con il Santo di Assisi?
Il Cammino di San Francesco è stata la prima esperienza dopo anni di ciclismo e triathlon in cui le incognite erano tante e la garanzia di arrivare a Roma dopo 500 chilometri non era scontata. Ho deciso di vivere la mia prima esperienza in Italia e precisamente sulle orme di Francesco, perché è stato uno dei personaggi che ha cambiato la storia, l’ha fatto attraverso VALORI veri ed allo stesso tempo “semplici”, come: educazione, coraggio, povertà e credo.
E’ un Santo che ha sfidato situazioni apparentemente più grandi di lui ma sapeva dove voleva andare e ci è riuscito, lasciando una sua traccia indelebile, contaminando in positivo l’esistenza di milioni di persone.
Da qui il legame con lui, sempre alla ricerca di me stesso andando sempre più in profondità ed allo stesso tempo diffondere alle persone che incontro VALORI veri, come: fatica, sacrificio e volontà.
Dopo questa esperienza e dopo altre sfide intraprese (come l’avventura in solitaria fino a Machu Picchu) hai deciso di percorrere la Via Francigena, come mai questa scelta?
Fin da quando ho iniziato ad allenarmi per percorrere i 500 km della Via di Francesco, ho da subito cominciato a sentir parlare di questo cammino, che tra l’altro molti confondono e fondono in un unico solo, anche se ben distinti uno dall’altro.
Non nascondo dunque di aver cercato qualche informazione su internet ma ormai il focus era su San Francesco, oltre al fatto che i 1.000 chilometri della Via Francigena durante lo scorso inverno, mi spaventavano un po’.
Ma ecco che “un passo alla volta”, come cita il nostro motto, quella distanza è diventata più accessibile rispetto a qualche mese prima e visto l’amore per il mio paese con tutti i suoi pregi e difetti, ho deciso di rimanere in Italia e raddoppiare il cammino dell’anno prima, percorrendolo con modalità diversa, vale a dire, circa 5 giorni al mese, avendo come primo obiettivo per questo cammino la condivisione con le persone.
Ho ridotto i chilometri giornalieri e continuo ad avere la mio fianco persone mai incontrate prima da cui imparare cose e storie nuove e crescere umanamente.
Abbiamo ben capito Andrea che sei una persona ricca di sorprese e che ama sfidare se stesso, hai già pensato alla tua prossima avventura? Se si, puoi anticiparci qualcosa in merito?
Spero non ne abbiate a male ma non posso per il momento dirvi nulla. Posso però lasciar trasparire la soddisfazione che porto nel cuore, perché spesso sembra che le mie avventure abbiano sfondo esclusivamente sportivo/agonistico.
I Cammini mi hanno portato a conoscere dei limiti nuovi fisici che se voglio continuare a camminare devo assolutamente risolvere. Perciò, la sfida mentre cammino e percorrere tutti quei chilometri è di migliorare sempre più la mia salute senza comprometterla come ad esempio sto facendo ora ai palmi delle mani.
Dunque, assieme a professionisti, esperti, imprenditori, stiamo sviluppando un prodotto che migliorerà la vita delle persone, sia che affronti sfide “impossibili” sia per la vita di tutti i giorni.
La tua forza d’animo è esemplare, hai qualche consiglio per i nostri lettori che stanno vivendo momenti bui?
Più che consigli mi sento di dirvi e raccontarvi quello che ho vissuto io in prima persona.
Perdere una gamba a 17 anni è una cosa terribile, per un lungo periodo accade che non riesci a guardare al di là del muro come se per te non ci fosse più un futuro, la tua vita è finita.
Fino a quando, scopri che si può ancora fare qualcosa, attraverso piccole cose, magari anche quelle che facevi prima ma che per un periodo no riuscivi più.
Avere degli obiettivi, sapere dove andare e chi voler essere, investire il nostro tempo in attività che ci piacciono come la lettura, lo sport, l’arte, lo studio, ecc.. ce n’è per tutti e per tutti i gusti.
Oggi vivo questa vita ricca di sorprese ed emozionante perché ho saltato dall’altra parte del muro, staccandomi dall’immagine che mi rinchiudeva in una visione con due gambe. Dal momento che ho realizzato per la mia vita sarebbe stata per forza di cose con una sola gamba per sempre, mi sono focalizzato sulle attività che potevo ancora fare e da li, tutto è cambiato.
Non mi sono mai affidato a professionisti, convinti di potercela fare da solo, forse rischioso ma ho una buona autostima di me stesso.
Ma non tutti siamo uguali.
Oggi seguo sportivi, ma anche e soprattutto persone che hanno difficoltà a tornare alla vita di prima o a quella che desiderano e ne traggo enormi soddisfazioni, perché come in tanti altri aspetti, l’incidente mi ha si portato via una gamba ma mi ha anche indicato una nuova strada che mi permette di fare tutto questo.
Ringraziamo Andrea per la disponibilità e la pazienza che ci ha riservato. Se invece desiderate seguire tutte le sue nuove avventure, potrete farlo visitando i suoi siti www.andreadevicenzi.it e www.viaggingamba.it e scoprire tutto sul suo viaggio lungo la Via Francigena, oppure potrete conoscerlo meglio attraverso questo interessante video su YouTube.