Oggi 13 gennaio si festeggia Sant‘Ilario di Poitiers. Vescovo e teologo romano, fu filosofo e scrittore. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, mentre dalla Chiesa ortodossa e dalla Comunione anglicana è stato eletto a dottore della Chiesa. Viene festeggiato a Parma come santo patrono della città.
Ilario di Poitiers rappresenta una delle più importanti figure di Vescovi del IV secolo. Discendente da una famiglia agiata, ebbe una formazione letteraria e filosofica, riscontrabile nei suoi numerosi scritti. Al principio non crebbe in un ambiente cristiano. Il suo fu inizialmente un percorso di ricerca della verità, che lo portò pian piano di fronte al Dio Creatore dell’universo.
Venne battezzato quando aveva già compiuto i 35 anni e diventò vescovo di Poitiers nel 353. Si dedicò presto alla scrittura impegnandosi al Commento al Vangelo di Matteo. Il Commento rappresenta il più antico commento in lingua latina giunto ai nostri giorni di questo Vangelo.
Ilario consacra tutta la sua vita alla difesa della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, che lo ha generato fin dall’eternità. In contrapposizione alla tesi di Ario che in quegli anni considerava il Figlio di Dio Gesù esclusivamente una creatura, sia pure superiore.
Ilario nel 356 a Béziers in Francia partecipa al sinodo o il «sinodo dei falsi apostoli», come soprannominato da lui stesso, difatti l’assemblea era formata da vescovi filoariani che negavano l’esistenza della divinità di Gesù Cristo. Costoro in contrasto con Ilario ne domandarono all’imperatore Costanzo la condanna all’esilio. Ilario fu pertanto costretto ad abbandonare precipitosamente la Gallia alla metà del 356.
Dall’esilio in Turchia Ilario si trovò in un contesto completamente ariano, che lo spinse ad adoperarsi ancor più per ristabilire la comunità della Chiesa. Forte degli esiti del Concilio di Nicea avviò la stesura della sua celebre opera dogmatica: La Trinità.
Con quest’opera Ilario presenta il suo percorso personale verso la conoscenza di Dio mostrando che la Scrittura manifesta distintamente la divinità del Figlio e la sua corrispondenza con il Padre, sia nel Nuovo Testamento che nell’Antico testamento.
Di fronte all’arianesimo insiste sulla verità dei nomi di Padre e di Figlio sviluppando la sua teologia trinitaria partendo dalla formula del Battesimo: «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Padre e Figlio sono della stessa natura, Ilario mostra regole precise per evitare interpretazioni devianti, come alcuni testi della Scrittura parlano di Gesù come Dio ed altri piuttosto mettono in risalto la sua natura umana. Alcuni si riferiscono a Lui nella sua preesistenza presso il Padre, altri prendono in considerazione lo stato di kénosis, la sua discesa fino alla morte, ed altri ancora tuttavia lo ammirano nella gloria della risurrezione.
Dall’esilio Ilario scrisse il Libro dei Sinodi dove racconta dei suoi confratelli Vescovi della Gallia e delle confessioni di fede, oltre che documenti dei sinodi riuniti in Oriente. Saldo di fronte all’arianesimo, si mostra benevolo nei confronti di coloro che accettavano di confessare che il Figlio era somigliante al Padre, nell’uguaglianza del Padre e del Figlio nella divinità.
Nel 360 Ilario torna in patria dall’esilio riprendendo l’attività pastorale nella sua Chiesa, l’influsso del suo magistero si estese conseguentemente oltre i confini di essa. Un sinodo celebrato a Parigi nel 360 riprese il linguaggio del Concilio di Nicea.
Gli ultimi anni di vita vedono Ilario impegnato a comporre i Trattati sui Salmi. Numerose sono le occasioni in cui Ilario si incontrò con san Martino vicino a Poitiers, il futuro Vescovo di Tours fondò un monastero, che esiste ancor oggi. Ilario morì nel 367. La sua memoria liturgica si celebra il 13 gennaio.
La Chiesa cattolica e quella anglicana lo celebrano il 13 gennaio. Venne dichiarato Dottore della Chiesa da papa Pio IX nel 1851.
Sant’Ilario è Patrono di Parma, la data di inizio è sconosciuta. Si celebra da sempre nel giorno della morte, ovvero il 13 gennaio, e nella tradizione locale è legata al miracolo delle sue scarpe.
La leggenda racconta che Ilario trovandosi a passare a piedi da Parma in un giorno d’inverno con le scarpe spaccate attirò l’attenzione di un ciabattino il quale vedendolo, ne ebbe compassione e gli donò un paio di calzature nuove. Il mattino seguente il ciabattino ebbe la sorpresa di trovare le scarpe vecchie lasciate da Ilario trasformate in scarpe d’oro.
Ricordando questo miracolo in occasione della festa si consuma il dolcetto detto scarpetta di Sant’Ilario eseguito in foggia di calzatura.