Gabriele dell’Addolorata, nome di nascita Francesco Possenti, undicesimo di tredici figli, nacque ad Assisi. La famiglia benestante godeva di un certo prestigio sociale. Il padre governatore della città era un avvocato e funzionario pontificio. Da Assisi venne trasferito come giudice locale a Spoleto nel 1841.
La madre morì improvvisamente quando Francesco aveva 6 anni e venne affidato ai fratelli delle scuole cristiane di Giovan Battista de La Salle. All’età di dodici anni entrò nel collegio dei gesuiti.
Francesco si rivela un ottimo studente con risultati eccellenti. Ben presto spuntò il suo interessamento per la vita religiosa. L’ambiente religioso spoletino del tempo puntava alla valorizzazione delle comunità religiose diffondendo la devozione al sacro Cuore e a Maria Vergine.
L’habitat dei gesuiti consolidò la sensibilità del giovane verso la devozione mariana. Francesco meditò a lungo sulla vita di Cristo e sulla resistenza fra Cristo e il mondo.
Fu messo alla prova dalla vita. In particolare dalle disgrazie che si avversarono sulla famiglia, con la morte della madre, di due fratelli e di una sorella. Queste sciagure gli diedero il segno dell’impermanenza delle gioie umane, contribuendo al distacco dall’esistenza fino allora condotta, orientandolo verso la scelta della vita religiosa.
All’inizio nel 1856 chiese di essere ammesso nella Compagnia di Gesù. Di seguito scelse di entrare nella congregazione della santissima Croce e Passione, fondata da san Paolo della Croce. I passionisti difatti erano noti in tutto lo Stato Pontificio per le missioni popolari che vi tenevano. Dediti a una vita austera, fatta di silenzio, preghiera e penitenza, seguendo la Regola univoca dell’esercizio della carità.
Francesco e il noviziato
A 18 anni Francesco entrò nel noviziato di Morrovalle, vicino a Macerata, nel 1856 vestendo l’abito di passionista accettando il nome di Gabriele di Maria Addolorata. Gabriele visse la rigidità della Regola, compiendo austere penitenze e mortificazioni. Seguì un percorso di formazione basato sulla meditazione della Passione di Cristo. A settembre del 1857 emise la professione religiosa e l’anno successivo si recò a Pieve Torina per proseguire gli studi filosofici.
A maggio del 1861 nella cattedrale di Penne ricevette gli ordini minori. La sua salute però peggiorò rapidamente. Non riuscì ad arrivare al sacerdozio. Gabriele morì il 27 febbraio 1862 e il suo corpo fu inumato nella cripta della chiesa annessa al convento.
Proclamazione di patrono
Nel 1868 vennero date alle stampe a Torino le Memorie sulla la vita e le virtù di Gabriele. Si promuove la causa di beatificazione.
Nel 1891 venne avviata la causa di beatificazione, prevedendo la riesumazione dei resti mortali di Gabriele per trasferirli a Spoleto. Tuttavia i fedeli abruzzesi, si opposero al trasferimento ed i suoi resti mortali restarono in Abruzzo. Intorno alla sua tomba vennero da allora registrati un numero in aumento di fatti prodigiosi e inspiegabili.
La storia della vita del “giovane santo” e dei suoi numerosi miracoli si diffusero rapidamente, grazie anche al passaparola ed ai pastori che annualmente percorrevano le vie della transumanza sulle montagne dal centro al sud d’Italia. Gabriele fu dichiarato beato da Pio X il 31 maggio 1908. Venne canonizzato il 13 maggio 1920 da Benedetto XV. Nel 1926 Pio XI lo dichiarò “patrono della gioventù cattolica italiana”.
Gabriele è diventato il grande santo guaritore dell’Abruzzo. Nel 1959 Giovanni XXIII lo ha costituito patrono di quel territorio. I pellegrini dal 1970 affluiscono al santuario che porta il suo nome, accanto alla basilica innalzata nel 1908, numerosissimi sono gli ex-voto all’interno del santuario, sotto lo sguardo di san Gabriele il santo del sorriso .