La Spada di San Michele Arcangelo contro il Coronavirus

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La Spada di San Michele Arcangelo, si trova nel Santuario che prende il nome proprio da colui che è conosciuto come “il capo supremo dell’esercito celeste”, a Monte Sant’Angelo, piccolo comune pugliese, meta di numerosi pellegrinaggi da diversi secoli. Durante la Domenica delle Palme, si è svolta nel comune una celebrazione peculiare e molto importante, per tutti i fedeli e non solo: la spada di San Michele Arcangelo ha benedetto la città, l’Italia e il mondo, come difesa dal Coronavirus. Insieme alla spada dell’arcangelo, nella celebrazione si è utilizzato anche una reliquia della Santa Croce e il Santissimo Sacramento.

Un simile evento non avveniva dal 1656 quando, in occasione della quarta apparizione dell’Arcangelo sul Monte Gargano, la spada fu levata dall’allora Vescovo Giovanni Alfonso Puccinelli, contro il terribile diffondersi della peste. Di norma, solo in occasione della Festa di San Michele e degli Arcangeli Gabriele e Raffaele (il 29 settembre) essa viene tolta dalla teca in cui riposa, per essere condotta in processione.

Assieme a due padri Micheliti, il rettore del Santuario Padre Ladislao Sucky ha celebrato l’evento a porte chiuse, ma a cui migliaia di fedeli si sono uniti tramite streaming. Già dall’introduzione le parole del rettore si sono distinte per la forza e la speranza che volevano trasmettere:
“Sia lodato Gesù Cristo. Carissimi, viviamo questo momento difficile non solo per la nostra città, ma per tutta l’Italia e per il mondo intero. E allora questa sera vogliamo invocare San Michele Arcangelo, che ha scelto questo luogo, che nell’Antico Testamento era guida e difensore del popolo di Dio, e ha voluto da questa montagna sacra benedire, difendere e affidare a Dio il popolo santo di Dio, la santa Chiesa. Oggi vogliamo invocarlo perché come nel passato, nei vari momenti di prova, di calamità naturali, anche di peste, i nostri padri in questo luogo lo hanno invocato e sempre hanno trovato il suo aiuto. La sua intercessione ha portato nel periodo di peste nel 1656 una prodigiosa salvezza per Monte Sant’Angelo. Oggi invochiamo per sua intercessione il Signore perché salvi non solo Monte Sant’Angelo, ma tutta l’Italia, tutto il Gargano, tutto il mondo da questa epidemia”.

Anche il sindaco Pierpaolo d’Arienzo si è unito a questa invocazione di fede e speranza, parlando a nome di tutti i cittadini di Monte Sant’Angelo, e mostrando tutta la fiducia verso colui che già in passato si era innalzato a protettore degli uomini, pregando che si possa arrivare ad una nuova normalità “in cui la sanità conta più delle armi, le garanzie dei lavoratori contano più del profitto, la famiglia, cioè le persone con cui abbiamo deciso di condividere la nostra vita, qualsiasi età esse abbiano, conti più di tutto”. Una speranza che di certo tutti le brave persone si ritrovano a condividere, oggi più che mai.

Autore: Redazione