Vissuto nel III secolo, San Sebastiano Martire fu un romano cristiano che nacque da illustre famiglia, nella Francia meridionale, a Narbona. Orfano di padre dalla tenera età, venne portato a Milano dalla madre, città in cui trascorse gli anni della formazione, fino all’adolescenza. La fede cristiana crebbe forte in lui, tanto che la tradizione lo vuole diventare capo di una corte pretoriana, mentre in segreto convertiva compagni d’arme e altre persone. Scoperto dall’imperatore Diocleziano fu condannato a morte per mano degli arcieri, ma sopravvisse alle ferite e venne curato da una pia vedova cristiana. Durante il Rinascimento, il suo primo martirio è stato uno degli episodi più rielaborati da numerosi artisti, che in genere lo ritraevano legato al tronco di un albero e trafitto dalle frecce. Appena tornato in forze, San Sebastiano fronteggiò l’imperatore denunciandone la crudeltà, cosa che gli fece subire una nuova condanna a morte, per sevizie. Il suo corpo fu poi condotto da altri fedeli, in quelle catacombe che ne hanno preso il nome. Nel corso dei secoli il suo culto si è consolidato ed ancora oggi è molto presente, con i fedeli che ne invocano la protezioni da peste e malattie. San Sebastiano martire è anche il protettore di militari e vigili urbani.
Nella città di Maniace (Catania), San Sebastiano viene scelto come santo patrono nel 1937, quando erano gli anziani a organizzare le manifestazioni religione in assenza dei preti, per portare avanti quella che erano le tradizioni di fede dei contadini di Tortorici, che così volevano ricordare il loro paese d’origine. La festa era quindi tanto un atto di fede religiosa, quanto una vera e propria occasione aggregativa per le famiglie contadine che andava a consolidare il legame tra la popolazione. Un legame forte ancora ai nostri tempi, poiché i riti e le usanze di un tempo sono rimaste pressoché invariate. Il santo martire (Sammastianu come viene chiamato popolarmente) viene festeggiato a Maniace sia il 20 gennaio, che la prima domenica dopo il 17 maggio.
Nella
domenica che precede la festa, rami di agrifoglio e d’alloro
vengono addobbati dai fedeli con immagini del santo e fiocchi rossi,
per essere poi benedetti e portati in processione dalla chiesa di San
Sebastiano fino a quella di Santa Maria di Maniace.
Alla vigilia
della festa, prende vita la processione chiamata “da Vara”,
durante la quale la vara del Santo viene portata in processione dalla
chiesa di San Sebastiano Martire fino alla chiesa del Castello, alla
luce delle torce portate dai fedeli. Al termine dei Vespri, “Voti”
e “Panuzzi” vengono distribuiti ai presenti dopo essere stati
benedetti.
Durante la festa per San Sebastiano martire, prima della celebrazione religiosa, uomini e donne in abiti bianchi, si ritrovano nella chiesa di Santa Maria di Maniace per la processione dell’offerta “da cira”, in cui ceri e doni vari vengono offerti al Santo. Il momento più atteso e caratteristico della festa avviene al termine della celebrazione religiosa, con il momento della “Fuitina”: i “nuri” corrono per tre volte lungo le navate della chiesa benedettina, seguendo la disposizione a croce latina della chiesa e portando il Santo a spalla. Il Santo viene poi condotto all’esterno dove trova “riposo” sotto il portale normanno, in cui i fedeli si radunano per ricordare il passato. La finale processione per le “contrade” del paese viene preceduta dai tre tradizionali giri attorno alla croce celtica che si trovano al centro del cortile del Castello, durante i quali i fedeli gridano a gran voce: “Grazie a Dio e a San Mmastianu Grazie! E ccu chiù beni ci voli chiù forti lu chiama Grazie!”. Un’invocazione che viene direttamente da quel passato che questa festa ricorda in ogni suo gesto.
Anche in questo difficile momento di emergenza sanitaria, nonostante la festa per San Sebastiano martire non potrà seguire i più consueti momenti aggregativi, i fedeli potranno trovare nella preghiera un momento di conforto, per ricordare il santo, e trovare la forza per superare questo duro periodo.