Lanfranco Beccari nacque a Groppello nei pressi di Pavia intorno nel 1134. Venne consacrato vescovo di Pavia da papa Alessandro III nel 1181. Memorie della sua biografia sono dovute alla ricostruzione che ne fece il suo successore al vescovado di Pavia, Bernardo, che, dopo la sua morte scrisse una “Vita Lanfranci”.
Da questo scritto emerge la figura di un uomo molto carismatico: pio, caritatevole, dalla vita esemplare, servizievole con i buoni ma duro con i prepotenti. A Groppello, piccolo paese sull’antico cammino della via Francigena, fece erigere l’Ospedale dei pellegrini, detto poi ospedale dei Santi Giorgio e Lanfranco, non un vero ospedale ma una struttura nata per accogliere e dare assistenza ed elemosina ai pellegrini provenienti dal nord, diretti verso Roma o la Terra Santa.
Viene ricordato nella storia della Chiesa cattolica come difensore dei diritti ecclesiastici nei confronti dei poteri civili che in quel tempo si stavano affermando nelle città padane. Attaccato dai Consoli che governavano il comune di Pavia, per difendere la chiesa fu costretto a lasciare la sua diocesi e nel 1181 partì da Pavia per andare a Roma, dal papa.
Allontanatosi da Roma tornò nei pressi di Pavia ritirandosi nel monastero che allora si chiamava del S. Sepolcro, dove morì il 23 giugno (così si crede) del 1198, come risulta da una lettera di Innocenzo III scritta nell’agosto dello stesso anno.
La sua fama di santità si diffuse rapidamente, già il suo successore Bernardo registrò, con atto notarile, addirittura 40 casi riconosciuti come miracolosi, alcuni davvero originali. Oltre a numerose guarigioni o scampati pericoli, risultano almeno tre testimonianze di prigionieri liberati dopo aver invocato l’intercessione del Santo. Nei documenti notarili sono trascritte le testimonianze dei protagonisti e di altri testimoni dell’epoca.
Nel febbraio del 1202 il giovane Giovanni Boglario si trova detenuto in carcere, incatenato ai ceppi mani e piedi. Invocò l’aiuto di San Lanfranco facendo voto di mettersi al servizio del Convento del Santo Sepolcro per il resto della vita. Dopo averlo sognato la notte, il mattino dopo si ritrovò libero, con i ceppi a terra perfettamente chiusi, senza nessun segno di effrazione. Il vescovo Bernardo, riconosciuto il miracolo lo liberò e Giovanni si mise al servizio della chiesa dedicata a San Lanfranco a Pavia, come promesso.
Il 1° giugno 1202 Uberto Verri, evaso dai sotterranei viene ferito gravemente, sebben in modo involontario, da una delle guardie che cercavano di catturarlo. Riportato in cella in fin di vita, invoca San Lanfranco e la mattina dopo si ritrova guarito e con la ferita cicatrizzata. Gli atti riportano la testimonianza delle guardie.
Nell’ottobre del 1203 Alberto da Novara viene condannato all’impiccagione per “molti gravi peccati e misfatti”. Portato verso la forca, pentitosi, comincia a pregare invocando l’intervento del Santo. Sistemata la corda al collo, la botola si apre, resta appeso per il collo ma ancora non muore, anzi continua a pregare incessantemente.
Altre due volte si ripete la procedura, ma nulla, non muore neanche tirandolo per le gambe: l’impiccato continua a elevate preghiere e ringraziamenti. Non resta altro alle autorità che concedere la grazia già concessa dal Potere Divino.
Ancora, nel bassorilievo della tomba di S. Lanfranco nella sua chiesa è scritto: “La giovane Gelasia, condannata con la falsa accusa di aver avvelenato il fratello, esce salva dal rogo”. L’ennesimo evento miracoloso.