Santa Cecilia fu una martire cristiana morta sotto Marco Aurelio. Festeggiata il 22 novembre, il suo culto ancora oggi è molto popolare, grazie al suo ruolo di patrona della musica (in dettaglio musicisti, liutai, cantanti e poeti).
Romana di nobili natali, fece voto di perpetua verginità, a dimostrazione della sua forte e casta fede nel Cristo. Un voto che la portò ad essere condannata a morte proprio per quella fede che non rinnegò nemmeno in punto di morte. Si dice anzi che riuscì a convincere anche Valeriano (il nobile di cui fu promessa sposa) e suo fratello Tiburzio. Seppur le relazioni tra di loro non sono state accertate, lo è invece il martirio di Valeriano e Tiburzio, sepolti nella catacombe di Pretestato.
Santa Cecilia fu invece sepolta nelle catacombe di San Callisto, ma nel 812 le sue reliquie furono fatte spostare nella Basilica a lei intitolata a Trastevere, a Roma, per volere di papa Pasquale I. Ancora oggi, la Basilica di Santa Cecilia in Trastevere è il santuario principale della vergine martire. Tra i simboli a lei attribuiti ci sono vari strumenti musicali, con particolare affezione all’organo, il giglio, emblema di purezza, e la palma. Il giorno della sua commemorazione è il 22 novembre.
Le motivazioni che portano Santa Cecilia ad essere proclamata patrona della musica sono incerti. Solo in un documento risalente al tardo Medioevo troviamo un esplicito collegamento tra la santa martire e la musica. Forse deriva da un’errata interpretazione dell’antifona di introito della messa nella festa della santa, che recita: “Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”.
La tradizione vuole il brano riferito al momento delle nozze di Santa Cecilia, che cantava a Dio nel suo cuore, mentre intorno suonavano gli strumenti. Il fraintendimento potrebbe riguardare un’interpretazione in cui Santa Cecilia cantava, accompagnata dagli strumenti. Infatti, solo dal XV secolo, la santa viene raffigurata mentre suona l’organo. Versioni più antiche paiono riferirsi a tali “organi” come agli strumenti di tortura che ne martoriavano la carne, mentre la santa indomita si concentrava solo nella preghiera che “cantava a Dio nel suo cuore”. Stando a questa versione, l’antifona si riferirebbe al momento martirio e non al banchetto di nozze.
Eppure nei secoli, il ruolo di patrona della musica divenne sempre più consolidato, tanto che nel XIX secolo, in Italia, Francia e Germania sorse e si diffuse il cosiddetto Movimento Ceciliano. Sotto questo nome si riunirono studiosi, musicisti e liturgici, allo scopo di dare nuova dignità alla musica liturgica, “contaminata” dall’influsso della musica popolare e del melodramma. Fu così, che scuole, associazioni e periodici sorsero in nome di Santa Cecilia, consolidando definitivamente il suo ruolo di patrona della musica.