L’11 dicembre è avvenuta la tradizionale inaugurazione del presepe e l’illuminazione dell’albero di Natale in Piazza San Pietro. Un evento che raccoglie sempre un gran numero di persone, non solo fedeli romani, ma anche pellegrini di tutto il mondo e turisti curiosi. Questa rituale inaugurale è stato introdotto da Giovanni Paolo II nel 1982, e anche quest’anno si è voluta mantenere intatta la tradizione, nonostante le difficoltà del periodo, anche per mandare un messaggio di speranza.
Ovviamente, per rispettare le norme anti-Covid solo un ristretto numero di fedeli ha potuto partecipare dal vivo alla cerimonia, mentre gli altri l’anno potuta guardare in diretta in eurovisione o sul sito Vatican Media. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e oltre all’illuminazione dell’albero di Natale e del presepe, è stata illuminata anche la scultura della Sacra Famiglia (dal titolo Angels Unawares), del canadese Timothy Schmalz, presente in Piazza dal 29 settembre 2019, per commemorare la 105° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Nel descrivere il messaggio della cerimonia, il cardinale Bertello ha dichiarato come “Questo presepe – ha commentato il porporato – ci fa capire che il Vangelo può animare tutte le culture e tutti i mestieri. Diventa un punto di arrivo e di partenza per la diocesi di Teramo che ha fatto un intenso cammino pastorale di preparazione basato su di esso. Un percorso che è andato incontro alla Slovenia, da cui arriva l’albero, con cui si è creato quasi un gemellaggio spirituale. Questo abete ci ricorda la bellezza straordinaria di questo Paese e le sue tradizioni”.
Come da tradizione, infatti, albero e presepe sono giunti in Piazza San Pietro assieme alle storie dei luoghi da cui provengono. Il presepe giunge dalla diocesi di Teramo, creato dalla scuola d’arte di Castelli. Un dono per un messaggio di forza e speranza, e una testimonianza della grande fede della popolazione abruzzese. Il grande abete viene invece dalla Slovenia, orgogliosa di poter donare un albero a papa Francesco, dopo averlo fatto l’ultima volta nel 1996 (a Papa Giovanni Paolo II), anche per meglio commemorare il trentesimo anniversario del Plebiscito Nazionale. Gli alberi più piccoli donati al Vaticano possono vantare di avere addobbi realizzati da nonni e nipoti sloveni, proprio per l’occasione. A testimonianza del forte collegamento tra le diverse generazioni, anche e soprattutto in questo periodo in cui si deve mantenere una certa distanza, proprio per il bene dei nostri cari.
Per quanto riguarda la scultura della Sacra Famiglia nell’opera Angels Unawares, si tratta di un’opera in bronzo, che rappresenta dei migranti e rifugiati di diverse culture ed epoche storiche su una barca. Un messaggio chiaro che ci ricorda come anche Gesù, Maria e Giuseppe sono stati migranti in fuga, per salvarsi la vita. Ed è proprio la Sacra Famiglia di Nazareth (nelle tre figure che la compongono) ad essere stata illuminata in questa occasione. Una copia gemella della scultura si trova a New York, alla Grand Army Plaza, ed a sua volta sarà illuminata per tutto il periodo natalizio, come simbolo di fratellanza, che ci accomuna anche ai popoli più lontani.