Il custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton ha ricordato come in questi momento così delicato, in cui si guarda al vaccino come fonte di salvezza, non si deve dimenticare che la vera salvezza non si raggiunge ad soli, ma arriva attraverso Cristo. E in questo si trova il vero significato del Natale, nella fede e nella speranza che la nascita del Figlio di Dio ha portato nel mondo. Già nel messaggio degli angeli ai pastori, Gesù viene presentato come Salvatore, e questo è infatti il ruolo per cui è giunto tra gli uomini.
La precarietà della vita umana, che la pandemia ha mostrato in maniera fin troppo dolorosa, fornisce uno spunto di riflessione, su quanto “abbiamo tuttora bisogno di salvezza”. Una salvezza che forse davamo troppo per scontata appena un anno fa, quando l’umanità si sentiva invincibile e padrona del suo mondo. La celebrazione della nascita di Gesù ci porta a ricordare invece che c’è una enorme differenza tra savezza corporea e la “salvezza più profonda che riguarda anche il senso della vita e il destino finale di ognuno di noi”. Ed è Gesù, il Salvatore, a portare questa salvezza.
Padre Francesco Patton ha riflettuto anche su un altro aspetto non sempre considerato: a portare la salvezza con la sua nascita è un bambino. Bambini che nella nostra società attuale vengono spesso viziati ma allo stesso tempo poco considerati. Parlando invece delle figure di Maria e Giuseppe, si è soffermato sulla loro grande fede, come descritta nei Vangeli. Maria che accetta di essere la madre del Salvatore, e Giuseppe che assolve al suo ruolo, comprendendo di avere una parte nella “storia di salvezza che Dio sta portando avanti”. E i genitori della Sacra famiglia erano spaventati, come Papa Francesco aveva detto in uno dei suoi recenti discorsi: prima la paura di non trovare un alloggio, quando Maria stava per partorire e poi la paura di Erode che cerca il neonato per farlo uccidere. Per questo fuggono e trovano rifugio in Egitto, diventando di fatto rifugiati, parola che in questi tempi crea ancora molto scalpore. Maria e Giuseppe insegnano però che le paure concrete si possono affrontare quando si è animati dalla fede, mentre rischiano di travolgere quanto non si è spinti da quella forza.
Pur essendo stato un Natale sottotono per l’assenza degli abituali numerosi pellegrini, la comunità cristiana di Gerusalemme ha celebrato la festa con gioia e come all’inno alla vita che simbolegia. Un momento che ha dimostrato la forza e il carattere della comunità, se si pensa che circa il 40% delle popolazione di Betlemme abbia sofferto del contagio dall’inizio della pandemia.
Quest’anno, in Terra Santa, le celebrazioni natalizie si sono svolte senza pellegrini, che in genere giungevano da tutto il mondo. Un evento dovuto alle restrizioni necessarie per prevenire un’ulteriore diffusione del coronavirus. La Santa Messa di mezzanotte è stata celebrata dal neo Patriarca di Gerusalemme, Pierluigi Pizzaballa, dando il via alle celebrazioni natalizie.
Il custode di Terra Santa, Padre Francesco Patton ha ricordato come in questi momento così delicato, in cui si guarda al vaccino come fonte di salvezza, non si deve dimenticare che la vera salvezza non si raggiunge ad soli, ma arriva attraverso Cristo. E in questo si trova il vero significato del Natale, nella fede e nella speranza che la nascita del Figlio di Dio ha portato nel mondo. Già nel messaggio degli angeli ai pastori, Gesù viene presentato come Salvatore, e questo è infatti il ruolo per cui è giunto tra gli uomini.
La precarietà della vita umana, che la pandemia ha mostrato in maniera fin troppo dolorosa, fornisce uno spunto di riflessione, su quanto “abbiamo tuttora bisogno di salvezza”. Una salvezza che forse davamo troppo per scontata appena un anno fa, quando l’umanità si sentiva invincibile e padrona del suo mondo. La celebrazione della nascita di Gesù ci porta a ricordare invece che c’è una enorme differenza tra savezza corporea e la “salvezza più profonda che riguarda anche il senso della vita e il destino finale di ognuno di noi”. Ed è Gesù, il Salvatore, a portare questa salvezza.
Padre Francesco Patton ha riflettuto anche su un altro aspetto non sempre considerato: a portare la salvezza con la sua nascita è un bambino. Bambini che nella nostra società attuale vengono spesso viziati ma allo stesso tempo poco considerati. Parlando invece delle figure di Maria e Giuseppe, si è soffermato sulla loro grande fede, come descritta nei Vangeli. Maria che accetta di essere la madre del Salvatore, e Giuseppe che assolve al suo ruolo, comprendendo di avere una parte nella “storia di salvezza che Dio sta portando avanti”. E i genitori della Sacra famiglia erano spaventati, come Papa Francesco aveva detto in uno dei suoi recenti discorsi: prima la paura di non trovare un alloggio, quando Maria stava per partorire e poi la paura di Erode che cerca il neonato per farlo uccidere. Per questo fuggono e trovano rifugio in Egitto, diventando di fatto rifugiati, parola che in questi tempi crea ancora molto scalpore. Maria e Giuseppe insegnano però che le paure concrete si possono affrontare quando si è animati dalla fede, mentre rischiano di travolgere quanto non si è spinti da quella forza.
Pur essendo stato un Natale sottotono per l’assenza degli abituali numerosi pellegrini, la comunità cristiana di Gerusalemme ha celebrato la festa con gioia e come all’inno alla vita che simbolegia. Un momento che ha dimostrato la forza e il carattere della comunità, se si pensa che circa il 40% delle popolazione di Betlemme abbia sofferto del contagio dall’inizio della pandemia.