Sant’Ilario è il principale patrono di Parma e viene festeggiato il 13 gennaio. Nato in un’agiata famiglia pagana di Poitiers, all’inizio del V secolo, Ilario ebbe una buona istruzione. Fu proprio per la possibilità di studiare la Bibbia che lo spinse alla conversione. I suoi scritti eruditi contro l’eresia ariana gli valsero il titolo di Dottore della Chiesa. La sua grande e buona reputazione lo portarono ad essere eletto vescovo della sua città. Eppure, la sua opposizione alle politiche imperiali lo condannò ad alcuni anni di esilio in Turchia (l’allora Frigia).
Non è ben chiaro quando Sant’Ilario divenne patrono di Parma, ma una tradizione risalente al Medioevo lega il santo vescovo a questa città. Si racconta che, di ritorno dall’esilio, il vescovo Ilario facesse tappa a Parma. Una breve sosta per riscaldarsi nel gelido inverno. Un ciabattino, notò che le scarpe del sant’uomo erano in pessime condizioni, quindi, mosso da carità cristiana, decise di donargliene un paio nuovo. Con quelle Sant’Ilario poté riprendere il viaggio con maggior comodità. Miracolosamente, il ciabattino trovò al posto delle scarpe donate al vescovo un paio di scarpette d’oro.
Su questa leggenda hanno preso vita diverse usanze, come quella delle scarpette di Sant’Ilario, ovvero i dolcetti di pastafrolla a forma di scarpa cucinati in occasione della ricorrenza del patrono. Panetterie e pasticcerie decorano le scarpette con zucchero glassato o cioccolato, rafforzando la fama di Parma come città creativa Unesco per la gastronomia. Altra tradizione è quella istituita dal Comune di Parma, che conferisce il Premio di Sant’Ilario, al cittadino, azienda o associazione che si è distinta nell’operare a favore del prossimo, e migliorare la qualità di vita locale e il prestigio della città.
A ricordo di questa radicata leggenda, che di certo ha contribuito alla fama locale di Sant’Ilario, si può ammirare un dipinto del Parmigianino nel monastero benedettino di San Giovanni Evangelista, rappresentato come un anziano scalzo dallo sguardo benevolo. Mentre in una statua dei primi del quattrocento, nell’Oratorio a lui dedicato, in Oltretorrente, il santo maturo e dalla folta barba viene raffigurato nell’atto di benedire un devoto in ginocchio davanti a lui.