La vita di San Biagio non è tra le più documentate. Di lui si sa che fu medico e vescovo a Sebaste (Armenia), dove morì martire intorno al 316, nel periodo delle persecuzioni dei cristiani. Nemmeno la tortura tramite la scorticazione con pettini di ferro (usati per districare la lana) lo portò a rinnegare la sua fede. Dopo tale supplizio venne infine decapitato.
San Biagio viene riconosciuto come santo e venerato tanto dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa. Il suo culto è molto diffuso. Patrono della città di Matera (Potenza) in cui furono portate le sue reliquie nell’VIII secolo. Sul Monte San Biagio è stata costruita una basilica in suo onore. Sono molte le città italiane a venerarlo e ricordarlo in particolare il 3 febbraio, giorno della sua memoria. Considerato uno dei quattordici santi ausiliatori, ovvero i santi che possono essere invocati per guarire mali particolari.
San Biagio viene spesso invocato per guarire il mal di gola, perché si racconta che guarì miracolosamente un bambino a cui si era conficcata una lisca nella trachea. Per questo lo si identifica come un santo in grado di guarire i mali che colpiscono la gola. Ancora oggi i parroci, nel celebrare la liturgia nel giorno a lui dedicato, eseguono l’antico rito della “benedizione della gola”. Tale rito si compie incrociando due candele, probabilmente a ricordo della lisca che estrasse dalla gola del bambino.
A Matera, i festeggiamenti per San Biagio patrono, avvengono in due ricorrenze: il 3 febbraio, come da tradizione, e in occasione della traslazione delle reliquie, dal primo sabato di maggio fino alla seconda domenica del mese, con ben 8 giorni di festa in suo onore. Si racconta che le pareti della Basilica e in seguito anche la statua di San Biagio eretta e posta in cima alla struttura nel 1963 abbiano stillato un liquido giallastro, che i fedeli raccolsero, utilizzandolo per curare i malati.
Alcune tradizioni culinarie sono legate a San Biagio, come il consumo del panettone natalizio appositamente fatto avanzare, per consumarlo in famiglia, come a Milano. A Salemi si cucinano e mangiano i “caddureddi”, la cui forma raffigura una gola, e i “cavaduzzi” (letteralmente “cavallette”). Si racconta infatti che nel 1542 San Biagio salvò la città da una carestia causata da un’invasione di cavallette. A Lanzana invece viene preparata la tradizionale “polpetta di San Biagio”.