Il “cristianesimo a distanza” non può esistere

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Dal Palazzo Apostolico, dopo due settimane di chiusura a causa della zona rossa, Papa Francesco si è di nuovo affacciato alla finestra dello studio papale per recitare il Regina Coeli. Un’occasione di rinnovata gioia con i fedeli, che ha strappato al santo padre la semplice confessione della mancanza della “piazza”.

Pur conscio della necessità del distanziamento causato dalla pandemia di Covid, Papa Francesco ha colto l’occasione per soffermarsi su tre verbi fondamentali per il cristiano: “guardare, toccare e mangiare“, ovvero “le tre azioni che possono dare la gioia di un vero incontro con Gesù vivo”. In queste semplici azioni si può trovare un rifugio dalle tentazioni di indifferenza, isolamento e distanziamento da chi soffre.

Queste tre parole sono fortemente legate ad uno specifico momento della catechesi. Davanti ai discepoli di Emmaus e degli altri riuniti nel Cenacolo, Gesù apparve salutando, e notando lo stupore dei presenti, che lo credevano un fantasma disse: ” Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi.” Infine, come ultima prova, chiede del cibo e si mette a mangiare.
E questa è l’esperienza con Cristo vivo, in grado di stupire e poi riempire di gioia. Un’esperienza così viva, che il pontefice ammette può essere compresa appieno solo quando viene vissuta in prima persona. 

Papa Francesco spiega che queste tre azioni possono davvero metterci in contatto con Gesù vivo, perché “Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri.”

Sul verbo toccare, Francesco spiega perché non può esistere un cristianesimo a distanza. Toccare come segno di avvicinamento, perché “L’amore chiede la vicinanza, il contatto, la condivisione della vita. Il buon samaritano non si è limitato a guardare quell’uomo che ha trovato mezzo morto lungo la strada: si è chinato, gli ha medicato le ferite, lo ha caricato sulla sua cavalcatura e l’ha portato alla locanda. E così con Gesù stesso: amarlo significa entrare in una comunione di vita, con Lui.

Riguardo il mangiare, questa è lo specchio dell’umanità nella sua forma più naturale, del bisogno dell’essere vivente di nutrirsi. Un’azione che se svolta insieme è una pura e semplice manifestazione di amore, che sia tra amici o in famiglia. Ed è questo che si fa nel cristianesimo, ci si nutre del Signore, e si viene trasformati dall’amore divino, in una vera e propria relazione con il Cristo Risorto e vivente.

Autore: Redazione