La Pasqua delle Chiese ortodosse e il Sacro Fuoco

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Sabato primo maggio le Chiese ortodosse hanno celebrato la Pasqua tramite il rito del Sacro Fuoco. Il Patriarca Teofilo III, primate della Chiesa Ortodossa di Gerusalemme, ha definito tale rito “un evento veramente ecumenico” in grado di unire “non solo i cristiani ma tutti gli uomini di buona volontà, senza distinzioni, in tutto il mondo”.

La liturgia del Sabato santo si caratterizza proprio con la cerimonia del Sacro Fuoco, evento liturgico più conosciuto e seguito della Città Santa, come asserito dal patriarca Teofilo III. Le origini del rito del Sacro Fuoco risalgono agli albori della Chiesa, è infatti una delle cerimonie più antiche della Chiesa di Gerusalemme.

Tale rito, chiamato anche “La prima Resurrezione”, si ispira alla luce intensa proveniente dalla tomba, raccontata da san Matteo nel suo Vangelo: “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro.  Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.  Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve» (Matteo, 28, 1-3).

Le candele accese per il rito in chiesa, sono simbolo di quella luce divina che attraversa l’intero mondo. “In ogni chiesa ortodossa, all’inizio della liturgia pasquale, il popolo dei credenti viene a ricevere la luce tramite la candela accesa dalle mani di un prete, una luce che gli è arrivata da Gerusalemme.”

Il rito del Sacro Fuoco è un simbolo di unità per gli ortodossi, “non solo per le nostre Chiese sorelle, ma anche per le nazioni ortodosse che sono unite tra loro da una naturale tradizione religiosa”. E a sua volta, cos’altro è quel fuoco, se non un simbolo dell’amore di Dio, diretto ad ogni essere umano, senza mai diminuire d’intensità. Infatti, gli ortodossi lo chiamano anche Fuoco sempre vivo “la cui fiamma brucia incessantemente nel Santo Sepolcro senza interruzione, anche nei tempi di difficoltà o di guerra”. Entrare in contatto con il fuoco vuol dire proprio essere uniti gli uni con gli altri. Il patriarca ha definito questa “la cerimonia delle cerimonie per la Chiesa di Gerusalemme”.

Non a caso Cristo disse “Io sono la luce del mondo. Chiunque mi segue non camminerà nel buio, ma avrà la luce della vita” (Giovanni, 8, 12). Il Signore è luce e il fuoco il simbolo della sua Resurrezione. Dopo i tre giorni di sepoltura emerse dalle tenebre portando la luce, così emerge dalle tenebre il Sacro Fuoco ogni anno, in Sua memoria. Così viene annunciata la sconfitta della morte e l’apertura della vita della Resurrezione per tutti. Serve a ricordare che il Sacro Fuoco ci fa ritornare il mistero della vita divina in Dio e della nostra realtà umana, ovvero allo scopo ultimo della nostra creazione, che è quella di  divenire «partecipi della Sua natura divina» (2 Pietro, 1-4).

Il Sacro Fuoco è riflesso della fiamma che brucia all’interno di ogni persona in cerca di Dio, in modo da garantire l’illuminazione a chi la cerca attivamente.

Autore: Redazione