Il cardinale Parolin si esprime sui migranti

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Un paio di settimane fa, in preparazione della Giornata mondiale del Rifugiato (il 20 giugno), il segretario di Stato e cardinale Parolin si è pronunciato sulla tanto discussa questione migranti, esortando a vedere questi esuli che viaggiano attraverso l’Europa per mezzo del Vangelo, che ci invita ad amare il prossimo e non per mezzo di visioni politicizzate.

Durante la veglia, in basilica di Santa Maria in Trastevere si è scandita la preghiera “Morire di speranza” , in memoria delle 43.390 persone morte dal 1990 ad oggi (senza contare i dispersi). Tra i presenti anche migranti provenienti da vari Paesi e i familiari di chi ha perso la vita durante le due traversate in mare. La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato la preghiera assieme ad altre associazioni impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti

“Tante vite spezzate mentre, per terra o per mare, erano in cerca di speranza” ha ricordato il cardinale Parolin. Affermando che questa “È una tragedia che da anni bussa alle porte di casa nostra e soprattutto alla porta della nostra coscienza. E che potrebbe ancora più tristemente degenerare in un vero e proprio naufragio di civiltà”. Dal giugno del 2020, solo nell’ultimo anno, sono state almeno 4071 le persone a perdere la vita nel tentativo di raggiungere il Continente europeo attraverso il Mediterraneo o per le vie di terra.

Accennando al valore della diversità e della storia, ha parlato di come “Attorno alle acque che hanno visto sorgere alcune tra le civiltà più splendenti della storia si assiste a una regressione del vivere comune, tra naufragi, morti, scene di rabbia e di miseria, dibattiti e discussioni senza fine, strumentalizzazioni di varia natura e soprattutto tanta, troppa indifferenza”.

Ha anche parlato di due gravi problemi legati a questa questione che dovrebbe essere valutata solo coscienza ed umanità. In primo luogo l’allarmante facilità con cui molti riescono a dimenticarla, per scandalizzarsi solo davanti a una tragedia più incisiva… per la durata di alcuni giorni. In secondo luogo ci sono ormai evidenti “da steccati partitici difficili da valicare” sull’argomento. Tali steccati derivano dalla strumentalizzazione che si fa di questo grave argomento e che “rischiano di degenerare in visioni antitetiche e politicizzate: accoglienza contro difesa dei confini, solidarietà contro sicurezza, internazionalismo contro patriottismo. Sono antinomie che fanno dimenticare la singolare concretezza di ogni persona umana”.

Visioni e convinzioni politiche spesso diffuse anche tra i fedeli, che si fanno guidare da una tifoseria partitica piuttosto che ascoltare la “Parola radicale e spiazzante del Vangelo, che esorta a non essere contro nessuno e ad amare il prossimo, ogni prossimo, in particolare i più deboli, coloro attraverso i quali Gesù ci ripete: Io sono lì“. E proprio Gesù è la bussola che deve guidarci con il suo esempio, e la solidarietà è “la via per uscire dal buio della tempesta”, ed è anche “l’unica via per non perdere la rotta dell’umano e, al tempo stesso, del divino”.

Autore: Redazione