Tra il XV e il XIX secolo nasce in Sicilia la tradizione dei dolci preparati dalle monache di clausura. Il ruolo svolto dalle suore di clausura nella creazione dei dolci, diventa precursore delle prime pasticcerie.
Il periodo è attorno al 1400 e le monache di clausura, quasi tutte di nobili origini e costrette dalla famiglia a prendere i voti, utilizzano l’arte culinaria come unico contatto con il mondo esterno. Cucinano dolci per meravigliare e per contraccambiare i favori di alti prelati, medici, professionisti con i quali devono, malgrado la clausura, entrare in contatto. Creano meraviglie per il palato e per gli occhi. Vere e proprie specialità gastronomiche che nei secoli successivi si potranno comprare attraverso la ruota del convento, quella stessa, dove al tempo dei Beati Paoli, si lasciavano i bambini orfani o abbandonati.
A Palermo ci sono 21 conventi, e in questi luoghi sono state pensate e realizzate molte ricette gustose. Ogni convento aveva la propria specialità, ad oggi tutte tramandate ai pasticceri siciliani, e per ogni festa si preparava un dolce per consacrarla.
A esempio la Mustazzola nasce nel Monastero Settangeli, un dolce composto da mandorle tritate, farina, zucchero e miele. Le origini della famosa cassata siciliana si trovano nel Monastero di Valverde e questo dolce viene definito dolce di Pasqua in un documento del 1575 del Sinodo di Mazara. L’austero Monastero di Palermo vise nascere i frutti di Martorana, e le minne di vergini sono state fatte dalle suore del Monastero delle Vergini.
Le suore del Conservatorio di Santa Lucia (Badia del Monte) preparavano la cuccia, dolce di frumento fatto bollire e condito con crema di ricotta e canditi.
I sospiri di monaca e i taralli invece sono stati appositamente inventati dalle suore proprio per il periodo quaresimale, dove è vietato l’utilizzo di diversi ingredienti.
Il Biancomangiare, dolce delicato di origini arabe, venne inventato nel monastero di Santa Caterina, e solitamente veniva donato ai bambini e agli ammalati.
Come dimenticare i cannoli, fatti di crema di ricotta, canditi e cialde di farina fritta, la leggenda vuole che nascano da uno scherzo carnevalesco in cui le suore facevano uscire dal rubinetto (anticamente detto cannolo) crema di ricotta anziché acqua. Questo fatto si narra accadesse nel Convento di Santa Maria di Monte Oliveto, lo stesso dove si preparavano teste di turco e cassatelle e per i bimbi, durante il periodo Pasquale, i pupi con l’uovo, dolci di frolla a forma di omino in cui viene inserito l’uovo al posto della pancia.
Per Natale, le suore del Monastero di Santa Elisabetta preparavano i nucatilli, dolce a base di noci e miele, mentre l’11 novembre i biscotti di San Martino.
Da non dimenticare la festa di Santa Rosalia, dove le suore del Monastero della Concezione al Capo, preparavano i moscardini, mentre le sfinci con panna venivano confezionate per la festa di San Giuseppe dalle abili mani delle suore del Monastero delle Stimmate.
Grazie alle suore di clausura e alla ruota “delle delizie” ancora oggi si tramandano e si possono gustare questi meravigliosi dolci.