Sati Patroni delle città di Udine e Gorizia, Ermacora e Fortunato.

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I Santi Ermacora (o Ermagora) e Fortunato vengono festeggiati il 12 luglio e sono Patroni dell’arcidiocesi di Udine e di Gorizia, Ermacora fu il primo vescovo di Aquileia e Fortunato fu suo diacono. La loro festa, molto antica in Friuli, si svolge nel cuore dell’estate, la data del 12 luglio era legata anche a proverbi, tradizioni e riti ad petendam pluviam.

Si narra che l’apostolo Pietro, mentre si trovava a Roma, incaricò il discepolo ed evangelista Marco di diffondere la buona novella nella città di Aquileia. Marco intraprese questo lungo viaggio e finalmente giunse nei pressi della metropoli altoadriatica. Presso la porta occidentale incontrò un giovane lebbroso che lo scongiurò di guarirlo, visto che Marco era un medico cristiano capace di guarire tutte le malattie. L’evangelista allora lo toccò e all’istante braccio e mano guarirono. Il giovane, di nome Ataulfo ed era di nobile stirpe, corse a casa e raccontò tutto al padre Ulfila che a sua volta si precipitò dallo straordinario taumaturgo e lo pregò di guarire completamente suo figlio. Marco esaudì la preghiera, vedendo che Ulfila era pronto ad accogliere la fede cristiana; così il nobiluomo venne subito battezzato insieme alla sua famiglia.

Finita la sua missione in città Marco volle far ritorno a Roma per rivedere Pietro. Portò con sé Ermacora, uomo di salda fede e persona corretta, affinché fosse consacrato vescovo da Pietro in persona. Quando fece ritorno in patria, Ermacora continuò a predicare con fervore, compiendo miracoli, battezzando, ordinando sacerdoti e diaconi, inviando missionari nelle città della regione aquileiese.

Quando ad Aquileia si insediò Sebasto, il nuovo preside, i sacerdoti pagani chiesero di intervenire verso Ermacora, colpevole di allontanare il popolo dai templi degli dei romani con le sue prediche sulla nuova religione. Sebasto lo fece arrestare e gli ordinò di abiurare sacrificandosi agli dei pubblicamente. Ermacora rifiutò, così venne condannato alle torture più tremende. Il Santo le sopportò così coraggiosamente da impietosire il popolo, che chiese al preside di farle smettere. Per non creare disordini, Sebasto fece incarcerare Ermacora. che in cella continuò a pregare e a parlare di Cristo. Ponziano, il suo carceriere, si convertì e chiese il battesimo, poi aiutò molti aquileiesi a recarsi in carcere per ascoltare la predicazione di Ermacora e convertirsi.

I sacerdoti pagani si arrabbiarono e intimarono al preside di condannare Ermacora alla pena di morte. Sebasto prese tre giorni di tempo per riflettere e agire con prudenza. Furono giorni intensi, in cui Ermacora cmoì altri miracoli: guarì il figlio di Gregorio, che era indemoniato, e ridonò la vista alla matrona Alessandria. Poi, su richiesta dei presbiteri, nominò suo successore il diacono Fortunato. Nonostante ciò, impaurito dalle minacce dei sacerdoti, Sebasto decise di far decapitare Ermacora insieme a Fortunato, ma volle che la condanna fosse eseguita di nascosto, in carcere e di notte, per paura di rivolte. I loro corpi furono raccolti da Ponziano, Gregorio e Alessandria e sepolti in un cimitero non lontano dalle mura della città. Tutti i malati che si recavano a venerarne la tomba riacquistavano la salute.

Autore: Redazione