Il battesimo di Cristo viene celebrato dalla Chiesa la domenica successiva all’Epifania e questo evento è stato di grande ispirazione per molti artisti, fin dai primi secoli del Cristianesimo. Soprattutto i pittori hanno dedicato a questa pagina del Vangelo splendide opere iconografiche che la ritraggono secondo vari punti di vista.
Il Vangelo ci racconta che sulle rive del Giordano Gesù si recò da Giovanni per farsi battezzare. Quando uscì dall’acqua sopra di lui volò la colomba dello Spirito Santo e una voce potente venne udita da tutti: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.
Tra le molteplici opere una che spicca per bellezza a sapiente uso della prospettiva è sicuramente quella dell’artista Aretino Piero della Francesca che con suo Battesimo di Cristo ha incantato migliaia di spettatori.
Tutto il complesso artistico fu realizzato tra il 1440 e il 1445 per la Badia Camaldolese (un antico monastero benedettino) e l’attenzione di chi lo ammira ricade immediatamente sulla figura centrale del protagonista: Gesù, che a mani giunte riceve il battesimo da Giovanni Battista su una sponda del fiume Giordano in Galilea. Al centro, sopra la testa di Gesù, troviamo una colomba bianca che sta a simboleggiare lo Spirito Santo, mentre in primo piano vi sono tre angeli, i quali sono sempre posizionati alla sinistra dell’osservatore. Dei tre due di questi si stringono la mano e sono rispettivamente ornati di rose e foglie, un chiaro riferimento alle due Chiese d’Oriente e d’Occidente. Mentre il terzo, vestito con i colori della Trinità, bianco blu e rosso con il palmo della mano compie un gesto che sta a simboleggiare la riconciliazione tra le Chiese (separate dopo lo Scisma del 1054).
Sullo sfondo un uomo che sta svestendosi (o rivestendosi), si presta a diverse chiavi di lettura; si spoglia dai peccati e dopo il battesimo si veste con una nuova veste in segno di purificazione avvenuta. Alcuni studiosi invece pensano che l’uomo sia addirittura Gesù Cristo in un atto che precede il Battesimo.
Una cosa curiosa va detta sul paesaggio, che dovrebbe essere la Valle del Fiume Giordano, ma l’artista retino decise di ambientarlo in un luogo geografico a lui conosciuto, Il Borgo di San Sepolcro.
La luce che troviamo nel quadro è omogenea, priva di contrasti e la profondità spaziale è resa attraverso elementi quali le grandezze sempre minori con l’allontanarsi delle distanze, la stradina percorsa dai monaci e in ultimo il corso del fiume che rispecchia la natura circostante.
Grande importanza è giocata da uno schema prospettico costante e modulato. Come prima cosa vediamo il triangolo che ha il vertice nel piede di Cristo e la base immaginaria posta sulle ali delle colomba, una semicirconferenza che coincide con l’ombelico di Cristo, un cerchio di minor diametro invece coincide con la colomba. I volti dei personaggi appaiono imperturbabili ad accompagnamento del rigore cromatico e luminoso dell’opera.