La corsa degli Scalzi 2023 si terrà nelle date del 2 e 3 settembre, un rito dal grande significato per la comunità di Cabras e per il villaggio di San Salvatore di Sinis, entrambi in Sardegna. Questi giorni daranno vita a un evento che unisce fede e tradizione in una pratica religiosa che è diventata uno dei punti focali dell’identità isolana: la Corsa degli Scalzi, una celebrazione in onore di San Salvatore.
I preparativi sono già in corso nel pittoresco paese del Sinis. La figura di Santu Srabadori, conosciuto anche come San Salvatore, è onorata con il massimo impegno. La popolazione rivolge preghiere a lui chiedendo grazie, che spaziano dalla guarigione da malattie alla ricerca di occupazione, dimostrando la profonda fiducia e devozione verso il Santo.
Centinaia di uomini e ragazzi si stanno allenando intensamente in questi giorni per partecipare alla processione caratteristica dell’evento. Come suggerisce il nome stesso, la Corsa degli Scalzi prevede che i partecipanti percorrano a piedi nudi una distanza di 7 chilometri, lungo un percorso segnato da sudore, polvere, lacrime, emozioni e soprattutto, una fede incommensurabile. Questo rito si ripete fedelmente ogni primo sabato e domenica di settembre.
La partecipazione delle donne nel rito è fondamentale. Proprio una settimana prima del grande evento, il venerdì 25 agosto, le donne del paese vestite con il costume tradizionale di Cabras, si metteranno a piedi nudi per portare in processione la statua di Santu Srabadoreddu. Questa piccola statua, che può essere tenuta in mano, verrà trasportata dalla Chiesa di Santa Maria Assunta di Cabras al villaggio e alla chiesa di San Salvatore nel Sinis. Le donne suddivideranno il tragitto in 14 gruppi, rappresentando le stazioni quaresimali, e si alterneranno nel sostenere la statuetta del Santo, anticipando così la solenne processione degli uomini.
La storia della Corsa degli Scalzi ha radici antiche. Essa commemora un episodio del 1619 quando i saraceni minacciavano il villaggio di Cabras. Gli abitanti, per proteggere la loro terra e la statua di San Salvatore, ebbero un’idea geniale. Si legarono rami di frasche ai piedi nudi per sollevare polvere, facendo sembrare di avere un esercito numeroso. Questo stratagemma intimorì i saraceni che fuggirono, permettendo al villaggio di respingere l’invasione. Questo evento è alla base della festa attuale, che ripete il voto fatto a San Salvatore in quel momento critico.
Ogni anno, seguendo precise regole, 14 gruppi di “curridoris”, divisi in “mudas” da cinque corridori ciascuna, partecipano alla processione. Sette gruppi corrono il sabato e sette la domenica. L’estrazione de “sa muda” avviene il venerdì prima della festa, e i curridoris iniziano la loro corsa all’alba del sabato dal perimetro di Cabras, percorrere gli sterrati del Sinis e giungere al villaggio di San Salvatore, portando la statua del Santo su una sorta di portantina.
L’arrivo dei curridoris a San Salvatore è segnato dall’urlo liberatorio “Evviva Santu Srabadori”. La processione continua quindi al passo, accompagnata dai canti in onore del Santo, fino alla Chiesetta di San Salvatore. La processione inverte il percorso la domenica sera, per poi concludersi il lunedì successivo con la processione di Santu Srabadoreddu, dove le donne di Cabras sono protagoniste.