Gesù buon pastore che ama tutti i suoi figli

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Durante la quarta domenica di Pasqua, chiamata del Buon Pastore, prima della preghiera del Regina Caeli, Papa Francesco ha speso parole sull’amore profondo di Gesù verso tutte le sue “pecorelle”, nessuna esclusa, nemmeno quelle che sembrano non volergli dedicare del tempo.

Il santo padre ha spiegato che Gesù è proprio il Buon Pastore “sempre pronto a prendersi cura di noi” e che ci conosce “uno a uno”. Lui tende il suo sguardo anche verso quelli che frequentano poco o mai “le nostre comunità” (ovvero le chiese), e ci avvolge con “la luce della sua parola e la forza della sua presenza”. Difendere, conoscere e amare le proprie pecore sono le caratteristiche di un vero pastore.

Citando il Vangelo di Giovanni, ha ricordato le parole di Gesù, che afferma come al mercenario “non importano le pecore, perché non sono sue. Fa questo mestiere solo per la paga, e non si preoccupa di difenderle: quando arriva il lupo fugge e le abbandona”. E questo lo rende un cattivo pastore, ben i contrasto con i valori del buon pastore.

In quanto pastore vero, invece, Gesù rivolge verso di noi il suo sguardo amorevole e “ci difende sempre e ci salva in tante situazioni difficili, pericolose, mediante la luce della sua parola e la forza della sua presenza, che noi sperimentiamo sempre e se vogliamo ascoltare, tutti i giorni”. Perché Gesù ci conosce tutti, non è il pastore di un gregge anonimo, di una massa senza volta, ma per Lui siamo “persone uniche, ciascuno con la propria storia, ciascuno con il proprio valore, sia in quanto creatura sia in quanto redento da Cristo”.

E la conoscenza che Gesù ha di noi è profonda: conosce i nostri pensieri e i desideri, ed anche le nostre pecche, e proprio perché conosce queste ultime che è capace di prendersi cura di noi, ed è pronto a “sanare le piaghe dei nostri errori con l’abbondanza della sua misericordia”. Non è forse il Buon Pastore quello che cura ogni sua pecora, anche quella malata, e si preoccupa per ognuna di loro?

E Gesù non si è limitato ad amarci e accudirci, ma è arrivato a dare la vita per noi, morendo sulla croce. Un gesto spinto dall’amore e dalla volontà del padre che non vuole che nessuno vada perduto. L’estremo sacrificio e gesto misericordioso è stato compiuto per tutti noi; “l’amore di Cristo non è selettivo”. E questo affetto smisurato si estende anche alle “altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. E citando questo brano del Vangelo, Papa Francesco si è riferito ai molti che seguono le comunità cristiane sono per festività specifiche o che non vanno mai a messe. Perché anche questi sono figli di Dio e fanno parte della sua visione unificatrice e universale.

Autore: Redazione