Le parole di Papa Francesco per la 58° giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

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Dalla Basilica Vaticana, la settimana scorsa, Papa Francesco ha presieduto la  58° giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nove nuovi diaconi si sono visti conferire il ministero sacerdotale da Papa Francesco, assieme ad altre autorità ecclesiastiche come il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale per la Diocesi di Roma, monsignor Gianpiero Palmieri, vicegerente di Roma. Oltre a questi, hanno presenziato alcuni cardinali e i vescovi ausiliari, i superiori dei Seminari interessati e i parroci degli ordinandi.

La raccomandazione espressa da Papa Francesco durante l’omelia è come sempre semplice e diretta: “siate pastori e non imprenditori, perché quella del sacerdozio non è una carriera ma un servizio”. Perché questo il volere del Signore, avere pastori al suo servizio: “Pastori del Santo popolo fedele di Dio. Pastori che vanno con il popolo di Dio”. Che lo stiano guidando o che si trovino dietro per osservarne “i movimenti”, il sacerdote deve essere “sempre lì, con il popolo di Dio”. Lui per primo ha servito il suo popolo, e quello è l’esempio da seguire.

Le tre parole su cui si basa “lo stile” di Dio sono: vicinanza, compassione e tenerezza. E queste tre parole da sole, bastano ad essere la guida dei nuovi presbiteri. In particolare, essere vicino al Signore significa instaurare un dialogo con Lui. Dio ci è sempre stato vicino, anche nei momenti brutti del peccato. Così i sacerdoti devono essere sia al fianco del popolo di Dio, sia vicini al Signore con la preghiera, perché “Un sacerdote che non prega, lentamente spegne il fuoco dello Spirito dentro“.

Un errore da cui ha messo in guardia è quello di cedere al pettegolezzo, all’attrito che si può creare anche con un altro fratello sacerdote. Un comportamento pericolose e malsano quello del pettegolezzo, a cui va sempre preferita la via diretta dell’onesta, che sia percorsa attraverso una battuta scherzosa o affrontando la questione dicendo ciò che si pensa direttamente “in faccia” all’altro. Solo così si può raggiungere la necessaria unità collaborativa, fondamento di un buon sacerdozio.

Infine, Papa Francesco ha espresso un importante appunto riguardo la tentazione di diventare “chierici di Stato” che troppo si allontana dai reali bisogni della gente, inseguendo il richiamo dei soldi e del potere. Ha ricordato che “Nessuno di voi ha studiato per diventare sacerdote. Avete studiato le scienze ecclesiastiche”, e queste devono aiutare a non perdere mai di vista il popolo di Dio. Ogni sacerdote deve ricordare la sua famiglia, da cui proviene, il suo popolo e i suoi problemi, e le persone che lo hanno introdotto nella fede. Solo così si può avere la reale compassione necessaria ad ascoltare e consolare il proprio gregge, diventando un buon sacerdote del popolo.

Autore: Redazione