Sono trascorsi cinque anni da quando Papa Francesco ha firmato l’enciclica del Laudato si’, una vera e propria mappa per indicare la via di una società più giusta per la vita umana ed il Creato intero, un forte e decisivo passo per la Dottrina sociale della Chiesa. Nell’ampio documento papale si parte dall’assunto che ogni cosa è connessa, un particolare fondamentale per comprendere anche il rapporto tra le creature ed il Creatore. Non si può quindi parlare di questione ambientale, senza parlare di cambiamenti climatici, aspetti sociali (come guerre, povertà e migrazioni), si tratta infatti di una crisi unica il cui aspetto ecologico è l’apice di una base composto da crisi etica, culturale e spirituale.
In questo periodo e per l’anno a venire si torna a ragionare sul Laudato si’ anche per raccogliere idee, esperienze e proporre iniziative e buone pratiche; si condivide quello che l’enciclica ha fatto sorgere nei territori e nelle comunità. Inoltre, visto il grave momento in cui l’umanità tutta è alle prese con la lotta al coronavirus, permette anche di riflettere a quello che si potrebbe fare una volta che il virus sarà debellato. A che mondo possiamo aspirare?
Perché il Laudato si’ non è un modo per aiutare a comprendere quali sono i processi dannosi e distruttivi che la ricerca del profitto ad ogni costo esaltata dal mercato hanno portato ad attivarsi. Non si tratta però di una nostalgica e insensata voglia di “tornare indietro” spinti magari da un modo di nostalgia, ma di una via per camminare verso un futuro per tutto il Creato. Perché “vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e contraddice la realtà fino al punto di rovinarla”. Di questo è sicuro Papa Francesco, quando si parla delle radici del problema ecologico.
Il punto fondamentale alla base del Laudato si’ è il ripartire dalla realtà, e per farlo Papa Francesco parla di “sfuggire al paradigma tecnocratico che ha finito per collocare la ragione tecnica al di sopra della realtà , tanto che non sente più la natura né come norma valida, né come vivente rifugio”. L’uomo da sempre interviene sulla natura (non è certo un aspetto dei tempi moderni), eppure pare avere perso la “caratteristica di accompagnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse”. Prendiamo, sottraendo ed estraendo quanto possibile, senza curarci delle conseguenze a breve e soprattutto a lungo termine. Conseguenza che la sapienza umana riesce a mettere in evidenza, ma che gli uomini si rifiutano poi di ascoltare. Si deve andare verso “uno sviluppo umano e sociale più sano e fecondo”.
La verità, e la situazione causata dal coronavirus l’ha messo ben evidenza, è che “non si può rimanere sempre sani in un mondo malato” (anche se lo credevamo), e di questo fa intrinsecamente parte il modo in cui abbiamo ignorato le ingiustizie e le guerra planetarie, così come “il grido dei poveri e del nostro pianeta malato”. La crisi che viviamo e che ha messo ben in risalto le nostre fragilità, può essere un punto importante per pensare ad una società dove la vita umana, in particolare dei deboli e degli indifesi, sia protetta, con cure a disposizione di ogni malato, ed in cui la natura non venda depredata indiscriminatamente ma coltivata proprio per portare tale benessere. A questo vuole guidarci il Laudato si’.