Luca, Evangelista della Misericordia di Dio

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Luca, autore del terzo vangelo e degli Atti degli Apostoli. Luca nacque tra il 9 e il 10 d.C. ad Antiochia (l’attuale Antakia nella Turchia sudorientale) capitale del regno di Siria dal 301 a.C..

E’ patrono dei medici in quanto lui stesso esercitava la professione medica, e dei notai, pittori e scultori.

Nelle chiese lo vediamo raffigurato con un Toro alato, simbolo associato al fatto che il suo Vangelo inizia con l’annuncio della nascita del Battista a Zaccaria nel Tempio, mentre sta probabilmente offrendo un toro in sacrificio a Dio.

Luca nasce in una famiglia pagana ma nel 37 d.C. viene a contatto con l’esperienza cristiana da cui senz’altro rimane affascinato, soprattutto alla luce di una comunità che, seppur giovane, vive con “un cuor solo e un’anima sola”. Qualche anno dopo, la sua amicizia con San Paolo, che si era recato ad Antiochia per l’iniziazione cristiana della comunità che era nata in quel luogo, porta il cuore di Luca alla conversione al cristianesimo tanto da farlo diventare “compagno di lavoro”  dell’apostolo delle genti e da essere citato nelle lettere di Paolo come “caro medico” o nominato nei saluti alle comunità. Inoltre Paolo dà notizia che Luca è in carcere con lui mentre attende l’esecuzione della condanna a morte.

I suoi scritti, in particolare gli Atti, ci rivelano una buona formazione culturale: scrive in un greco eccellente e conosce bene la traduzione biblica dei 70 (scritta in greco), pur non essendo ebreo.

Redige il Vangelo probabilmente tra il 70 e l’80 d.C., indirizzandolo ad un certo Teòfilo: in effetti era uso dell’epoca dedicare i propri scritti a personaggi di un certo rilievo (forse un esponente dell’amministrazione imperiale oppure un cristiano illustre); ma potrebbe trattarsi di un modo per dedicare il Vangelo agli “amanti di Dio” così come si traduce il termine teòfilo e questa ipotesi è più accreditata dal fatto che leggendolo si scorge la condivisione di Luca all’opera di evangelizzazione di Paolo, l’apertura della chiesa all’universalità che indirizza il messaggio evangelico anche ai pagani.

Luca, a differenza degli altri evangelisti, non ha mai conosciuto Gesù, se non attraverso i documenti scritti e la testimonianza degli apostoli Giacomo, Pietro e Barnaba. Ha inoltre conosciuto Maria, la madre del Signore, per cui le notizie intime e dettagliate dell’infanzia devono essere state raccolte senz’altro attraverso i ricordi e le parole (che solo lui riporta) di quest’ultima: il turbamento e lo stupore dell’annunciazione, l’esultanza del Magnificat, l’angoscia del parto a Betlemme e dello smarrimento di Gesù dodicenne.

Il suo obiettivo è quello di scrivere un’opera storica riportando i fatti in ordine cronologico, ma in realtà farà molto di più: Luca conduce il lettore ad incontrare la misericordia infinita di Dio (Dante lo definisce “scriba mansuetudinis Christi”) che vuole che tutti siano salvi, che include nel Regno soprattutto i poveri e gli emarginati (peccatori, donne, pagani), che annuncia con gioia che Gesù è il Kyrios, il Signore.

Quello secondo Luca è il “Vangelo della misericordia”: delicatissime e colme di questo amore sono le pagine del buon samaritano, della pecorella smarrita, del pubblicano umile, di Zaccheo che incontra la salvezza e del padre misericordioso che accoglie e perdona il figlio. Luca ci mostra un Padre che vive con pathos le vicende dei propri figli, che si fa vicino e con tenerezza li conduce per mano a conoscere il figlio per avere la salvezza.

Racconta un Gesù che può avere un messaggio di speranza per gli esclusi e i sofferenti: perché è un Salvatore che ascende alla gloria attraverso la Kenosis, che incontra la vita accogliendo la morte. Beati diventano così il povero Lazzaro, la vedova che dà tutto quello che aveva a differenza del giovane ricco che se va triste.

E’ il Vangelo dei lontani: solo Luca riporta il dialogo di Gesù con il buon ladrone sul Calvario.

E’ il Vangelo dei dubbiosi e degli smarriti: ci racconta di un Gesù che si fa vicino ai discepoli di Emmaus, li conduce ad una conoscenza profonda e nuova, apre il cuore all’azione dello Spirito perché vengano illuminati e possano riconoscerlo nello spezzare il pane e tornare a Gerusalemme a gridare la gioia della Resurrezione.

E’ il Vangelo della relazione con Dio che nasce e si costruisce attraverso la preghiera: ci mostra un Gesù che si ritira in luoghi solitari e nel silenzio della notte per i lunghi dialoghi col Padre, soprattutto prima dei momenti cruciali della sua vita (la scelta dei dodici, il dono del Padre Nostro, l’arresto nel Getsemani).

Così come per Luca è stato fondamentale incontrare, ascoltare e accogliere l’annuncio della Chiesa nascente, egli sente il desiderio di raccontare questa Chiesa missionaria alla quale urge portare il Vangelo in tutto il mondo, sotto l’azione potente dello Spirito Santo, che dal Cenacolo invia gli Apostoli a tutte le genti. Per questo scrive gli “Atti degli Apostoli” intorno all’80-90 d.C. (Luca non viene nominato in questo scritto ma ne risulta l’autore in quanto spesso nel racconto scrive in prima persona plurale riportando spesso il “noi”).

Questo libro può essere considerato come la prima storia della Chiesa che narra, dal 30 al 63 d.C, la sua nascita a Gerusalemme dopo la Pentecoste, l’invio degli apostoli in missione e il fiorire delle prime comunità (che Luca offre come modello di carità che continua l’opera di Cristo), il primo Concilio, i viaggi di Paolo (di cui fu compagno nel secondo e terzo viaggio da Antiochia fino alla Turchia e alla Grecia) e la prigionia dell’apostolo delle genti a Roma dal 60 al 62 d.C., prima del martirio.

Inoltre Luca si spese per l’evangelizzazione della Macedonia, della Dalmazia, della Gallia e dell’Italia.

La tradizione lo indica come uno dei primi iconografi della Vergine Maria, e degli apostoli Pietro e Paolo. Di tutte le immagini bizantine che gli vengono attribuite, la più frequente è l’icona mariana in cui la Vergine ha il bambino in braccio ed indica la via: Maria sorregge il figlio con il braccio sinistro e con la mano destra lo indica come “via, verità e vita”; ne sono un esempio la Madonna di Czestochowa, la Madonna Costantinopolitana e quella detta “salus populi romani” conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Alcuni affermano che Luca abbia concluso la sua esperienza terrena (probabilmente il 18 ottobre) celibe, senza figli, all’età di 84 anni, con la morte naturale in Bitinia, mentre altri indicano come luogo Tebe (nell’attuale Grecia), ed altri ancora ne riportano il martirio appeso ad un ulivo a Patrasso insieme all’apostolo Andrea.

Le sue spoglie vennero deposte nella Basilica dei dodici Apostoli a Costantinopoli insieme a quelle di S. Andrea, dopo la metà del IV secolo. Poi giunsero a Padova insieme a quelle di S. Mattia dove si trovano ancora oggi (recenti studi ne hanno accertato l’autenticità, eccetto il capo), nella Basilica di Santa Giustina, forse per salvaguardarle dalla persecuzione iconoclastica dell’VIII secolo.

Senz’altro San Luca ci ha lasciato una grande ricchezza nel messaggio biblico e iconografico per cui vale la pena di allargare l’orizzonte e sollevare lo spirito, dedicando un po’ di tempo quest’oggi alla meditazione di qualche pagina del Vangelo o degli Atti, o alla contemplazione di un’icona.

http://www.vaticano.com/turismo/scheda_98_santuario-della-beata-vergine-di-san-luca.html

Autore: Vera De Dominicis

Nata ad Ancona, sposata e mamma di tre figli. Laurea di Magistero presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose "Lumen Gentium" di Ancona, insegna Religione Cattolica alle superiori. Catechista, segue il suo percorso di fede nel Cammino Neocatecumenale, assieme al marito.