Oggi si ricorda la dipartita di Santa Teresa di Calcutta, ma nota a tutti noi con il nome di Madre Teresa di Calcutta, nata a Skopje da genitori albanesi nel 1910 con il nome di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu.
Insignita di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la Pace, il Bharat Ratna e l’Order of Merit (le più alte onoreficenze civili di India e Regno Unito), ha costantemente dedicato la sua vita alla cura degli ultimi, in uno dei paesi più poveri del mondo, che anche oggi, nonostante la crescita industriale rivela una enorme divisione nella divisione della ricchezza.
Il suo percorso da Skopje a Calcutta
Nata nell’agosto del 1910 a Skopje, all’epoca ancora facente parte dell’Impero Ottomano, da una famiglia benestante di origine albanese. Entrambi i genitori erano originari del Kosovo, fu la madre a scegliere quel particolare nome dal sapore sacro, infatti Anjezë deriva da Sant’Agnese e significa “pura e casta”, mentre Gonxhe deriva dall’albanese e significa bocciolo.
Già dall’età di 8 anni, dovette affrontare grandi difficoltà, derivanti dalla morte del padre. Al raggiungimento dei 10 anni partecipò attivamente alle diverse attività svolte all’interno della Parrocchia del Sacro Cuore di Skopje, dal coro all’aiuto ai poveri. Proprio durante quel periodo iniziò a conoscere l’India, attraverso le lettere provenienti dai Missionari nel Bengala.
Nel 1928, all’età di 18 anni, la giovane Madre Teresa prese i voti entrando a far parte delle Suore di Loreto, come aspirante, si trattava di un ramo dell’Istituto della B.V. Maria la quale si occupava di attività missionarie in terra indiana. Dopo il primo colloquio di selezione a Parigi, la ragazza venne mandata a Dublino per un periodo di circa 6 settimane, per farle imparare l’inglese e ricevere il velo della postulante.
Nel gennaio dell’anno successivo, Anjezë si recò in India, prima a Calcutta poi nelle zone del distretto di Darjeeling (alle pendici dell’Himalaya) al fine di terminare la preparazione. Rimase in questa zona per ben due anni dove studiava inglese e bengalese, mentre insegnava nella scuola vicina al convento. Nel frattempo si occupò anche di fare l’aiuto-infermiera, che la portò nuovamente a conoscere il mondo dei poveri e dei malati.
Il 24 maggio del 1931, la giovane, ormai 21enne, prese i voti temporanei, facendosi chiamare Maria Teresa, ispirandosi alla Carmelitana Scalza di Lisieux. Subito dopo si recò a Calcutta, dove visse per ben 17 anni all’interno del Collegio Cattolico di Saint Mary’s High School, istituto femminile prevalentemente frequentato dalle figlie dei coloni inglesi.
Il rigido regolamento delle Suore di Loreto non permetteva ad Anjezë di allontanarsi dal convento, ma l’assistenza ai servizi di volontariato svolti da alcune alunna le permise di venire maggiormente a conoscenza degli Slum, le enormi baraccopoli di Calcutta, la sua attenzione si focalizzò specialmente su quello di Motijhil, nei pressi della scuola.
All’età di 27 anni, la giovane tornò nel Darjelling per pronunciare i voti perpetui, assumendo così il nome di Madre Teresa, appellativo che oggi tutti conoscono.
Dopo essere tornata a Calcutta, Madre Teresa divenne assegnataria di varie responsabilità, fino al 1944, quando venne nominata direttrice della scuola. Durante quegli anni però, il mondo intero era devastato dalla guerra e anche l’attività delle suore mutò, dedicandosi quasi ed esclusivamente alla cura e all’accoglienza di orfani e bambini. L’anno successivo, il Convento venne requisito dagli inglesi e trasformato in un ospedale militare.
Una nuova vita
Nell’agosto del 1946, la città di Calcutta fu vittima di scontri sanguinolenti tra varie fazioni, tale triste e tragico fenomeno è noto alla storia come Great Calcutta Killing. La città fu paralizzata per vari giorni e mentre Santa Madre Teresa di Calcutta si recava ad acquistare del cibo rimase sotto shock nello scoprire quale devastazione venne causata.
La vera presa di coscienza però è del 10 settembre, durante una lunga nottata in treno per il Darjeeling, venne nuovamente a contatto con le estreme condizioni di povertà che i cittadini indiani vivevano quotidianamente.
Anjezë decise allora di uscire dal convento di servire i più poveri, non fu un compito semplice, in quanto fu necessario attendere un paio d’anni per avere il consenso dell’Arcivescovo di Calcutta e delle consorelle.
Nel 1948 però, il Vaticano concesse a Madre Teresa di andare a vivere da sola nelle periferie di Calcutta, a patto di mantenere la vita religiosa. La donna accettò, ma decise di abbandonare il Velo Nero delle Suore di Loreto, proprio durante la Festa dell’Assunzione, a venti anni esatti dalla chiamata avuta presso il Santuario della Madonna Nera di Letnice. Durante lo stesso anno, prese anche la cittadinanza della neonata Repubblica Indiana.
Dopo aver lasciato il convento, Madre Teresa andò ad apprendere le nozioni sanitarie dalle Suore di Patna, dove comprese l’elevata importanza di igiene e alimentazione nella vita delle persone.
Tornò a Calcutta verso la fine del 1948, con sole 5 rupie nelle tasche, si recò nello slum di Motijhil ed iniziò ad insegnare e assistere i bambini della zona. In pochissimo tempo numerosi volontari si occuparono di aiutarla nell’insegnamento e nella distribuzione del cibo.
Le Missionarie della carità
Agli inizi degli anni 50, Madre Teresa assieme ad una sua ex alunna, si occupò di fondare la congregazione religiosa delle Missionarie della Carità, il cui principale compito era quello di occuparsi dei più poveri e di tutti coloro che sono sempre stati tra gli ultimi nella società.
Il tipico vestito con cui ricordiamo Madre Teresa è stato scelto proprio da lei, per un duplice motivo, il primo perché riprendeva i colori della casta degli intoccabili (la più povera) ed in secondo piano, ma non per importanza, perché si trattava del capo più economico a disposizione.
Il “culto” attorno alla religiosa crebbe esponenzialmente, a tal punto che nel giro di 3 anni le suore ebbero la possibilità di spostarsi presso una nuova sede, gentilmente messa a disposizione dall’Arcidiocesi di Calcutta.
Numerosi furono gli impegni che la vedevano sempre in prima linea, dalla cura dei malati, all’educazione dei poveri. Tutte queste attività le valsero una grande serie di riconoscimenti sia ufficiali, sia derivanti dal gradimento di stampa e opinione pubblica. Madre Teresa però non ha mai dato molto peso a queste formalità, tanto da donare l’intera somma del Premo Nobel ai poveri di Calcutta, che grazie a questa ingente donazione non hanno patito freddo e fame.
Il processo di Canonizzazione
Dopo due anni dalla sua morte avvenuta il 5 settembre 1997, Papa Giovanni Paolo II fece aprire il processo di beatificazione. Iter conclusosi nel 2003, con proclamazione avvenuta nell’ottobre dello stesso anno.
Il processo di canonizzazione richiese molto più tempo, a causa della necessità di attribuzione di eventi miracolosi ai “potenziali” Santi. Nel dicembre 2015, Papa Bergoglio ha promulgato il decreto riguardante il Miracolo attribuito alla Santa. La canonizzazione ufficiale è avvenuta il 4 settembre 2016.
Entrambi gli iter sono stati promossi anche grazie alle numerose dichiarazioni di intercessioni di Madre Teresa, le due principalmente riconosciute riguardano la guarigione miracolosa di una donna di religione induista, guarita da un tumore all’addome e di Marcilio Haddad Andrino, uomo di nazionalità brasiliana.