Nel giorno dedicato alla Festa della Santa Famiglia, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini ha rilasciato un’intervista in cui parla del Medio Oriente e del suo auspicio che il 2020 sia un anno di dialogo e responsabilità per questa zona tanto oppressa dal dissidio e dalla violenza.
In Palestina, nella più grande parrocchia di Ramallah (la città più grande dei territori palestinesi), dedicata proprio alla Santa Famiglia, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa ha discusso della comunità cristiana della zona, dichiarando di aversi voluto trovare in quel luogo, proprio per celebrare al meglio questa occasione. Il focus è stato centrato sulla figura di San Giuseppe, il cui ruolo di padre è stato messo un po’ in ombra nel corso del tempo. Le famiglie della zona si sono riunite in preghiera e sono state benedette, partecipando a quella che è una semplice e gioiosa occasione di festa.
In primo luogo ci si è stretti in spirito comunitario rivolgendosi a quelle (purtroppo numerose) famiglie che lì, come in tanti altri luoghi, soffrono per la mancanza di stabilità sociale ed economica, trovandosi ad affrontare un contesto sociale tutt’altro che semplice. Questo nell’ottica della continua crescita di Ramallah che continua a ricevere un notevole flusso di immigrati dalle zone interne di campagna.
Il Natale appena trascorso si era dimostrato tranquillo ma festoso, con circa un terzo dei cristiani residenti a Gaza (300 su 900) che si sono mossi per giungere a Betlemme, dimostrando che si tratta di un periodo in cui si cercano sempre di accantonare le difficoltà. Altri pellegrini sono poi giunti nei periodi successivi.
A Gaza, dove l’arcivescono Pizzaballa era stato alcuni giorni nel mese di dicembre, ha potuto vedere con i suoi occhi il triste e ormai consueto spettacolo dello scambio di razzi con Israele. L’arcivescono ha definito la situazione vergognoso, sottolineando come la vita sia molto difficile per chi vive nella zona, tra disoccupazione giovanile al 60% per carenza di lavoro, chiusura ermetica da una lato e la continua pressione. Monsignor Pizzaballa ha quindi pregato perché questa situazione inizi a diventare più diplomatica e tollerabile già dal 2020, per rendere la vita sociale e politica dei residenti un poco migliore. Un augurio rivolto in particolare alla politica ancora molto instabile, se si pensa che lo scorso anno ci sono state ben tre elezioni nel lato israeliano, causate di certo dalla mancanza di una prospettiva o una visione comune, mentre da quello palestinese si parla di le ultime elezioni oltre dieci anni fa, segno invece di una stagnazione.
L’arcivescovo Pizzaballa ha concluso la sua intervista con queste parole: “mi auguro veramente che il 2020 sia l’anno della responsabilità nella vita politica e sociale ma anche nella vita ecclesiale e religiosa, perché non dobbiamo tirarci fuori. Nel nuovo anno non pretendiamo che arrivi improvvisamente la pace, ma che almeno si possano riprendere i fili del discorso che poi potranno portare ad un rapporto più sereno tra le parti.”
Una speranza di certo condivisa da tutta la comunità cristiana e da ogni uomo di buon cuore.