Nella ricostruzione del mondo, nessuno sia lasciato indietro

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Un forte messaggio di speranza e solidarietà quello portato da Papa Francesco, durante la Messa tenuta nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, per la Domenica della Divina Misericordia: “ricostruiamo del mondo senza lasciare nessuno indietro”.

Un avvertimento a non farsi cogliere dal pericoloso virus “dell’egoismo indifferente“, che il santo padre non evita a definire ancora più insidioso di quello del Covid. Perché mentre si inizia a pensare e ad agire per uscire e riprendersi dalla pandemia che ancora affligge il mondo, si deve vedere in questo momento “un’opportunità per preparare il domani di tutti”.

Siamo tutti fragili e preziosi allo sguardo di Dio, la cui misericordia è quella mano sempre tesa per aiutare a rialzarci dopo ogni caduta. “Il Signore attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia”. Di certo la difficile situazione che stiamo vivendo ci può far sentire fragili e senza speranza, eppure Dio è lì, come un padre amorevole pronto a farci rialzare. E da Lui viene l’esempio di un padre misericordioso che “non abbandona chi rimane indietro”.

Su questo si sono concentrate le riflessioni di Papa Francesco, che ha detto come “Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!“.

Eppure oggi sembra che sia normale vedere l’umanità divisa in chi riesce ad andare avanti, mentre la maggior parte resta indietro, spesso senza aiuti di sorta. E questo il “virus” che il cristiano deve combattere, perché la risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia”. E dalla divina misericordia dobbiamo essere ispirati, ed agire per puro moto di compassione, nobile virtù, che troppo spesso viene tacciata come pietismo o assistenzialismo. Ma è nella compassione che viene dal cuore che si distingue il buon cristiano.

Autore: Redazione