Il Venerdì Santo a Chieti non è una semplice data sul calendario liturgico: è un respiro collettivo, un cammino dell’anima che ogni anno si rinnova e coinvolge un’intera città. Il prossimo 18 aprile 2025, le strade del centro storico si trasformeranno ancora una volta in un palcoscenico di fede e commozione, con la storica Processione del Venerdì Santo, una delle più antiche e sentite d’Italia. Un evento che non è solo rito, ma patrimonio vivo, capace di unire generazioni, famiglie, volti noti e sconosciuti, in un silenzio carico di significato.
Non si tratta solo di un appuntamento religioso, ma di un’esperienza che tocca il cuore. Le fiaccole, le musiche struggenti del Miserere, le statue portate a spalla, i volti tesi e raccolti dei partecipanti: tutto parla di un dolore che non è solo quello del Cristo, ma quello dell’umanità intera, che in quel corteo si riconosce fragile e bisognosa di redenzione. È come se Chieti, per una sera, si inchinasse alla sofferenza con dignità e bellezza, trasformando ogni via in una via crucis viva e palpitante.
Quest’anno, l’Amministrazione comunale ha deciso di affiancare al fervore spirituale una rinnovata attenzione all’ordine e alla sicurezza. Un’ordinanza comunale, infatti, stabilisce alcune importanti misure: divieto di vendita e somministrazione di bevande in contenitori di vetro o lattina lungo il percorso della processione, a partire dalle 16.00 fino alla mezzanotte. Una scelta di buon senso che mira a tutelare non solo l’incolumità dei partecipanti, ma anche il decoro e la solennità dell’evento. Perché, in fondo, certi momenti meritano rispetto pieno, senza distrazioni, senza rumori fuori luogo.
Non solo: anche le attività commerciali lungo il tragitto dovranno sospendere temporaneamente le loro attività, rimuovendo gazebo, tavoli, sedie e strutture esterne. Una decisione che restituisce alla città la sua veste sacra, quella di uno spazio “altro”, dove tutto si ferma, dove si cammina lentamente, con passo raccolto, al ritmo delle marce funebri e dei battiti del cuore. Un modo per dire che quel giorno non si consuma, non si corre, non si vende: si contempla.
E per mantenere intatta l’atmosfera di raccoglimento, anche i venditori ambulanti saranno temporaneamente esclusi dal centro storico e dal percorso della manifestazione. Niente bancarelle, niente distrazioni: solo silenzio, preghiera e memoria. “È un’ordinanza necessaria”, ha spiegato l’assessore al Commercio Manuel Pantalone, e in effetti, in un mondo dove tutto diventa spettacolo, preservare l’autenticità di un evento come questo è già un atto di coraggio e responsabilità.
Dietro la bellezza della processione c’è poi il lavoro silenzioso di tanti. Le confraternite, le associazioni, i volontari che ogni anno si mobilitano per preparare ogni dettaglio: dai costumi alle luci, dai canti alla logistica. È un popolo che lavora nell’ombra, che dona tempo, energia, passione, perché sa che ciò che si celebra ha un valore che va oltre ogni riconoscimento terreno. È la Chieti che crede, che si affida, che cammina insieme.
E quando il corteo partirà, e il cielo comincerà a scurirsi, e i canti antichi torneranno a risuonare tra i vicoli, anche chi guarda da lontano sentirà un fremito. Perché la Processione del Venerdì Santo non è solo per chi crede. È per chi cerca, per chi spera, per chi ha bisogno di un momento di silenzio in un mondo assordante. È per chi sa che, almeno una volta all’anno, c’è qualcosa che ci unisce tutti: la consapevolezza che il dolore può essere redento, che la morte non ha l’ultima parola, che la luce – prima o poi – ritorna.
A Chieti, tutto questo prende forma ogni Venerdì Santo. E il 18 aprile 2025 non sarà diverso. Sarà, come sempre, un momento da vivere a cuore aperto.