Molti conosceranno il Palio della Madonna di Provenzano anche con la più famosa nomea di “Palio di Siena”. Questa competizione fra le contrade cittadine ricorda nella forma una giostra equestre derivante direttamente dal Medioevo.
La corsa, comunemente chiamata “carriera” si svolge due volte l’anno:
- 2 Luglio: Palio in onore della Madonna di Provenzano;
- 16 Agosto: Palio in onore della Madonna Assunta.
La Madonna di Provenzano
La Santissima Vergine di Provenzano, anche venerata con il titolo di “Advocata Nostra” consta in un busto in cotto raffigurante la Vergine, Regina e Patrona della città toscana. L’immagine che vediamo attualmente è rivestita di una lamina argentea e da svariate pietre preziose, tali decorazioni risalgono al 19esimo secolo. L’immagine sacra è conservata presso la Chiesa Santa Maria in Provenzano.
La leggenda narra che la statua in terracotta era posta sulle mura esterne di una delle case del rione di Provenzano, assieme ad’una immagine raffigurante la pietà, quest’ultima posta da Santa Caterina.
Durante l’occupazione iberica da parte delle truppe imperiali di Carlo V d’Asburgo nel 1555, un’archibugiere dell’esercito spagnolo, probabilmente come atto provocatorio, tentò di sparare all’immagine sacra, ma secondo i racconti popolari, l’arma implose e uccise il soldato. Tale esplosione colpì anche la statua, nonostante ciò il busto della Vergine rimase per larga parte intatto.
Da quel momento la figura religiosa assunse anche un carattere “politico” in quanto rappresentava gli abusi degli spagnoli in terra senese. In più, tale atto dispregiativo da parte del soldato, fece crescere a dismisura la venerazione nei confronti dell’immagine “ferita” e portò nei cuori degli abitanti del quartiere un profondo senso di riscatto.
Verso la fine del 16esimo secolo, precisamente nel 1594, la Santa Sede verificò una serie di eventi miracolosi avvenuti per intercessione della Santissima Vergine e chiese di accelerare la costruzione di un Santuario dedicato.
L’edificio costruito, sotto il pontificato di Papa urbano VIII divenne in brevissimo tempo, un centro importante di devozione mariana per senesi e non. Durante il corso dei secoli numerose sono state le testimonianze di devozioni dei fedeli, ciò è dimostrato dalla elevata presenza di ex-voto, tra le quali importanti opere d’arte.
Ogni 2 luglio, il quale corrisponderebbe alla Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria secondo la forma straordinaria, le contrade di Siena si ritrovano per correre il Palio e rendere omaggio alla Santissima Vergine portando in corteo l’ambito Drappellone, chiamato dai senesi “cencio”.
Difatti, il premio torna al cospetto della Vergine dopo la corsa, assieme ai membri della contrada vincitrice, i quali la ringraziano cantando il Maria mater gratiae.
Le origini del Palio
Sin dagli inizi del 13esimo secolo si parla di corse con cavalli in terra senese, alcuni documenti precedenti il 12esimo secolo, parlano del “Palio di San Bonifazio”, il Santo titolare della Cattedrale in Castelvecchio.
Uno dei documenti antichi giunti a noi nel migliore stato risale al 1238 e parla di giustizia. Difatti, all’interno del documento si dice che un tale Ristoro di Bruno Ciguarde fosse obbligato a pagare 40 soldi di multa per non aver ritirato il “porco”, ricompensa per chi tagliava per ultimo la linea di traguardo. Ancora non è chiaro però se il premio constasse in un vero maialino o un triste e beffardo copricapo simile ad una testa di maiale.
Dopo la crescita culturale ed economica della città di Siena, il palio divenne un evento di natura ludica per la fine delle celebrazioni delle feste annuali in onore della Santissima Maria Vergine Assunta Patrona di Siena e del relativo Stato.
Agli inizi tale attività sportiva era riservata ai nobili o ai loro pari, lo stesso premio era “nobile” in quanto si trattava di una ricca stoffa cucita con filamenti d’oro e d’argento.
Durante il periodo rinascimentale, i nobiluomini delegarono i fantini della corsa, trasformandolo in un vero e proprio intrattenimento, tanto da attirare prelati e patrizi da tutta Europa.
Nel ‘600 si decise di trasferire il tutto in Piazza del Campo e trasformare il Palio in una festa popolare. Alcuni dipinti dell’epoca mostrano il Palio alla tonda in Piazza mentre i fantini che cavalcano a peno se le danno di santa ragione.
Durante lo stesso secolo, i fantini assunsero un ruolo di elevata importanza, divenendo essi stessi mercenari, i quali oltre ad ottenere un compenso fisso avevano la possibilità di questuare. Tale “tradizione” è stata interrotta in tempi molto recenti (1965 ndr) da Andrea Degortes, noto al grande pubblico con l’appellativo di Aceto.
Numerose regole vennero introdotte dall’obbligo di correre “alla bisdossa” (a pelo) all’assegnazione del sorteggio dei cavalli. Senza dimenticare che il fantino vincitore e la cavalcatura dovessero recarsi alla Collegiata di Santa maria in Provenzano, cantando il Te Deum come segno di riconoscenza.
Il regolamento definitivo, compresa l’esistenza dei due Pali venne stabilito nel Settecento durante il Collegio di Balia, le cui regole sono rispettate ancora oggi.
Le Contrade
Quando si parla del Palio della Madonna di Provenzano o di quello dell’Assunta, non si può non citare le Contrade, elemento folkloristico particolarmente sentito dalla cittadinanza.
Le 17 Contrade attuali vengono direttamente dalla prima metà del 18esimo secolo. Infatti dopo la terribile peste nera che colpì la città nel Trecento, si arrivavano a contare ben 42 Contrade.
Attualmente il Palio ospita le seguenti (in ordine alfabetico):
- Aquila;
- Bruco;
- Chiocchiola;
- Civetta;
- Drago;
- Giraffa;
- Istrice;
- Leocorno;
- Lupa;
- Nicchio;
- Oca;
- Onda;
- Pantera;
- Selva;
- Tartuca;
- Torre;
- Valdimontone.
Non tutte le Contrade però partecipano gli eventi, infatti solo 10 di esse saranno protagoniste dei due eventi.
Come vengono scelte? Ogni anno le 7 non partecipanti all’edizione precedente acquisiscono di diritto un posto, le tre restanti vengono scelte l’ultima domenica di Maggio (per il Palio della Madonna di Provenzano) mediante sorteggio.
A questo palio parteciperanno le seguenti Contrade:
- Onda;
- Selva;
- Bruco;
- Torre;
- Civetta;
- Aquila;
- Pantera;
- Giraffa;
- Chiocciola;
- Drago
Il Cencio
Il Palio termina con l’assegnazione del Drappellone o Palio, chiamato “cencio” dai senesi. Tale premio consiste in un dipinto originale su seta.
Una volta vinto, il Drappellone resta alla contrada, solo il piatto viene restituito al Comune prima delle due corse dell’anno successivo. Questi ultimi, vengono rinnovati ogni 10 anni.
I Palii nel corso dei secoli hanno mostrato la storia della cittadina toscana, infatti le pregiate “bandiere” hanno recato i simboli dei diversi governi succeduti, dal Granducato di Lorena a quello della Repubblica Italiana, passando per il Granducato di Toscana, il Regno d’Italia e la dittatura fascista.
Un’artista per ottenere questo onore deve fare domanda e confermare di rispettare l’iconografia sacra. Il ruolo è affidato dal Sindaco tramite concorso o in casi di urgenza anche ad un artista di fiducia.
Per l’anno 2019 sono stati scelti Massimo Stecchi, artista senese (per il Palio della Madonna di Provenzano) e il fumettista trentino Milo Manara per il Palio dell’Assunta.
Nonostante la prevalenza “italica” degli artisti, nel corso degli ultimi anni sono giunti a noi anche Palii stranieri, il più famoso è del pittore, scultore e disegnatore colombiano Fernando Botero, famoso per il suo particolare stile artistico.