Si avvicina la Giornata dell’Europa, celebrata il 9 maggio, come ormai da 35, e di certo quest’anno sarà un momento piuttosto particolare, dato il momento di crisi mondiale. In quei giorni, alcuni alcuni Paesi dell’Unione si affacceranno al tanto desiderato tentativo di tornare ad una “normalità”, dopo il periodo di quarantena, mentre altri saranno ancora in pieno effetto delle misure restrittive. Papa Francesco ha voluto dedicare un pensiero proprio all’Europa, soffermandosi a riflette come questo momento di estrema difficoltà (che fa sentire molti ancora più slegati dall’Unione) come un momento per tornare al “sogno dei Padri Fondatori” che si basava concretamente sulla solidarietà.
Il 9 maggio è stato scelto come giornata, per ricordare il 9 maggio 1950, in cui veniva proposta la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’acciaio (CECA), da Robert Shuman, primo ministro degli Esteri francese. Un primo passo che avrebbe poi portato alla nascita dell’Unione Europea, circa quarant’anni dopo. Già allora, dopo la sanguinosa guerra che aveva coinvolto tutto il mondo, Shuman parlava di salvaguardare la pace “con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Per l’impatto che ebbe quel particolare momento storico, nel 1985 viene scelto proprio il 9 maggio, come punto di riferimento per istituire la Festa dell’Europa.
Nel messaggio Urbi et Orbi, Papa Francesco ha ricordato a tutti i fedeli che “Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato”. Pace e solidarietà, quindi, in un connubio forzato ed indissolubile, non ci può essere l’una senza l’altra. Il santo padre ha parlato di solidarietà (o fratellanza umana, come da sua definizione) come un vero e proprio “vaccino contro l’antico virus delle divisioni e dell’egoismo”, che purtroppo si riaffaccia ancora più violento nei momenti di difficoltà.
Già negli anni precedenti, durante vertici istituzionali e conferenze stampa, Papa Francesco aveva ricordato con insistenza ai capi politici dei Paesi l’importanza della memoria per affrontare il presente e per progettare il futuro, un messaggio ancora più attuale oggi, che quel futuro appare tanto incerto. Ed è questo che si augurano i fedeli cristiani nel pensare la futuro, che il sogno chiamato solidarietà riesca a trovare un modo per piantare i suoi semi, a discapito di chi vorrebbe odio e divisione, perché, come sottolineato da Papa Francesco “la solidarietà è il più efficace antidoto ai moderni populismi”. E la solidarietà si deve basare su “fatti e gesti concreti” e non certo rimanere “un buon proposito”. Così l’Europa ritroverà un nuovo spirito di fratellanza, con cui superare anche questo difficile momento.