Pellegrinaggio di San Carlo Borromeo alla Sindone

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Oggi 4 novembre, giorno in cui viene ricordato San Carlo Borromeo (nato ad Arona il 2 ottobre 1538 e morto a Milano il 3 novembre 1584), vogliamo rammentare un aspetto della vita del santo, che ne illustra l’aspetto pio e devoto. Oltre ad aver raggiunto le cariche di arcivescovo e cardinale, San Carlo Borromeo era un fervente adoratore della Sindone. Proprio allo scopo di poter pregare in presenza della sacra reliquia, compì un particolare pellegrinaggio.

Da sempre, la devozione di San Carlo Borromeo per la sacra Sindone era elevato e puro, e andò perfino acuendosi durante il terribile periodo della peste a Milano (città di cui è patrono assieme a Sant’Ambrogio). Al termine della pestilenza, al fine di sciogliere un voto per la grazia ricevuta, decise quindi di recarsi in pellegrinaggio per pregare al cospetto del sacro lino, in cui fu avvolto il corpo di Gesù, una volta che fu deposto dalla Croce.

Nella domenica del 6 ottobre 1578, celebrò la messa al Duomo, poi s’incamminò con altri quattordici pellegrini tra laici e prelati, alla volta di Torino. Fino a poco prima, la Sindone si trovava al castello di Chambery, ma, al fine di rendere più agevole il pellegrinaggio dell’allora Arcivescovo di Milano, Emanuele Filiberto di Savoia la fece trasferire a Torino. Si decise poi di lasciarla in custodia in quella città, e ancora oggi si trova presso il Duomo del capoluogo piemontese.

Inutile dire, che la voce del pellegrinaggio dell’Arcivescovo Borromeo si diffuse in fretta. Una folla di persone finì per attendere i viandanti ed accompagnarli nei paesi attraversati lungo l’itinerario. Per quattro giorni camminarono, osservando il digiuno e non arrestandosi nemmeno a causa della pioggia e del fango. Quando si trovarono davanti le porte di Torino, ad attenderli c’era il popolo esultante, lo stesso duca di Savoia e l’arcivescovo della città Gerolamo della Rovere.

Del suo pellegrinaggio questo si racconta: “A piedi, senza paura di sporcarseli, lungo le vie della città dilaniata dalla peste, abbracciando la croce con il santo Chiodo del martirio sul Golgota. A piedi, con umiltà, osservando il digiuno, senza timore di stancarsi, per contemplare il volto del Crocifisso impresso su quell’antico sudario.”

Senza accettare le offerte di riposo, San Carlo Borromeo si recò subito a pregare in cattedrale al cospetto della Sindone tanto amata. Il giorno seguente si tennero le solenni celebrazioni e fu chiesto a San Carlo di presiedere la Messa. Dopo aver svolto esercizio, il santo devoto si ritirò in contemplazione della sindone, posta sul tavolo nel coro del Duomo. Nel pomeriggio, in piazza Castello, si tenne l’ostensione pubblica. Durante questa, San Carlo e i vescovi presenti mostrarono la reliquia al popolo, che accorse numeroso all’evento straordinario.

Il duca di Savoia regalò all’arcivescovo Borromeo una copia pittorica della Sindone, che il santo riportò con sé a Milano, dopo una settimana di permanenza a Torino. Ancora oggi tale copia è conservata nella chiesa parrocchiale di Inzago, nel decanato di Melzo, come prezioso documento, attestazione dello storico pellegrinaggio.

Nel corso della sua vita, San Carlo Borromeo tornò altre tre volte a Torino, per venerare la Sindone.

Autore: Redazione