La diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo ci ha inviato questo articolo inerente alla pubblicazione del libro “Pastorale digitale 2.0“.
In tutte le librerie ed i principali canali di distribuzione online (Amazon, ebay, mondadoristore, ibs,…) il nuovo libro ‘Pastorale digitale 2.0’ di Riccardo Petricca.
Un testo, di particolare pregio ecclesiastico e pastorale, gode della presentazione della Prof.ssa Adriana Letta (ex direttrice dell’Ufficio di Comunicazioni Sociali di Montecassino e del giornale Presenza Xna) e della Postfazione del Vescovo della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo S.E.R. Mons. Gerardo Antonazzo.
“Pastorale digitale 2.0” è un libro che, con grande intensità, comunica quel messaggio profondo che concilia la religione e la spiritualità con il modo di essere del mondo contemporaneo.
Riccardo Petricca, laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni e specializzato in economia dell’innovazione, è l’autore di questo testo, importante ed attualissimo.
Petricca, sotto la guida del vescovo ed insieme con Don Tomas Jerez ed Enrico Mancini, è il fondatore del progetto della “Pastorale Digitale”.
Come riportato anche nella recensione del 19 gennaio di Avvenire: “la Pastorale digitale «non una nuova forma di pastorale, ma, con un termine mutuato da Internet, una Pastorale 2.0, che migliora e rinnova le interfacce rendendole più semplici ed adeguate ai tempi, ma le cui funzionalità di base sono quelle di sempre ». Il progetto ha trovato entusiastica risposta in tanti volontari che da tutta la diocesi rilanciano esperienze, storie e iniziative usando cellulari, smartphone e tablet. Dopo il restyling del sito diocesano è nato il portale www.pastoraledigitale.org (dove si può acquistare il libro, con il ricavato destinato a un progetto in Burundi), che si rivolge ai giovani perché, rimarca Petricca, «siamo convinti che l’uso di Internet e dei nuovi linguaggi sia essenziale per l’incontro tra giovani e Chiesa». Attivissima su Facebook, Twitter, Instagram, dotata di un canale YouTube e una WebTv, la Pastorale digitale mostra quella che il vescovo Gerardo Antonazzo definisce «la vivacità poliedrica di una Chiesa che si riconosce nelle storie di vita di persone e di comunità che condividono la fede in Gesù Cristo, incarnata nel tessuto culturale e sociale del nostro territorio».”
Di seguito riportiamo in anteprima la Postfazione del libro di Mons. Gerardo Antonazzo.
Quando un testo si lascia leggere tutto d’un fiato è perché ti coinvolge, ti incalza e ti provoca a sfogliare di continuo pagine da divorare. Significa che le parole sono quasi trasfigurate dalla passione del cuore, superano le attese e le previsioni dello stesso lettore, dilatano i confini delle sue esplorazioni. La lettura, ininterrotta, si lascia sublimare in una forma di “compagnia” gradevole e confidenziale che facilmente si stabilisce con l’autore del testo. Parlo di Riccardo Petricca, che ringrazio con particolare debito di riconoscenza.
Il titolo dello scritto potrebbe far pensare ad una ripetuta e stucchevole presentazione delle tante piattaforme comunicative, i cosiddetti “social network”. Nulla di tutto ciò. Il contenuto non tratta neppure di un’indagine sul tema della comunicazione, con i suoi relativi processi pervasivi e dinamiche non di rado dirompenti. Tutt’altro.
L’ignaro lettore si imbatte sin dai primi racconti in una storia di vita, quella dell’autore, tramite alcuni significativi quadri e scorci rappresentativi di luoghi, persone ed esperienze vissute in prima persona. L’autore sa coniugare abilmente, con un pizzico di saggia scaltrezza, l’autobiografia quale facile “esca” per attirare il lettore nella rete della comunicazione empatica. Riccardo parte dal “raccontarsi”, ripercorrendo tratti salienti delle sue esperienze di vita: da quelle più “profane” a quelle propriamente “spirituali”, tutte significative ed espressive di un processo di crescita continuo e progressivo, imprevedibile per lui stesso, ma non per questo casuale. Ci aiuta così a scoprire una forma di comunicazione quasi confidenziale, sentita e partecipata. Non solo: Riccardo ci aiuta a superare il livello banale di una narrazione fatta di informazione in cui si parla di altro o di altri, per farla diventare una forma di “consegna” di sé al lettore. Il primo beneficiario del racconto autobiografico è proprio colui che lo compone. In un colloquio personale, poco tempo fa Riccardo mi confidava: “Il racconto del mio vissuto ha aiutato proprio me a crescere e a rileggere la mia vita… dopo tanti anni scrivendo e rileggendo la mia storia mi accorgo che ogni esperienza fatta, compresa quella terribile del dolore e della sofferenza, era per me propedeutica ed aveva un fine ultimo… quand’anche ogni cosa sembrava ingiusta e senza senso, nulla, assolutamente nulla, accadeva a caso”.
L’arte di educare, al di là del suo significato tradizionale di attività rivolta al “trarre fuori” e al “nutrire” una crescita e orientarla, si definisce oggi piuttosto come l’arte di formarsi a partire dalla propria storia, è partecipare attivamente ad un processo di autoformazione di cui è protagonista lo stesso soggetto in crescita nella direzione di una conquista piena di umanità. Fare autobiografia è formarsi; anzi, è formarsi due volte. È rileggere la propria formazione e mettere in moto un ulteriore processo di crescita. L’obiettivo di questo processo è dare forma alla soggettività del singolo, favorirne lo sviluppo personale, secondo un modello proprio e flessibile al tempo stesso. Poiché non si è mai completamente formati, ma ci si forma “per tutta la vita”.
L’intuizione molto originale che si sprigiona progressivamente in questo scritto è la traslazione del lettore da alcuni quadri autobiografici alla descrizione della “pastorale digitale”, rivisitata secondo il metodo e i processi formativi dell’autobiografia. Pertanto, alla domanda: “Cos’è la pastorale digitale?”, la risposta che da queste pagine apprendiamo potrebbe essere espressa così: la pastorale digitale della diocesi è l’autobiografia di una Chiesa particolare! La pastorale digitale delinea il volto di una Chiesa che si racconta, e perciò si forma due volte: perché comunicando rilegge il suo cammino formativo, e allo stesso tempo provoca un ulteriore processo educativo, proponendosi ulteriori traguardi. La vocazione della “pastorale digitale”: favorire una forma di autobiografia di una Chiesa particolare, quella di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, che si racconta e si lascia educare dalla sua storia raccontata, riflettuta e condivisa. Resta allora valido l’assioma che abbiamo assunto sin dall’inizio di questa stupenda avventura digitale: la pastorale digitale deve “integrare” e non “aggregare”, deve saper “mettere in comunione”, e non solo “in rete”. Come Chiesa non immettiamo informazioni in rete per dare semplice “notizia” delle attività della diocesi. Desideriamo, piuttosto tenacemente, “mettere in comunione” la vivacità poliedrica di una Chiesa che si riconosce nelle storie di vita di tutti i volti e i nomi di persone e di comunità che condividono la fede in Gesù Cristo, incarnata nel tessuto culturale e sociale del nostro territorio. Il cammino di ciascuno diventa la crescita di tutti! La Chiesa è comunione perché vive la storia di una grande famiglia. Con la pastorale digitale vogliamo che questa fraternità sia concretamente costruita e vissuta attraverso il “racconto”, diventi sinfonia di anime che si incontrano, volti che si incrociano nel segno della fraternità spirituale, membra attive che si abbracciano per la composizione di un corpo ben articolato, pietre vive cementate dall’amore per un grande e stupendo edificio spirituale.
Gerardo Antonazzo
Vescovo di Sora Cassino Aquino Pontecorvo