Raffaello – Affreschi della Cappella sistina, prima parte

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Cinquecento anni fa (6 aprile 1520) moriva Raffaello Sanzio, uno dei più grandiosi artisti di tutti i tempi. Come molti altri artisti del suo tempo, godette del patrocinio della Chiesa, in cambio di una produzione di opere sacre, ammirata ancora oggi da tutto il mondo. Uno stile segnato dalla costante ricerca, che si può ammirare in molte opere del pittore di Urbino, tra cui negli affreschi nelle Stanze Vaticane.

Nato nel 1483, figlio del pittore Giovanni Santi, si ritrovò incoraggiato dallo stesso padre alla carriera artistica e a prendere come modello i grandi maestri del passato, come Piero della Francesca. Entrò prima nella scuola del Perugino, poi dai 21 ai 25 anni si trasferì a Firenze, culla del Rinascimento, per prendere lezioni dai maestri fiorentini. Verso la fine del 1508, giunge infine a Roma, perché papa Giulio II gli ha commissionato di affrescare le Stanze Vaticane.

Per tre anni, dal 1508 al 1511 dipinse la stanza della Segnatura. Il dominante motivo iconografico della Segnatura è l’esaltazione di quanto c’è di vero, di bene e di bello. Il vero è mostrato nella sua duplice natura di verità naturale, razionale, come nella filosofia della Scuola di Atene, e nel suo aspetto teologico di verità rivelata, nella Disputa del Sacramento.
Il bene è rappresentato con le Virtù cardinali e teologali, e con la legge, raffigurata da Triboriano consegna le pandette a Giustiniano.
La rappresentazione del bello è lasciata alla poesia, con il Parnaso.

Le personificazioni dei principi di vero, bene e bello compaiono sulla volta, quasi a volerle sollevate in una “sfera delle idee”. Se la composizione presenta un’estrema semplicità, per far subito capire all’osservatore il messaggio e il valore simbolico delle raffigurazioni, si fa ben più complessa la composizione dello spazio, con le imponenti architetture reali della Scuola di Atene e quelle umane della Disputa del Sacramento.

Divenuto in fretta celebre in tutta Roma, Raffaello fu tenuto in grande considerazione dai Pontefici, e dall’alta società romana. Nel creare le opere di affresco avrebbe dovuto affiancarsi ad altri artisti, ma gli venne poi affidato in esclusiva, una volta dimostrate le sue eccelse capacità. Al punto, che alcune opere di predecessori furono distrutte per lasciare a lui tutta “la tela”, e permettergli un’opera unica di cui fosse l’unico esecutore. Raffaello continuò a lavorare alle Stanze Vaticane (ora parte dei Musei Vaticani) fino alla sua morte, nel 1520. Ma i lavori sui suoi disegni continuarono fino al 1524, grazie all’opera dei suoi seguaci.

Dal suo genio scaturirono anche la Stanza Eliodoro, la Stanza dell’incendio di Borgo e la Sala di Costantino. Ancora oggi, Raffaello Sanzio è giustamente considerato un gigante della cultura cattolica, che in modo eccelso ha rappresentato i principi eterni alla base dell’arte sacra.

Stanza di Eliodoro

Nell’estate del 1511, mentre si stava completando la stanza della Segnatura, Raffaellò iniziò a progettare i disegni per decorare la successiva stanza, che sarebbe stata destinata ad essere la sala delle Udienze. Quella sarebbe diventata la Stanza di Eliodoro.

Vivendo un particolare momento di delicatezza politica, con il papa di ritorno a Roma dopo aver perso Bologna a causa della lotta militare contro i francesi, mentre altri eserciti stranieri iniziavano a far sentire la propria presenza nella penisola, si decise di sottolineare con le decorazioni in programma la protezione di Dio sulla Chiesa. Interventi miracolosi contro nemici interni ed esterni, in particolari episodi storici, con la forte presenza del culto eucaristico, tenuto in alta considerazione dal papa.

Il lavoro per la decorazione della Stanza di Eliodoro richiese tre anni, dal 1511 al 1514. Al termine dell’opera, quattro furono gli affreschi che abbellirono la volta, raffigurando altrettani episodi biblici: la Cacciata di Eliodoro dal tempio (attuata tra il 1511-1512); la Messa di Bolsena (1512); la Liberazione di san Pietro (dal 1513-1514); l’Incontro di Leone Magno con Attila (1514).

La Stanza di Eliodoro presenta alcune differenze e novità stilistiche, rispetto alla precedente, nate dal confronto che Raffaello ebbe con Michelangelo e i coloristi veneti. Troviamo quindi scene maggiormenteconcitate, con colori più densi e ombre di maggior profondità. La simmetria si fa invece più libera e briosa, diventando del tutto asimmetrica nell’Incontro di Leone Magno con Attila. In tale scena viene posta in forte contrapposizione il pacato avanzare del papa, certo dell’infallibile protezione divina, con quello furioso e instabile degli Unni.

Autore: Redazione